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Trump cambia idea sullo stop alle armi a Kiev. E accusa Putin: “Dice un sacco di stronzate, sta uccidendo molti uomini”

Dopo aver annunciato l'interruzione delle forniture militari, il presidente Usa torna sui suoi passi: in arrivo nuovi sistemi Patriot. E sfoga la frustrazione verso il capo del Cremlino
Trump cambia idea sullo stop alle armi a Kiev. E accusa Putin: “Dice un sacco di stronzate, sta uccidendo molti uomini”
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Donald Trump fa retromarcia sullo stop alle armi a Kiev. Il presidente Usa ha annullato ufficialmente l’interruzione delle forniture militari all’Ucraina annunciata nei giorni scorsi dalla Casa Bianca: “Invieremo altre armi. Dobbiamo farlo. Devono essere in grado di difendersi. Ora vengono colpiti molto duramente“, ha detto ai giornalisti a margine del colloquio a Washington con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. La mossa riflette la frustrazione del tycoon nei confronti di Vladimir Putin e del suo rifiuto di arrivare a una tregua in tempi brevi: “Non sono affatto contento di Putin. Sono deluso, francamente, che non si sia fermato”, si è sfogato Trump a proposito del leader russo in un successivo briefing coi cronisti. “Putin non sta trattando bene gli esseri umani, sta uccidendo un sacco di persone e molte di queste sono i suoi soldati. Ci rifila un sacco di stronzate, se volete la verità. È sempre molto gentile, ma alla fine si rivela tutto inutile. Molte persone stanno morendo e questo deve finire”, ha attaccato.

L’assicurazione che gli invii di armi continueranno è stata accolta con sollievo da Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino ha reso noto di aver incaricato il ministro della Difesa ed il capo di Stato maggiore “di intensificare tutti i contatti con la parte americana. Le dichiarazioni e le decisioni politiche ora devono essere attuate il prima possibile per proteggere il nostro popolo e le nostre posizioni”, ha esortato, principalmente con riferimento alla “difesa aerea“. Al centro del caso infatti ci sono i sistemi antimissile Patriot: gli Usa avrebbero dovuto consegnarne altri trenta, ma il capo del Pentagono Pete Hegseth aveva messo il veto nell’ambito di una revisione delle scorte dopo i raid sui siti nucleari iraniani. Dopo il dietrofront, riferisce il giornale online Axios, a Kiev dovrebbero essere forniti dieci sistemi. La non è stata presa bene da Mosca: il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov l’ha definita una scelta “non in linea con i tentativi di promuovere una soluzione pacifica” e che al contrario “favorisce in tutti i modi la prosecuzione delle ostilità”.

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