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Inchiesta urbanistica Milano: Tancredi e Catella rispondono al gip, Marinoni no. Il suo legale: “Dai pm giudizi morali, vogliono processare la città”

"Ho sempre agito nell’interesse del Comune", ha dichiarato l'ex assessore sposando la linea del sindaco Sala. L'ex presidente della Commissione paesaggio ha scelto, invece, di avvalersi della facoltà di non rispondere
Inchiesta urbanistica Milano: Tancredi e Catella rispondono al gip, Marinoni no. Il suo legale: “Dai pm giudizi morali, vogliono processare la città”
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È il giorno degli interrogatori preventivi di alcuni degli indagati nell’inchiesta sull’urbanistica a Milano: in totale sono 74, tra loro anche il sindaco di Milano Beppe Sala. Al Palazzo di giustizia vengono sentiti i 6 per i quali la Procura ha chiesto l’arresto. Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio davanti al giudice per indagini preliminari Mattia Fiorentini. Scelta opposta, invece, per l’ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, che ha risposto per circa un’ora e mezza a tutte le domande: “Ho sempre agito nell’interesse del Comune”: è stata la sua linea difensiva, secondo quanto si è appreso. È durato due ore, invece, l’interrogatorio del costruttore Manfredi Catella, fondatore e ad di Coima: “Ho risposto a tutte le domande e il giudice mi ha dato l’opportunità di spiegare, ho risposto come volevo, tutto quello che potevo dire l’ho detto”, ha detto ai cronisti lasciando il Palazzo di Giustizia. Lo stesso Catella ha reso noto oggi di avere rinunciato a tutte le attività esecutive all’interno di Coima, il colosso immobiliare da lui fondato. Ha risposto alle domande del gip anche l’architetto Federico Pella: l’interrogatorio del fondatore della società d’ingegneria J+S (si è dimesso ieri da ogni incarico societario) è durato circa un’ora e l’ex manager ha presentato, attraverso il suo legale, una memoria difensiva.

Le decisioni del gip “in un tempo congruo” – Sulle esigenze cautelari deciderà il giudice Fiorentini: ma servirà ancora del tempo. Il presidente del Tribunale, Fabio Roia, ha tenuto a sottolineare, con una nota, che sulla base del “materiale probatorio raccolto dalla Procura della Repubblica di Milano nel corso delle indagini” e “il materiale difensivo introdotto dalle difese degli indagati, con memorie o dichiarazioni degli stessi indagati” il giudice “provvederà a definire con ordinanza il giudizio cautelare” accogliendo o rigettando le richieste di arresto della Procura. Il tutto “in un tempo congruo rispetto alla complessità del procedimento e alle valutazioni giuridiche ad esso sottese”, viene fatto presente nella nota nella quale si sottolinea anche che non vi è “un termine fissato dalla legge”.

L’ex assessore Tancredi risponde al gip – L’ex assessore Tancredi ha affermato di non aver mai voluto favorire intenzionalmente il presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e di non avere inoltre mai lavorato “per i propri interessi”, di non aver mai preso “utilità”. Nel corso dell’interrogatorio, a quanto si è saputo, l’ex assessore non ha scaricato alcuna responsabilità sul sindaco Sala, di cui avrebbe invece difeso l’operato. “Si è difeso e ha risposto” ha spiegato la procuratrice aggiunta di Milano Tiziana Siciliano al termine dell’interrogatorio. “Ha presentato anche una memoria – ha continuato – e ci ha detto che ha chiesto una sospensione anche dall’incarico dirigenziale” dal Comune. Da parte sua, invece, Tiziana Siciliano ha rinnovato la richiesta di arresti domiciliari per l’ex assessore, tra i protagonisti dell’indagine sull’urbanistica che vede tra le accuse anche quella di un presunto patto corruttivo. “Non ho niente da dire. Ho parlato con i giudici e bisogna avere rispetto per loro” ha detto Tancredi, rispondendo ai cronisti al termine dell’interrogatorio. Tancredi è uscito dal tribunale da via Manara, evitando di rilasciare ulteriori dichiarazioni.

I legali di Marinoni: “Non c’è alcun episodio corruttivo” – “Non c’è alcun episodio corruttivo, né nessun sistema per come è delineato dalla Procura”, ha spiegato Eugenio Bono, legale di Giuseppe Marinoni, dopo l’interrogatorio durato pochi minuti, il tempo per l’ex dirigente comunale di scegliere di non rispondere e di depositare una memoria difensiva, solo sulla “mancanza delle esigenze cautelari”. Ossia per spiegare al gip Mattia Fiorentini che non ci sono ragioni per applicare all’indagato una misura cautelare, men che meno il carcere. “Ci siamo limitati all’aspetto delle esigenze cautelari ed eserciteremo la nostra difesa nel dibattimento”, ha spiegato l’avvocato Bono, aggiungendo comunque che “non c’è alcun sistema corruttivo”. Marinoni deve rispondere di falso, conflitto di interesse e alcuni episodi di corruzione.

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La memoria difensiva: “Dai pm giudizi morali, vogliono processare la città” – Nella memoria presentata dalla difesa, è stato chiesto il rigetto dell’istanza dei pm. Il motivo? “L‘insistenza” della Procura “nell’enfatizzare il giudizio morale sugli indagati e nel descrivere i comportamenti degli stessi con espressioni fortemente connotate, come l’affermazione che essi sarebbero guidati da una ‘crescente avidità‘” o ancora “nel sostenere che tali comportamenti ‘si commentano da soli'”, lascia “trasparire un evidente tentativo di attribuire una rilevanza cautelare alla sola gravità dei fatti ipotizzati”. Per i pm, scrive il legale, “la sola narrazione” basta “a dimostrare l’esistenza di esigenze cautelari“. Tanto che per “oltre 400 pagine” viene descritto solo “il presunto sistema illecito”. È “evidente”, per la difesa Marinoni, “che il Pubblico Ministero sovrappone il ruolo della pena definitiva con quello dell’esigenza cautelare, che non è esprimere lo sdegno della Procura o della società civile per comportamenti eticamente discutibili, bensì prevenire un pericolo concreto ed attuale, laddove sia precisamente individuabile”. Sull’inquinamento probatorio, “non si rinvengono nelle attività di indagine del Pm circostanze da cui si evinca che l’architetto Marinoni abbia agito o intenda agire per ostacolare la ricerca di prove”. Infine l’accusa più forte, nella parte della memoria in cui il legale cerca di controbattere alle esigenze cautelari: “La sproporzionata ampiezza dell’indagine, che è stata impostata come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell’intera città di Milano, non deve far dimenticare qual è la condotta oggetto delle imputazioni, ossia l’esercizio del la funzione di Presidente e componente della Commissione per il Paesaggio”.

Catella rinuncia alle attività esecutive all’interno di Coima – Manfredi Catella sempre oggi in una comunicazione agli stakeholder ha ufficializzato di avere rinunciato a tutte le attività esecutive in Coima. La decisione, ha precisato, è stata presa “con senso di responsabilità e ferma volontà nel far prevalere innanzitutto gli interessi dell’organizzazione aziendale, nel rispetto della qualità della struttura e dei professionisti che la compongono e nel tutelare gli investitori e in generale tutti gli stakeholders di Coima, che hanno sempre fatto pieno affidamento sulla competenza di tutta l’organizzazione aziendale e sulla stabilità della sua operatività”. La proposta di Catella di rimodulare le deleghe assegnategli in qualità di Amministratore delegato è stata accolta dal cda, che ha espresso “apprezzamento” per la decisione. La rimodulazione delle deleghe assegnate a Manfredi Catella in qualità di amministratore delegato di Coima riguarda, in particolare, la rinuncia alle “attività esecutive – precisa la comunicazione di Coima agli stakeholder – aventi ad oggetto rapporti con la Pubblica Amministrazione, ivi inclusi professionisti che rivestano anche ruoli nell’ambito della Pubblica Amministrazione”.

La posizione degli inquirenti – Per gli inquirenti – i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e l’aggiunta Tiziana Siciliano – invece ci sarebbe stato un sistema “deviato” che si sarebbe basato su “varianti” ai piani regolatori, camuffate con l’interesse pubblico con richiami “all’edilizia residenziale sociale” per aumentare volumetrie e altezze a vantaggio delle imprese. L’ex assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, che si è dimesso il 21 luglio scorso, è arrivato in Tribunale. A Tancredi, difeso dall’avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, viene contestato di essere stato la “copertura” politica di Marinoni nel “patto corruttivo” per realizzare una sorta di “Piano di governo del territorio ombra”. Voluminoso, sempre secondo i magistrati, il giro di consulenze remunerate per i tecnici che lavoravano per il Comune. I magistrati contestano all’ex assessore il concorso in corruzione, falso e induzione indebita e per lui sono stati chiesti i domiciliari. Tancredi dovrà dare delucidazioni sui motivi di quelle presunte pressioni – che nel caso del Pirellino hanno coinvolto anche il sindaco Sala e l’architetto Stefano Boeri – per fare andare in porto i progetti che, per i pm, gli sarebbero stati a cuore ma, a suo dire, per il bene della collettività e senza avere nulla in cambio.

Gli altri indagati – Al settimo piano del Palazzo di Giustizia, intanto, è stato poi il turno dell’interrogatorio di Andrea Bezziccheri (indagato per corruzione), imprenditore di Bluestone. Poi Alessandro Scandurra, ex vicepresidente della Commissione paesaggio, accusato di corruzione e falso. L’unico ad avere preso la scelta di non rispondere alla domande del giudice è stato Giuseppe Marinoni. I pm chiedono i domiciliari per Tancredi e Catella e il carcere per gli altri quattro. La decisione del giudice arriverà nei prossimi giorni, forse la prossima settimana. La decisione del giudice arriverà nei prossimi giorni.

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