Il forzista Costa contro il doppio ruolo dei giudici amministrativi, che decidono le cause sportive. Ma il Quirinale frena
“Era una grande occasione, se non lo faccio nel decreto Sport dove dovrei farlo?”. Parola di Enrico Costa, il deputato di Forza Italia che, tra tante battaglie esasperatamente garantiste sulla giustizia (a tratti dannose), da anni ne conduce una condivisibile sulla giustizia sportiva, ampiamente in mano ai giudici amministrativi. Che, come vedremo, fanno parte stabilmente delle fasi del “processo” sportivo, pur continuando a vestire la loro casacca. Dal 2015 alle toghe ordinarie è stato vietato il “doppio” lavoro, che invece vede massicciamente protagonisti i colleghi del Consiglio di Stato e del Tar. Il recentissimo decreto Sport del ministro Andrea Abodi – il 306 del 30 giugno – poteva essere il veicolo giusto per un emendamento che Costa coltiva dal 2023. Ma ecco, due giorni fa, durante un tavolo di verifica sulle modifiche al testo, la frenata del Quirinale. Che pone uno stop generalizzato, senza entrare nel merito delle singole ipotesi. Ma di fatto “salva” proprio il doppio ruolo dei giudici amministrativi.
A quel punto a Costa arriva un messaggio chiaro dal governo, perché non sarebbe ancora questa l’occasione giusta per spendere il voto favorevole al suo ordine del giorno che due anni fa, era il 31 luglio, era stato condiviso in aula dalla maggioranza. Lì c’era l’impegno del governo “a prevedere il divieto di conferimento di incarichi di giustizia sportiva per i magistrati ordinari amministrativi e contabili, o in alternativa a prevedere che i magistrati operanti in organi monocratici di giustizia sportiva siano collocati fuori ruolo durante tutto il periodo di svolgimento dei predetti incarichi”. Un vero e proprio aut aut. Il magistrato che decide di far parte attiva degli organi del Coni o della Fgci, o di altre federazioni sportive, in qualsiasi grado di giudizio, dev’essere posto fuori ruolo e far solo quel lavoro, e non contemporaneamente anche quello ordinario.
Costa, in Transatlantico e con i colleghi, sventola il suo ordine del giorno e ne chiede il rispetto. Lì era scritto che “il regolamento sugli incarichi dei magistrati amministrativi, consente le funzioni di giudice unico o di componente di collegi giudicanti nell’ambito della giustizia sportiva”. E ancora: “I magistrati amministrativi sono meno di 500, ma ben 56 ricoprono anche delicati incarichi di giustizia sportiva del Coni o delle varie federazioni, con il rischio evidente di conflitti tra decisioni assunte e competenze dell’organo giurisdizionale di appartenenza”. Da qui l’impegno assunto di fare un solo lavoro alla volta. O il giudice amministrativo o quello sportivo. Con un “fuori ruolo” dal primo per fare il secondo.
I numeri sembrano proprio dar ragione a Costa. Ecco i prospetti disponibili online della Giustizia amministrativa, cioè Consiglio di Stato e Tar. Alla voce “Incarichi extra istituzionali del personale di magistratura”, dal 2008 al 2024, diviso tra primo e secondo semestre dell’anno, è possibile verificare quanti e quali magistrati sono stati autorizzati a fare anche i giudici sportivi. In tutto 65 via libera, di cui la maggior parte avvenuta nel 2021 per incarichi di 4 anni per il Tribunale federale o per la Corte federale d’appello del Coni, oppure per svolgere il ruolo di procuratore federale della Figc, la Federazione italiana gioco calcio, o ancora per la Corte federale d’Appello. Parliamo di 46 autorizzazioni nel 2021, 41 nel primo semestre e 5 nel secondo, quando proprio quegli organismi venivano rinnovati per 4 anni. E ancora 8 autorizzazioni nel 2022, 6 nel 2023, 5 l’anno scorso.
Di fronte a questi dati la reazione di Costa è incredula e al contempo arrabbiatissima. “Questi giudici sono pagati dallo Stato e lavorano per le federazioni?”. E ancora: “Come fa un magistrato amministrativo a svolgere contemporaneamente un ruolo di responsabilità nel Tar o nel Cds e uno di pari impegno nella giustizia sportiva dov’è chiamato ogni giorno a decidere in federazioni di grande rilievo?”. Ha davanti il suo emendamento che adesso rischia di diventare carta straccia. Di fonte alla nuova porta chiusa, proprio mentre viene rinnovata la direzione del Coni con Luciano Buonfiglio dopo il “regno” del potente Giovanni Malagò Costa boccia il doppio ruolo e conclude: “Dove, se non in questo decreto legge, si può mettere fine a questa assurda contraddizione?”. Ma evidentemente la potente lobby dei giudici amministrativi ce l’ha fatta pure questa volta.