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Un concerto di Nick Cave ti resta addosso, è stato così a Mantova (ancora una volta)

Dove eravamo rimasti? Era l’8 settembre del 1999, stessa piazza. Le emozioni della musica di Nick Cave sono ancora lì, come se nulla fosse cambiato
Un concerto di Nick Cave ti resta addosso, è stato così a Mantova (ancora una volta)
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Ventisei anni dopo, Nick Cave torna a Mantova. Non con i Bad Seeds, ma in solo, come allora. Accompagnato quell’anno da Warren Ellis, oggi da Colin Greenwood: due compagni diversi, stesso viaggio. Questo ritorno non è solo una data sul calendario, ma un viaggio a ritroso il cui punto di rottura si gioca con Lui e il suo piano, in un rito antico — quello di un concerto — per misurare il peso del tempo. Il suo, il nostro.

Nei consueti nove punti di questo blog ti parlerò del concerto di ieri sera, di questo ritorno a Mantova (il tour proseguirà per altre quattro date – leggi qui).

Cominciamo!

1. Il filo che unisce
Dove eravamo rimasti? Era l’8 settembre del 1999, stessa piazza.
Per chi c’era allora, questo concerto è stato un ponte diretto tra passato e presente, il suo, il nostro; un filo teso di emozioni che collega quella notte a ieri, restituendo sensazioni vive, come se non fossero mai invecchiate. A fare da sfondo, l’incanto di piazza Sordello, attraversata da una brezza leggera che pareva sussurrarti quei ricordi custoditi nella memoria; intrecci stretti tra suoni e parole, cantate magistralmente, come se nulla fosse cambiato e tutto fosse ancora lì, come allora, come oggi.

2. Oltre la musica
Nick Cave non è solo un cantante, è un narratore senza filtri. Ascoltarlo significa riconnettersi con le proprie vulnerabilità. Ieri, la sua empatia era tangibile: un dialogo mentale con il pubblico, forte, diretto, intimo. Più che un concerto, un incontro, un rito condiviso, orchestrato alla perfezione da quella voce. Già, cosa si può dire della sua voce? È una forza che penetra, che scuote, che dissolve ogni barriera, trasformando quel momento in qualcosa che non si limita all’ascolto e che ti fa sentire vivo, fragile, vero.

3. illuminati a giorno
Ieri la scaletta non ha fatto sconti. Niente hit scontate, nessuna canzone buttata lì per riempire. Solo pezzi scelti con cura, uno dopo l’altro, come colpi precisi. Così come i suoi dialoghi per presentarli: divertenti, diretti, taglienti, come quando, prima di Mercy Seat, declama: “La questione è semplice: voi state zitti, anche quei due là in fondo. Soprattutto quei due là in fondo. E io canto”. Oppure quando inscena una vera e propria boutade prendendo in mezzo i due ragazzi illuminati a giorno sul balcone centrale di Palazzo Acerbi (Balcony Man).

C’è poco da fare, su quel palco fa e disfa quello che vuole con una naturalezza disarmante.

4. Nero inchiostro e dettagli
Sul palco, vestito di nero, camicia bianca, cravatta nera, con la tinta appena fatta, nera, inchiostro. Solo lui può permettersela. L’abito è schic! I pantaloni leggermente a campana gli conferiscono una silhouette elegante e disinvolta. E poi le calze bianche, infilate nei mocassini d’ordinanza. Un dettaglio che sembra un azzardo, ma su di lui “fanno match” con la camicia. Mostra una forma fisica sorprendente. Gli anni avanzano, ma i segni del tempo sembrano averlo risparmiato. Nessuna ruga. Chissà se botox e filler sono complici.

5. Colin Greenwood
In un concerto così intimo, ogni dettaglio conta. Colin Greenwood, al basso, non è un semplice turnista, ma una presenza magnetica. Anche lui attrae. Silenzioso, concentrato, quasi invisibile nella sua compostezza, ma imprescindibile. Il suo tocco è preciso, mai invadente, capace di sostenere il canto di Cave ed alcuni passaggi più delicati del concerto. Il loro pare un dialogo senza parole, fatto di sguardi e sensazioni, con Cave che lo imbecca più volte. Tra loro c’è magia.

6. Non è solo canto
Sul palco è solo corpo e voce. Nessun effetto, nessuna band. Solo lui. Lui e il suo Fazioli. Controllo vocale impressionante. Ogni frase, ogni nota, ogni pausa: calibrata, precisa, un colpo netto. La narrazione non è solo canto, è gesto, è sguardo, è silenzio. Un racconto che esce dal corpo, ti penetra l’anima. Si china sul piano, allunga le braccia, sembra che il peso del mondo passi da lì, da lui. Potenza e vulnerabilità, insieme, senza tregua. Il pubblico inchiodato, sospeso, catturato fino all’ultima nota.

7. Fantasmi sul palco
Nei suoi testi, i fantasmi sono presenze tangibili — a tratti spettrali — che vivono accanto a lui, come fossero compagni di viaggio. Ogni canzone è un dialogo con quel mondo invisibile, un confronto tra ciò che è stato e ciò che resta. Quel palco diventa così uno spazio sacro, un luogo vissuto tra spirito e materia. Come quando canta Skeleton Tree, presentandola così: “Quando l’ho scritta non era un bel periodo, non la suono da anni e quando ho deciso di riprenderla in mano, mi è parsa diversa rispetto a quel tempo. Sono io che non sono più come allora.”

8. Il pubblico, parte del rito
Il pubblico, ai suoi concerti, non è mai spettatore passivo. È parte integrante del rito, un coro silenzioso; ogni respiro, ogni sussurro, ogni attimo di silenzio è condiviso, sentito, vissuto. Il pubblico diventa eco, complice, anima viva del concerto. Non c’è distanza tra palco e platea: si crea una tensione sottile, un dialogo intimo che trasforma la musica in esperienza collettiva. Cave lo sa, lo sente, lo rispetta. E questo rende ogni serata un evento unico, irripetibile.

9. Le Ombre
Un concerto di Nick Cave ti resta addosso, come un marchio, una ferita in bella vista. È un rito che ti spacca e ti ricompone, ti mette a nudo ma ti dà forza. Cave non regala niente. Ricordatelo. Semmai offre la possibilità di guardare la verità con occhi nuovi, senza scappare dalle parti più oscure di te stesso. Perché, come dice lui: «Devi accettare le ombre per comprendere la luce.

Come sempre, chiudo questo blog con una playlist dedicata, pensata per accompagnarti oltre le parole, disponibile gratuitamente sul mio canale Spotify (trovi il link qui sotto). Se ti va, lascia un commento: su quello che hai letto, su quello che hai ascoltato — o su entrambi. Oppure passa dalla mia pagina Facebook, dove il blog continua a vivere con post, discussioni e nuove idee. Lì la conversazione non si ferma mai.

Buon ascolto!

9 canzoni 9 … di Nick Cave

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