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“Mia madre è entrata in ospedale con un leggero ictus ed è morta per una sepsi”

"Sono devastato da questo dolore e sto cercando di metabolizzarlo, nulla mi ridarà indietro mia madre ma vorrei evitare che succeda ad altri" denuncia il giornalista Francesco Capozza, che ha presentato un esposto in procura ad Avezzano
“Mia madre è entrata in ospedale con un leggero ictus ed è morta per una sepsi”
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“Mia madre è entrata in ospedale con un leggero ictus ed è morta per una sepsi”. È la denuncia di Francesco Capozza, giornalista de Il Tempo, che ha presentato un esposto in Procura ad Avezzano (L’Aquila) per la morte di Antonella Mettini, 75 anni. “Sono devastato da questo dolore e sto cercando di metabolizzarlo, nulla mi ridarà indietro mia madre ma vorrei evitare che succeda ad altri” racconta al IlFattoQuotidiano.it.

“Mia mamma è vittima della malasanità che pervade molti ambienti ospedalieri italiani – scrive anche in un post su Facebook -. Oggi il mio legale, Michele Sarno, ha depositato denuncia ed esposto presso la Procura della Repubblica di Avezzano. L’ipotesi di reato è omicidio colposo”. La signora era a Tagliacozzo “quando ha avuto un leggero ictus ed è stata trasportata ad Avezzano. È morta dopo 10 giorni per sepsi, a seguito di un’infezione non diagnosticata né curata. Nessuno mi ridarà mia madre, ma se posso evitare che in futuro possano accadere altri casi del genere sono certo che ne sarebbe felice ed orgogliosa”. Tutto è iniziato il 25 giugno con un malore che sembrava in via di risoluzione, ma il 9 luglio la signora è spirata.

Capozza racconta che gli erano state date rassicurazioni sul decorso. “Io l’avevo visitata subito dopo l’ictus e mi sembra che stesse già migliorando, muoveva il braccio”. I medici del reparto di Geriatria avevano addirittura, secondo quanto risulta dalla denuncia, spiegato che la donna potesse tranquillamente tornare alla struttura di Tagliacozzo per la fisioterapia riabilitativa. L’unico inconveniente sembra che fosse inappetente. Ma l’assenza di appetito – durata dodici giorni – di fatto stava nascondendo un’infezione al cuore. Dopo aver mangiato un trancio di pizza portato dal figlio, la donna ha avuto conati di vomito, ma gli infermieri si sarebbero limitati a fornire una traversina “senza neppure prestare soccorso per” assistere “la degente”.

Il querelante lamenta anche di non essere stato informato del peggioramento delle condizioni della madre. Ha saputo quindi della possibile infezione in corso e di una megalocardia (ingrossamento del cuore) solo dopo l’intervento del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, a cui si era rivolto e del direttore amministrativo dell’Asl regionale e del direttore sanitario dell’ospedale di Avezzano il 9 luglio, meno di 2 ore prima del decesso. L’infezione era già stata comunicata da un’infermiera del reparto di Geriatria a una dottoressa di Tagliacozzo la mattina stessa del 9 luglio, senza che il figlio ne fosse informato.

Ma non solo. Alla riconsegna degli effetti personali ho notato che a mia madre erano stati stati “due antidepressivi (Exequa), un diuretico (Lasix) e un farmaco per l’ipertensione, nonostante lei fosse ipotesa. Nessun farmaco per il cuore, né antibiotico, nonostante fossero state diagnosticate una megalocardia e un’infezione alla colecisti”. Nella denuncia si ipotizza che un “immediato ricovero della paziente” in un reparto di cardiologia o di terapia intensiva “avrebbe scongiurato il rischio, poi verificatosi, del decesso”. Una morte arrivata nonostante “le analisi effettuate al Pronto Soccorso di Avezzano dopo il leggero ictus del 25 giugno e prima del ricovero in Geriatria attestavano che tutti i valori erano nella norma”. Per questo nell’esposto viene chiesta l’apertura di un’inchiesta, il sequestro della cartella clinica e di tutta la documentazione in possesso dell’ospedale di Avezzano. Da cui alle 16.30 del 9 luglio è partita una telefonata del medico di turno per annunciare il decesso. “Ci sono persone che si sono rivolte a me perché, essendo un giornalista, potessi raccontare anche le loro storie, storie di malasanità” conclude Capozza.

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