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Si è qualificato alle Olimpiadi di scienze ma è senza cittadinanza: il 15enne Enis Jelassi rischia di non partecipare

Il presidente della Regione Bardi: "Aprire un dibattito serio e costruttivo su come riconoscere l'appartenenza effettiva all’Italia. La Basilicata è fiera di lui, è uno dei nostri"
Si è qualificato alle Olimpiadi di scienze ma è senza cittadinanza: il 15enne Enis Jelassi rischia di non partecipare
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Ha quindici anni, è arrivato secondo ai campionati nazionali delle Scienze naturali e gli spetta di diritto la partecipazione alle Olimpiadi internazionali che si svolgeranno in Cina ad agosto. Eppure potrebbe non partecipare. Il motivo? Non ha la cittadinanza italiana. È la storia di “ordinaria seconda generazione” di Enis Jelassi, nato a Potenza da madre romena e padre tunisino. Una vita in Basilicata, dove è cresciuto e studia al liceo scientifico Galileo Galilei. Per Enis la cittadinanza è lontana altri tre anni, quelli che deve attendere per la maggiore età e la richiesta, così come prescrive la legge attuale. Ad oggi gode solo del passaporto tunisino, ma non è quella la nazione che dovrebbe rappresentare a Ieso, in Cina, in mezzo ad altri giovani talenti della scienza.

La vicenda ha interessato anche la giunta regionale: “La cittadinanza non può essere un automatismo – commenta il governatore Vito Bardi (Forza Italia) – ma è giusto aprire un dibattito serio e costruttivo su come riconoscere l’appartenenza effettiva all’Italia. Esistono giovani, come Enis, che dimostrano, con i fatti, di essere italiani nei valori, nel comportamento, nello spirito di servizio e nel talento. La Basilicata è fiera di lui come lo sono i suoi docenti, Valentina Cantarelli, che ha creduto per prima nelle sue capacità, e Serena Zaza, presidente regionale Anisn (Associazione nazionale degli insegnanti di scienze naturali)[…]. Come presidente della Regione Basilicata voglio dire a Enis: sei uno dei nostri, lo sei sempre stato. E siamo certi che continuerai a rendere orgogliosa la tua scuola, la tua città e la tua regione”. Un orgoglio che rimane fermo nei confini lucani, come quella valigia per la Cina che attende di essere riempita.

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