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Alla Biennale Danza anche personaggi decisamente scomodi: altro che censure di destra

Certo, i fatti artistici non andrebbero misurati con il metro della politica, ma purtroppo in Italia è questa la realtà
Alla Biennale Danza anche personaggi decisamente scomodi: altro che censure di destra
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Arriva in questi giorni da Venezia un bel segno di contraddizione politica e culturale, mentre si continua a parlare tanto del ministero della Cultura e da più parti si denuncia un assalto vero e proprio della destra contro istituzioni e personaggi ‘di sinistra’ (declassamento Teatro della Toscana affidato a Stefano Massini, tagli vari, ecc.).

La nuova Rassegna internazionale della Danza contemporanea (17 luglio-2 agosto), nonostante la Biennale sia pur sempre una delle istituzioni governative di fatto, con un nuovo presidente, Pietrangelo Buttafuoco, scelto personalmente da Giorgia Meloni, presenta un programma oltremodo ricco e di livello, e pure tanto ‘progressista’. Il coreografo inglese Wayne McGregor, che ha già dato prova delle sue notevoli doti di curatore in tre precedenti edizioni della Danza, ha colto l’occasione della riconferma per presentare alcuni tra i migliori nomi internazionali. Ma ha anche invitato personaggi decisamente scomodi.

Ci saranno, per esempio, la choccante performer iper-femminista Carolina Bianchi, con uno spettacolo di 3 ore e 40, ‘Brotherhood’, contro la mascolinità tossica. Ancora, McGregor ha finanziato il nuovo progetto del duo post-punk inglese BULLY­ACHE contro il turbo-capitalismo finanziario e le sue regole spietate, dal titolo inequivocabile ’A Good Man Is Hard to Find’.

Infine ha fatto pure allestire una singolare opera ultra-ecologista, con i ragazzi di Biennale College e i pupazzi di di Ukwanda Puppets and Designs Art Collective, The Herds’, un evento ideato dall’organizzazione no-profit per l’arte pubblica The Walk Productions con la direzione artistica di un autore pluripremiato come Amir Nizar Zuabi.

E in chiusura, persino con Marcos Morau, nome di gran spolvero ingaggiato con la sua compagnia La Veronal, ha optato per un progetto politico, ‘La Mort I La Primavera’, coreografia originale basata sull’opera postuma dell’autrice catalana Mercè Rodoreda, esule antifrachista dalla vita travagliata, che ‘costruisce un’allegoria della libertà creativa, dell’impegno sociale e della capacità dell’arte di offrire salvezza e rifugio per affrontare l’angoscia del ciclo creazione-distruzione in cui siamo immersi’.

Certo, i fatti artistici non andrebbero misurati con il metro della politica, ma purtroppo in Italia è questa la realtà, aggravata dal peso delle lobbies e delle combriccole, oltretutto mascherato con presunti criteri economicistici e di mercato, introdotti con protervia dai precedenti ministri della sinistra.

Ecco, una Biennale Danza dove pure saranno presenti coreografi-mito come l’84enne americana Twyla Twarp o l’eccentrico William Forsythe, per non dire di altri ancora, andrebbe valutata per quel che è complessivamente.

La tentazione di pesarne i risvolti nella diatriba destra-sinistra è però irresistibile, stante il fresco precedente di una Biennale Teatro di Willem Dafoe anch’essa sorprendentemente engagé, con tanto di solenne discorso contro le destre al potere dell’attrice Ursina Lardi durante la premiazione. Di nuovi peccati capitali da rimproverare al presidente ‘meloniano’ Buttafuoco si fa fatica a trovarne, volendo considerare meno che veniali l’eleganza da vecchio gentiluomo siculo, alcune citazioni esoteriche e prevedibilmente ‘adelphiane’ nei discorsi, una nuova rivista pretenziosetta affidata a un giornalista de Il Giornale. E giusto in qualche serata pseudo-mistica tanto post-heideggeriana.

Forse a sinistra converrebbe adottare il lodo veneziano, invece di mantenere tante poltrone di presidenza sotto le quali si devono poi accomodare spartizioni non sempre esaltanti.
Battute a parte, tornando a questa Danza 2025, il direttore stesso, dopo aver posto come titolo ‘Creatori di miti’, ha invitato una poetessa e traduttrice dall’arabo come Yasmine Seale a dire la sua con il saggio d’apertura del catalogo. Dove si può leggere nella conclusioni: “…L’Illuminismo non ha davvero abolito i vecchi miti; piuttosto, li ha sostituiti con altri nuovi che ora stanno crollando sotto la pressione di catastrofi convergenti. La plastica nei ventri dei pesci abissali squarcia la favola della crescita infinita che alimenta il mondo industriale. Le schegge nei crani dei bambini palestinesi fanno saltare ogni pretesa di un ordine fondato sulle regole e sulla dignità della vita. Di fronte alla logica dell’usa e getta, a quali nuove storie possiamo dare forma? Quali miti per un’età di mostri?”.

In foto: Buttafuoco, Barbieri, Dafoe, McGregor_Photo Andrea Avezzù_Courtesy

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