Kiev colpisce una fabbrica di droni nel territorio russo. Ma a giugno Mosca è avanzata in Ucraina a passo di record
L’Ucraina prova a passare al contrattacco, mentre la Russia minaccia di invadere la città di Sumy. Kiev ha rivendicato l’attacco a una fabbrica di “sistemi di difesa antiaerea e droni” nella città russa di Izhevsk, a 1.300 chilometri dal confine e circa 1.000 chilometri a est di Mosca. “I droni dell’Sbu”, i servizi di sicurezza ucraini, “hanno colpito la fabbrica Koupol, che produce sistemi di difesa antiaerea Tor e Osa, nonché droni per l’esercito russo”, ha dichiarato all’Afp una fonte della sicurezza ucraina, parlando a condizione di anonimato. Secondo il governatore della regione russa dell’Udmurtia, Alexandre Bretchalov, il bilancio è di 3 morti, e 35 feriti, 10 in condizioni gravi.
La guerra dei droni – Non sarebbe l’unico attacco ucraino in profondità nel territorio russo, quello contro la fabbrica di Koupol. “Gli attacchi del regime di Kiev contro città pacifiche continuano e li condanniamo fermamente. I nostri militari stanno adottando misure per ridurre al minimo tali rischi”, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riferito dall’agenzia Tass. Mosca non si riferisce solo all’azienda bellica di Izevsk. Anzi tira in ballo attacchi con con missili a lungo raggio, da parte di Kiev, contro il distretto di Vorosilovskij a Donetsk e la Repubblica di Lugansk.
Nella notte, stando al ministero della Difesa russo, le forze di difesa aerea hanno distrutto 60 droni ucraini sulle regioni russe. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo. “17 sul territorio della Repubblica di Crimea, 16 sul territorio della regione di Rostov, 11 sulle acque del Mar d’Azov, 5 sul territorio della regione di Kursk, 4 sul territorio della regione di Saratov, 3 sulle acque del Mar Nero, 2 sul territorio della regione di Belgorod e 1 drone è stato distrutto sui territori delle regioni di Voronezh e Oryol”, sostiene il dicastero.
L’Ucraina prova a rispondere a Mosca con le sue stesse armi. Infatti il numero di droni a lungo raggio, lanciati dalla Russia contro l’Ucraina, è aumentato del 36,8% a giugno rispetto al mese precedente, secondo un’analisi dell’Afp pubblicata oggi. Attacchi che hanno messo a dura prova le difese antiaeree e sfinito i civili. Secondo i dati pubblicati quotidianamente dall’esercito ucraino, la Russia ha inviato 5.438 droni d’attacco a lungo raggio contro il suo territorio a giugno, il numero più alto dall’inizio dell’invasione del 2022, rispetto ai 3.974 di maggio.
Oggi dalla Russia sono partiti anche i missili, verso il distretto di Kamyansk, nella regione di Dnipropetrovsk, provocando nuovi morti e feriti, secondo le autorità locali citate dalla testata Ukrainska Pravda. “Il nemico ha colpito il distretto di Kamiansky con un missile. È scoppiato un incendio. Stiamo chiarendo le conseguenze”, ha riferito su Telegram Serhiy Lysak, capo dell’Aeronautica Militare delle Forze Armate dell’Ucraina.
L’avanzata record di Putin – A giugno, mentre i droni attaccavano dai cieli come mai prima, l’esercito russo ha compiuto a giugno la sua più grande avanzata in territorio ucraino da novembre, accelerando la sua avanzata per il terzo mese consecutivo. Lo riporta un’analisi dell’Afp sui dati forniti dall’Institute for the Study of War (Isw) con sede negli Stati Uniti. Le truppe di Mosca hanno conquistato 588 km² di territorio ucraino a giugno, dopo 507 km² a maggio, 379 km² ad aprile e 240 km² a marzo. Avevano rallentato durante l’inverno.
Le forze di Mosca hanno conquistato integralmente il Luhansk, secondo quanto dichiarato da Leonid Pasechnik, a capo della Repubblica Popolare per conto di Mosca. Luhansk è una delle quattro regioni ucraine annesso alla Russia nel settembre 2022, con un referendum in un clima bellico, senza alcuna garanzia per la tutela dei diritti democratici. Se confermato, ciò renderebbe Luhansk la prima regione ucraina ad essere completamente occupata dalla Russia dopo oltre tre anni di guerra. Nessun commento immediato da parte di Kiev in merito all’affermazione di Pasechnik. In un intervento al Primo Canale della Tv di Stato russa, andato in onda lunedì sera, Pasechnik ha affermato di aver ricevuto un rapporto “letteralmente due giorni fa” in cui si affermava che il “100%” della regione era ora sotto il controllo delle forze russe.
Kiev chiede aiuto all’Ue fino al 2027: “Negoziati per l’ingresso in Europa da avviare quest’anno” – Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha avuto un “incontro positivo con la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen a margine della Conferenza delle Nazioni Unite in Spagna”, a Siviglia. Shmyhal, su X, ha scritto di aver “discusso della necessità di finanziamenti sostenibili per l’Ucraina per il 2026-2027, per facilitare la nostra economia e la ripresa”. Il primo ministro ha aggiunto di aver aggiornato Von der Leyen “sulla situazione in prima linea”, e ” ringraziato la Commissione Ue e personalmente la presidente Von der Leyen per il fondamentale sostegno all’Ucraina nel settore della difesa”. Un passaggio del post è dedicato sll’ingresso di Kiev in Ue: “Prevediamo di avviare i negoziati quest’anno. La presidente della Commissione Europea ha assicurato il pieno sostegno delle istituzioni dell’Ue agli ulteriori progressi dell’Ucraina su questo percorso”.
L’Ungheria si mette di traverso, l’Ue preme per l’adesione – La Commissione europea “prende atto dei risultati” della consultazione “non vincolante” indetta dal governo ungherese sull’adesione dell’Ucraina all’Ue. “Ora spetta all’Ungheria e al governo ungherese spiegare come intendono procedere”. Ma la Commissione Ue, durante il briefing quotidiano alla stampa, con le parole di un portavoce ha auspicato l’accelerazione lungo il percorso di Kiev verso l’ingresso in Ue: “L’Ucraina sta portando avanti le riforme nelle circostanze più difficili che si possano immaginare” ha osservato, ricordando che per Palazzo Berlaymont Kiev “ha soddisfatto i criteri per aprire il primo cluster” dei negoziati di adesione. Anzi, avrebbe presentato un piano sulle minoranze “che risponde alle preoccupazioni dei suoi vicini” valutato “positivamente” dalla Commissione. “Riguardo all’adesione, abbiamo sempre difeso un approccio basato sul merito, non c’è alcuna ragione oggettiva in questo caso per obiettare l’apertura del cluster”, ha aggiunto il portavoce, sottolineando che “quando un Paese candidato viene trattenuto senza ragioni oggettive, nonostante soddisfi i criteri, il processo di adesione perde la sua credibilità. Speriamo quindi di poter aprire il primo cluster molto presto”.