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Piazza Affari sui massimi degli ultimi 18 anni. Da inizio anno un guadagno del 18%

 In Italia, l'84% delle attività finanziarie (depositi, azioni, fondi, obbligazioni, etc) è in mano alla quota di popolazione che appartiene ai due decili più alti del reddito
Piazza Affari sui massimi degli ultimi 18 anni. Da inizio anno un guadagno del 18%
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Le famiglie italiane sono economicamente in sofferenza, gli stipendi languono sui valori più bassi d’Europa e i prezzi galoppano. Ma per chi ha investimenti finanziari questo è senza dubbio un periodo positivo. In Italia, l’84% delle attività finanziarie (depositi, azioni, fondi, obbligazioni, etc) è in mano alla quota di popolazione che appartiene ai due decili più alti del reddito. Detto in altro modo i titoli appartengono quasi tutti a chi ricco lo è già.

Nonostante tensioni geopolitiche e il tira e molla sui dazi, le borse salgono. Piazza Affari si avvicina ai 41mila punti, sui massimi da 18 anni. Dall’inizio dell’anno il listino milanese è salito del 18%. Un po’ meno di Francoforte (+ 24%) ma molto meglio di Parigi (+ 6,6%) o degli indici statunitensi, comunque sui massimi storici e sui quali, però, pesa l’indebolimento del dollaro (per i risparmiatori europei che se vendono le azioni si trovano in mano moneta statunitense).

È un buon momento pure per i titoli di Stato, più per le disgrazie altrui che per meriti dell’Italia. I rendimenti sulle scadenze brevi e medie eguagliano ormai quelli francesi. Pesano le difficoltà di Parigi ma pure la stabilità politica che caratterizza l’Italia in questa fase, conti pubblici sempre difficili da maneggiare ma, tutto sommato, sotto controllo grazie ad una perenne austerità, la spinta dei fondi del Pnrr e del superbonus sulla crescita economica. Fattori che hanno regalato a Roma un piccolo sprint sui mercati. Impossibile dire se e quanto durerà.

Le prospettive non sembrano rosee. I flussi di denaro del Pnrr iniziano a ridursi e gli scontri commerciali con gli Usa di Trump inizieranno presto a far sentire effetti più concreti, salvo improbabile sorprese nei negoziati. Anche il comparto delle costruzioni, trainante negli ultimi due anni, comincia a segnare il passo mentre i consumi e la manifattura sono da tempo in sofferenza. I mercati finanziari vivono nella loro realtà parallela, più attenti ad ogni sussurro delle banche centrali che a quanto accade fuori dal recinto delle contrattazioni. Finché dura.

A beneficiare della corsa di piazza Affari è pure il ministero del Tesoro che ha importanti partecipazioni nelle big quotate, a cominciare da Enel ed Eni, in vetta alla classifica della capitalizzazione della borsa italiana. Nel complesso il valore delle partecipate è cresciuto negli ultimi sei mesi di oltre 42 miliardi di euro, come fa sapere lo stesso ministero, portandola così complessivamente a 263,5 miliardi. Al primo luglio 2025, il valore teorico della quota per lo Stato sfiorava i 90 miliardi con le 13 società partecipate dal Mef che pesano per il 28,5% dell’intero listino, il 19,1% in più rispetto all’inizio dell’anno.

A trainare i risultati del semestre soprattutto Fincantieri (+129,5%), Leonardo (+77,6%), Poste (+33,7%), Italgas (+33,6%), Snam (+20%), Enel (+19,3%). In territorio negativo, invece, Enav (-3,5%, equivalenti ad un calo di 79 milioni di euro) e Saipem (-8,1%, in diminuzione di 400 milioni).

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