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Sbarchi di migranti dalla Libia: +87% nel 2025. I dati di Frontex e il “calo” che non è mai esistito

Il 91% di tutti gli sbarcati nel 2025 è partito dalla Libia, mentre nei primi sei mesi del 2024 erano il 56%. Nello stesso periodo, la Tunisia è scesa dal 39% del 2024 al 6% di quest'anno.
Sbarchi di migranti dalla Libia: +87% nel 2025. I dati di Frontex e il “calo” che non è mai esistito
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I dati di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, evidenziano una diminuzione complessiva del 20 per cento degli attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell’Ue nella prima metà del 2025. Ma nonostante il calo, scrive l’Agenzia, “la rotta del Mediterraneo centrale ha registrato oltre 29.300 attraversamenti irregolari, il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2024”. E in particolare, “la Libia continua a essere il principale Paese di partenza per questi viaggi pericolosi, con circa 20.800 migranti arrivati in Italia, con un aumento dell’80% rispetto all’anno scorso”.

In generale, il cruscotto giornaliero del Viminale dice che dal primo gennaio sono sbarcate sulle nostre coste 31.948 persone. Nello stesso periodo del 2024 erano state 28.376 e nel 2023, anno record per gli arrivi dalla Tunisia, 72.036. Tra le principali nazionalità per numero di sbarchi ci sono Bangladesh (33%), Eritrea (15%), Egitto (12%). Quanto agli arrivi dalla Libia, nei primi 6 mesi del 2025 sono aumentati dell’87 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. A spiegare il dato è il fatto che il 91% di tutti gli sbarcati nel 2025 è partito dalla Libia (27.200 persone), mentre nei primi sei mesi del 2024 erano il 56% (14.500 persone). Nello stesso periodo, la Tunisia è scesa dal 39% del 2024 al 6% di quest’anno.

Qualcosa è cambiato? Dopo gli scontri di maggio e il successivo cessate il fuoco, a Tripoli la missione Onu (Unsmil) segnala nuovi movimenti di milizie e rinforzi militari. E se il governo di Abdelhamid Dbeibah è più debole, a Est il generale Khalifa Haftar, spalleggiato da Russia ed Egitto, mostra i muscoli, anche con la delegazione di ministri e diplomatici europei, compreso il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, cacciati martedì da Bengasi perché “persone non gradite“. Rispetto alla possibilità di una ‘ritorsione migratoria’, “non ho nessun motivo per crederlo, anzi”, assicura Pianteodsi, che a metà giugno ha ospitato a Roma il figlio di Haftar. Preoccupano di più l’atteggiamento di Mosca – “da tenere sotto controllo” –, e le difficoltà di Tripoli, che resta il principale snodo per i viaggi via mare.

Frontex segnala invece il nuovo “corridoio Libia-Creta“, che a luglio ha registrato un boom di sbarchi in pochi giorni. Tanto che mercoledì il governo di Kyriakos Mitsotakis ha annunciato un provvedimento per sospendere le richieste di asilo di tutte le persone salpate dal Nord Africa, che poi significa Libia. Tornando ai dati dell’Italia, l’aumento recente va confrontato con il trend registrato negli ultimi anni. Sempre in base ai dati del Viminale, l’analista Matteo Villa, direttore DataLab dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), fa notare che “gli sbarchi sono identici da cinque anni a questa parte“. E che, al netto della parentesi tunisina che ha spinto gli arrivi soprattutto nel 2023, il calo degli sbarchi “non è mai davvero esistito”. Dalla Libia sono arrivate 53 mila persone nel 2022, 52 mila l’anno successivo, 41 mila nel 2024 e per il 2025, in base ai dati degli ultimi 12 mesi, possiamo aspettarci 55 mila arrivi.

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