Bollo auto, dal 2026 si cambia: rata unica e scadenza personalizzata. Tutte le novità
Dal 1° gennaio 2026 il bollo auto in Italia subirà una profonda trasformazione che renderà più semplice il pagamento, ma porterà anche novità più stringenti per utenti e imprese. Per i veicoli di nuova immatricolazione sarà eliminata la possibilità di frazionare il pagamento in più rate: ora sarà obbligatorio versarlo in un’unica soluzione entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di immatricolazione, e tale scadenza tornerà sempre ogni anno. Se, per esempio, si acquista un’auto a marzo 2026, il bollo dovrà essere pagato entro il 30 aprile 2026 e, in futuro, ogni anno sempre entro quella data.
Questa scelta semplificativa mira a razionalizzare i pagamenti e ridurre il rischio di dimenticanze o inadempimenti. Al tempo stesso, le Regioni, titolari della tassa, avranno più autonomia: potranno decidere di offrire un’opzione di pagamento quadrimestrale per alcune categorie (veicoli aziendali, commerciali, ecologici), ma solo se lo riterranno utile. Fino ad oggi, sebbene alcune regioni offrissero poche rate, la norma nazionale imponeva fasce quadrimestrali obbligatorie, meccanismo che, per i nuovi veicoli, verrà meno.
Un’altra novità riguarda il principio di territorialità: il bollo va versato nella regione di residenza del proprietario, rafforzando l’allocazione delle risorse sui territori di effettivo utilizzo. Questo meccanismo punta anche a contrastare prassi scorrette come l’intestazione fittizia in una regione più conveniente.
Non meno rilevante è la novità sul bollo nei casi di fermo amministrativo: dal 2026, anche se il veicolo è bloccato per gravi violazioni o provvedimenti giudiziari, il bollo resta dovuto. Finora la giurisprudenza esentava tali mezzi, ma questa possibilità viene cancellata. Questa modifica elimina eventuali scorciatoie per evitare il tributo rimanendo fermi.
Le procedure sono semplificate anche per i passaggi di proprietà: il versamento del bollo sarà stabilito in base alla persona intestataria al PRA al primo giorno dell’anno tributario, così evitando ambiguità in caso di vendita nei giorni centrali. In pratica, se si vende una vettura a fine gennaio, il bollo annuale resterà a carico del proprietario registrato il 1° gennaio.
Il decreto conferma che per i veicoli già immatricolati prima del 2026 nulla cambia, a meno che le singole Regioni non introducano modifiche ad hoc. In ogni caso, il superbollo per le auto più potenti (oltre 185 kW) rimarrà invariato.
Grande attenzione viene riservata anche all’eco-bonus regionale: la riforma riconosce e mantiene i regimi di esenzione per auto elettriche (generalmente 5 anni), ibride, GPL/metano e storiche, ma spetta alle Regioni stabilire le condizioni per il futuro, lasciando ampio spazio a differenze sul territorio. Alcune regioni offrono esenzioni permanenti per auto elettriche, mentre altre prevedono riduzioni speciali in anni successivi all’immatricolazione.
Dal versante tecnologico, la riforma favorirà la digitalizzazione: il pagamento del bollo sarà possibile solo tramite portali ufficiali (SPID o CIE) e l’interconnessione tra PRA, motorizzazione e fisco garantirà verifiche automatiche, notifiche digitali e potenziali premi per chi paga puntualmente. Il nuovo sistema, denominato Archivio Nazionale Tasse Automobilistiche (ANTA), punta a razionalizzare la gestione e migliorare l’efficienza amministrativa.
L’obiettivo è avere un bollo più semplice da pagare, più giusto per chi effettivamente usa l’auto, e più equo, rafforzando il legame tra gettito e territorio. Ma l’abolizione della rateizzazione obbligatoria e la conferma dell’obbligo anche con veicolo fermo rappresentano nuovi oneri per molti automobilisti, specie per chi ha veicoli fermi o acquistati di recente. Allo stesso tempo, la scelta di lasciare le Regioni libere di gestire sconti o esenzioni apre la strada a disparità territoriali che rischiano di penalizzare alcuni utenti.
Con la riforma, il bollo diventa una tassa di possesso, sempre dovuta, e la semplificazione si traduce in pagamenti più immediati e trasparenti, anche se meno diluibili. Ora la palla passa ai Consigli regionali, chiamati entro fine anno a definire aliquote, scadenze quadrimestrali facoltative e regimi di favore ambientale. Per i cittadini, il 2026 sarà un anno di cambiamento: occhio alle novità nella propria Regione.