Giustizia

Delitto di Garlasco, “Dna maschile su Chiara Poggi sarà comparato con quello di almeno 30 persone”

I prelievi per la comparazione dovrebbero essere fatti a tutti quelli che sono entrati in contatto col cadavere. In due prelievi su tre rilevata la stessa contaminazione

La rilevazione di un profilo genetico maschile su una garza-tampone della bocca di Chiara Poggi porterà ad altri esami genetici per stabilire a chi appartiene la traccia. Ci dovrebbe essere anche chi si occupò di riesumare il corpo della 26enne per prendere le impronte dattiloscopiche, tra coloro che potrebbero essere sottoposti a tampone per verificare se il Dna sia o meno una contaminazione come sostengono i consulenti della parte civile Poggi e della difesa di Andrea Sempio.

Test fuori dal quesito del gip – I prelievi per la comparazione dovrebbero essere fatti a tutti quelli che sono entrati in contatto col cadavere e riguarderà almeno 30 persone. All’indomani degli esiti delle repliche degli esami sui cinque campioni di quella stoffa effettuati nell’incidente probatorio disposto nella nuova indagine sull’omicidio, il passo successivo è quello di verificare se si tratta o meno di un “inquinamento”. Passo che, in teoria, esula dal quesito relativo agli accertamenti irripetibili disposti dal gip Daniela Garlaschelli, e che dovrebbero essere di competenza della Procura di Pavia che ha indagato Andrea Sempio in concorso con altri.

Per tanto, oltre a quelli già effettuati, dovrebbero essere fatti prelievi ai fini delle comparazioni con quel Dna al momento ignoto, a partire da coloro che sono intervenuti sulla scena del crimine e hanno avuto a che fare con il corpo di Chiara. Anche chi si è occupato, dopo la riesumazione, di sanare quella grave dimenticanza e ha preso le impronte. I match finora effettuati, anche con i profili di Sempio e Alberto Stasi, hanno dato esito negativo.

I risultati – Sono tre su cinque i risultati ‘utili’ ricavati dalla garza e anche la replica sulla terza ‘traccia’ ha restituito un presunto inquinamento. Di questa ripetizione ne dà conto la mail della genetista Denise Albani – la perita scelta dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli – inviata nella tarda mattinata ai consulenti del nuovo indagato Andrea Sempio, del condannato Alberto Stasi e della famiglia della vittima. La garza di pochi centimetri usata in sede di autopsia ha toccato tutte le pareti della bocca della giovane sono stati fatti cinque prelievo.

Le tracce – Uno ha mostrato un aplotipo Y (linea maschile) compatibile al 99% con Ernesto Gabriele Ferrari l’assistente del medico legale, un secondo è in parte sovrapponibile a Ferrari e in parte no (fino a qui gli elementi noti) e la seconda replica odierna ha restituito anche nel terzo prelievo una traccia ‘mista’ di Ferrari e dello stesso materiale ignoto. Si tratta di un campione ancora più eseguo e degradato degli altri due e che avvalora che la garza fosse già contaminata prima del prelievo. In tutti e tre i casi si tratta di campioni che sono inferiori a una sola cellula (tra i 2 e i 4 picogrammi) rispetto alla quantità della vittima (presente con concentrazioni nell’ordine dei 40.000 picogrammi) e che la logica e la scienza lega a un ”inquinamento”. E che questa sia l’ipotesi a cui crede l’esperta del giudice è anche legata alla sua richiesta di “qualche specifica in più” al medico legale Marco Ballardini per capire come e da chi è stata maneggiata la garza durante l’autopsia.

Un mese di esami – Certo è che al momento, a quasi un mese dal via (era il 17 giugno, ndr) dell’incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi l’unico dato certo, è che non c’è traccia di Andrea Sempio. Gli approfondimenti sulle sessanta tracce repertate nella villetta del massacro, così come sul tappetino del bagno dove l’assassino si lava le mani, sui tamponi, o sugli alimenti consumati a colazione dai killer (secondo la nuova versione della Procura di Pavia) non portano mai all’amico del fratello della vittima. Ora c’è attesa del responso sui due Dna maschili trovati sui frammenti delle unghie della vittima.

Le sessanta impronte trovate nella villetta di Garlasco sono risultate – all’esame dei periti – tutte negative al sangue. Non è di Sempio ed è risultata priva di sangue anche la traccia 10 – trovata sulla parte interna della porta d’ingresso – che per l’accusa avrebbe dovuto dimostrare che l’assassino esce di casa senza lavarsi le mani. Non c’è l’indagato sul tappettino del bagno – ci sono tracce ematiche della vittima e probabilmente Dna del padre (Giuseppe Poggi) -, né negli oggetti trovati nella spazzatura. Nessuna impronta sul pattume e sul fronte del Dna i risultati riportano solo alla vittima o al fidanzato Alberto Stasi che ha bevuto la bevanda con la cannuccia.

Quanto all’impronta 33 trovata sulla parte destra delle scale dove viene gettato il corpo senza vita di Chiara Poggi non fa parte dell’incidente probatorio. Per i consulenti dei pubblici ministeri è dell’indagato, mentre per gli esperti nominati da Sempio e dai Poggi non è sua. Il peso dei consulenti è identico e solo una perizia potrebbe eliminare il dubbio su un’impronta palmare che non è insanguinata, non è databile e si trova sui gradini che – per le sentenze – l’assassino non scende.