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La Corte Costituzionale boccia una norma contro ludopatia: “Finisce per penalizzare gli internet point”

La Consulta cassa la norma che "vieta la mera messa a disposizione di qualsiasi apparecchiatura che consenta di collegarsi a siti di gioco online" e la sanzione fissa di 20mila euro per chi trasgredisce
La Corte Costituzionale boccia una norma contro ludopatia: “Finisce per penalizzare gli internet point”
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La norma è eccessivamente “larga” e potenzialmente potrebbe finire per danneggiare anche attività, come gli internet point, che per loro natura hanno mettono a disposizione strumenti che permettono l’accesso al gioco online.

Per questo, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 7 comma quater del decreto Balduzzi del 2012 e l’annessa sanzione fissa di 20mila euro, rimarcando tra l’altro che spetta al legislatore l’adozione di ulteriori e idonee misure di contrasto alla ludopatia.

La disposizione, ha spiegato la Consulta, pur “perseguendo la legittima e meritevole finalità di contrastare la ludopatia, è viziata da irragionevolezza e difetto di proporzionalità in quanto eccessivamente inclusiva, poiché riferita a una gamma assai estesa di comportamenti, connotati da un diverso grado di offensività e da rilevanti differenze di disvalore”.

Il divieto – si legge nella sentenza – “nella sua indiscriminata estensione, sacrifica in modo irragionevole e sproporzionato” altri interessi contrapposti a quello del contrasto al gioco d’azzardo, “fra i quali la libertà di impresa”. In sostanza, spiega ancora la Corte Costituzionale, la norma se interpretata in maniera estensiva “vieta la mera messa a disposizione di qualsiasi apparecchiatura che consenta di collegarsi a siti di gioco online”.

In sostanza dovrebbe essere vietata la “mera messa a disposizione” di qualsivoglia strumento che “offra la possibilità di navigare in rete e, quindi, di accedere” alle piattaforme di gioco legale e illegale. E l’articolo 7 comma 3-quater finisce così per ricomprendere nel suo “ambito applicativo” sia gli “esercizi abilitati all’installazione degli apparecchi da gioco” come sale bingo, agenzie di scommesse su eventi sportivi, sale da biliardo e circoli privati sia “qualunque altro esercizio commerciale, compresi gli internet point, che renda le proprie prestazioni in favore di una pluralità indifferenziata di soggetti”.

Spetterà ora al Parlamento intervenire per riformulare una disciplina più adeguata, che sia in grado di tutelare la salute pubblica senza colpire indiscriminatamente comportamenti diversi per natura e gravità. In tal senso, la Corte ha auspicato l’adozione di nuove e più mirate misure di contrasto alla ludopatia, capaci di distinguere tra usi occasionali e strutturati delle apparecchiature. La sentenza apre quindi un nuovo fronte normativo, richiamando l’attenzione sul delicato equilibrio tra tutela della salute pubblica e garanzia dei diritti fondamentali.

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