Separazione delle carriere, ok del Senato. La dedica di Tajani a Berlusconi. Proteste di Pd e M5s. Conte: “Era il sogno di Gelli”
Tutto come previsto a Palazzo Madama. Il Senato ha dato il secondo via libera alla separazione delle carriere in magistratura. Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, l’aula ha approvato il disegno di legge di revisione costituzionale che divide i pm da giudici. Tornerà alla Camera (dove era stato approvato il 16 gennaio scorso) per il terzo step e successivamente ancora al Senato. A osservare il via libera, in aula, c’era il guardasigilli Carlo Nordio. “Una mia vittoria? Ho realizzato una mia aspirazione, dal ’95, sin da quando ho scritto il primo libro sulla giustizia, da magistrato, ci credevo fermamente”, ha detto il ministro ai giornalisti. “La seconda lettura dovrebbe essere rapida, poi andremo al referendum, che io auspico, perché una materia così delicata va sottoposta al giudizio degli italiani”, ha aggiunto Nordio, confermando l’intenzione di battere ogni record tra i disegni di legge costituzionali. Palazzo Madama, infatti, ha approvato lo stesso testo licenziato dal Consiglio dei ministri il 29 maggio 2024 e poi sottoscritto alla Camera il 16 gennaio 2025: non è stata spostata neanche una virgola. “È un passo avanti fondamentale – dice la premier Giorgia Meloni -, servono altri due passaggi fondamentali per portare a termine una riforma che l’Italia aspetta da troppo tempo. E che ha un triplice obiettivo: garantire ai cittadini il giusto processo, disarticolare il sistema correntizio all’interno del Csm e restituire ai magistrati l’autorevolezza e la dignità che meritano. Andremo avanti con decisione”.
Le proteste in aula – L’approvazione è arrivata tra le proteste di una pezzo di opposizione. Al termine del voto, i senatori dei 5 stelle hanno sollevato dei cartelli chiedendo alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino, tirati in ballo dal centrodestra continuamente, in maniera impropria e offensiva nei confronti dei due simboli dell’antimafia. Nella stessa protesta il M5s ha denunciato che la separazione delle carriere viene, piuttosto, fatta per portare a compimento il progetto di Licio Gelli e quello di Silvio Berlusconi. I senatori del Pd, invece hanno mostrato il testo della costituzione capovolto.
Le reazioni – Per Nordio è “un passo molto importante verso l’indipendenza della magistratura da se stessa, dalle sue correnti attraverso la rimodulazione del Csm ed è anche un balzo gigantesco verso l’attuazione del processo accusatorio voluto da Giuliano Vassalli. Sono molto soddisfatto, ho realizzato una mia aspirazione in cui dal 1995, da quando usci il mio primo libro sulla giustizia da magistrato, credevo fermamente”. Il primo a esultare, oltre a Nordio, è Antonio Tajani. “Per noi di Forza Italia è una giornata storica. Raggiungiamo l’obiettivo prefissato da Berlusconi per una riforma della giustizia a servizio dei cittadini. Significa garantire processo equo e uguale per tutti e si esalta il ruolo del giudice giudicante. Questa per noi è la riforma della giustizia la dedichiamo a Silvio Berlusconi“, ha concluso Tajani”, ha detto il vicepremier e leader di Forza Italia. “Processi lumaca, precari a rischio nei tribunali, app per il processo telematico che hanno creato caos, disagi e file per settimane, criminali che scappano prima dell’arresto perché con la riforma Meloni-Nordio vengono avvertiti, borseggiatori impuniti perché senza la denuncia del derubato forze dell’ordine e tribunali non possono fare niente. Ovviamente questi non sono problemi da risolvere per il Governo Meloni perché sono i problemi dei comuni cittadini. Molto più importante mettere il guinzaglio ai magistrati, proteggere politici e potenti dall’azione dei tribunali e realizzare il sogno di Licio Gelli e della P2: è per questo che poco fa hanno approvato la separazione delle carriere al Senato”, ha scritto invece sui social Giuseppe Conte. “Hanno in testa – osserva il leader M5s – un disegno ben chiaro: i pubblici ministeri superpoliziotti sotto la sfera di influenza e di condizionamento del Ministro della Giustizia di turno, meno garanzie per i cittadini comuni, più impunità per qualche potente privilegiato. Una giustizia su misura per chi conta, per chi ha il potere in mano: ingiustizia è fatta