Strage di Corinaldo, Andrea Cavallari catturato a Lloret de Mar in Spagna. Aveva documenti e soldi falsi
È stato catturato Andrea Cavallari, uno dei condannati per la strage di Corinaldo, evaso nei giorni scorsi dopo aver discusso la tesi di laurea all’Università di Bologna. Cavallari si trovava a a Lloret de Mar ed era stato a Barcellona. È stato fermato, in strada, nella tarda mattinata. Condannato a 11 anni e 10 mesi in via definitiva per la strage di Corinaldo, era sparito il 3 luglio scorso. Cavallari era detenuto nel carcere della Dozza per scontare la pena per i fatti avvenuti alla Lanterna Azzurra di Corinaldo, dove nel 2018 morirono sei persone dopo un tentativo di rapina con spray urticante: cinque minorenni e una mamma di 39 anni.
La fuga – Il ragazzo aveva approfittato del permesso per darsi alla macchia, forse con l’aiuto di un telefono cui aveva accesso in carcere e di qualche complice. Sembra infatti che ci sia stato un piano ben preciso, architettato da tempo, con qualcuno che potrebbe aver atteso il giovane detenuto. Per questo motivo, la Procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti per favoreggiamento: indagini che si affiancano alle ricerche dell’evaso che potrebbe anche essere andato all’estero.
I documenti falsi – Cavallari è stato fermato attorno alle 10 mentre stava lasciando un hotel a Lloret de Mar, nota località turistica sulla costa catalana, dove aveva trovato alloggio sotto falso nome e con documenti falsi. Da Barcellona, dove era stato segnalato nello scorso fine settimana, l’uomo, secondo riporta l’Ansa, si era spostato a Lloret del Mar. Non era armato e aveva in tasca numerose banconote false, delle quali attualmente si sta investigando la provenienza. Da Bologna, dove si era dileguato dopo un permesso per discutere la tesi la laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, Cavallari si era rifugiato in Spagna, passando la frontiera via terra, per non essere fermato a controlli di polizia.
Gli spostamenti – Dopo un passaggio nella città di Gaudì e in alcune zone della provincia di Barcellona, dove aveva lasciato tracce seguite intensamente dagli inquirenti nello scorso fine settimana, Cavallari si era spostato a Lloret del Mar. Cavallari stato sorpreso mentre faceva il check-out e, al momento del fermo, non ha opposto resistenza, colto di sorpresa dagli agenti, secondo la ricostruzione degli investigatori. La polizia di Barcellona evidenzia l’importante collaborazione con le forze dell’ordine italiane che ha consentito il fermo del latitante, grazie all’efficace azione dell’ufficiale di collegamento per la cooperazione fra le autorità giudiziarie dei due Paesi. Andrea Cavallari sarà messo domani a disposizione del magistrato dell’ufficio giudiziario centrale n.3 del tribunale dell’Audiencia Nacional, che dovrà decretarne la custodia cautelare in carcere in attesa delle procedure di estradizione in Italia, che potrebbero tardare fra 10 e 30 giorni.
La polemica – Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante il question time sul caso dell’evasione aveva dichiarato: “La certezza della pena sta diventando una astrazione metafisica. Nel nostro sistema giudiziario vige il paradosso che è abbastanza facile entrare in prigione quando si è presunti innocenti prima del processo, ed è altrettanto facile uscirne dopo la condanna quando si è colpevoli conclamati. Lungi da me ora fare una critica all’autonomia della magistratura che tanto stiamo difendendo in questo momento in cui sembra che la vogliamo vulnerare con la separazione delle carriere” ha aggiunto, dicendo poi che in ogni caso “occorre far luce su questa vicenda, riportata dalla stampa. Ho avviato una istruttoria al fine di accertare compiutamente i fatti e verificare i presupposti per esercitare le mie prerogative. Poi – ha ammesso dando ragione a Paita – è una situazione che ha ferito profondamente la sensibilità degli italiani”.
Il processo del secondo filone – Nei giorni scorsi invece era emessa la sentenza di appello nel filone bis sulla strage. Il procedimento è quello relativo a sette dei nove imputati processati in abbreviato (due avevano patteggiato e per loro niente appello). Si tratta dei proprietari della discoteca Letizia Micci, Mara Paialunga, Alberto e Marco Micci, del dj e gestore Marco Cecchini, del socio Carlantonio Capone e del responsabile della sicurezza Gianni Ermellini. La posizione di Capone, socio della Magic, si è alleggerita: la corte ha rideterminato la pena, 3 anni e 4 mesi di condanna contro i 4 anni e 2 mesi in primo grado nella sentenza di aprile 2022.
Non è stata riconosciuta (come chiesto nella requisitoria della Procura generale, pm Cristina Polenzani) nemmeno un’aggravante di cui il tribunale ordinario non aveva tenuto conto, secondo l’accusa, nella sentenza di tre anni fa e relativa alle norme antifortunistiche che era tenuto ad osservare. Confermate le altre condanne per Letizia Micci e Mara Paialunga, 4 anni, Ermellini, 3 anni e 8 mesi, Alberto e Marco Micci, 4 anni e dj Marco, 5 anni e un mese. Per Marco Cecchini si è prescritta una contravvenzione che non ha inciso sulla pena. Motivazioni della sentenza tra 90 giorni. Le accuse per gli imputati, a vario titolo, erano di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, disastro colposo.