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Perché la Lazio non può fare mercato: l’indice di liquidità tanto odiato da Lotito e la beffa per Sarri

Il club biancoceleste non può fare operazioni in entrata perché non rispetta i parametri previsti. Le regole cambieranno a partire da gennaio 2026, intanto però il nuovo tecnico si ritroverà una rosa senza rinforzi
Perché la Lazio non può fare mercato: l’indice di liquidità tanto odiato da Lotito e la beffa per Sarri
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La cosa simpatica (per così dire) è questa. Nel 2022, a gennaio, in pieno mercato invernale, Maurizio Sarri disse questa frase: “Siamo bloccati dall’indice di liquidità. Che non ho nemmeno capito che c***o sia”. Tre anni e mezzo dopo, ci si ritrova punto e a capo: Sarri è di nuovo allenatore della Lazio che, come capita ormai da anni, si ritrova di nuovo bloccata sul mercato per lo stesso, identico, problema. Anzi, a dirla tutta, la situazione si è pure aggravata, perché non riguarda solo l’indice di liquidità, ma anche gli altri due parametri che permettono alla Federazione di dare il via libera ai club per le operazioni finanziarie: l’indebitamento e il costo del lavoro allargato sono in negativo. Ed è per questo motivo che nemmeno vendendo qualche giocatore, la società potrà, al momento, tesserarne qualcuno.

I tre parametri
Prima di tutto, un chiarimento. Sarà l’ultima estate in cui la combinazione dei tre parametri avrà valore per valutare la solidità economica di un club. Dal prossimo calciomercato (quello di gennaio 2026) le regole cambieranno e convergeranno verso le norme Uefa, che sono per certi versi anche più stringenti (per esempio, sulla durata dei contratti). Ma l’indice di liquidità non verrà più considerato. Resteranno in piedi gli altri: l’indicatore del costo di lavoro allargato (cioè gli stipendi e il valore dei cartellini) che non potrà superare l’80% in rapporto ai ricavi; e l’indice di indebitamento, che stabilisce un rapporto tra i debiti e i ricavi in generale.

Da anni, quella dell’indice di liquidità è la grande battaglia di Lotito, che appunto rimarca quanto fotografi in maniera poco chiara la situazione debitoria di una società. Il blocco verso la Lazio è arrivato perché sono diventati ora voce attiva del bilancio i riscatti dei cartellini di due anni fa: l’ammortamento del bene sta incidendo in maniera troppo importante sull’attuale gestione economica del club di Lotito, tanto da far saltare il banco. Come si può risolverlo? Le strade sono due. La prima è riuscire a cedere entro il 30 giugno diversi giocatori per arrivare a una cifra di decine di milioni di euro di incasso. Una cosa praticamente impossibile: l’unica cessione al momento è quella di Tchaouna al Burnely per 14 milioni e le recenti voci di mercato parlano di un interessamento, nemmeno di una trattativa, del Bournemouth per Gila. L’altra è immissione di denaro fresco da parte del presidente della società: di fatto, attraverso aumenti di capitale, che Lotito in passato ha fatto per cifre mai superiori a 10 milioni di euro.

Il presidente biancoceleste, in realtà, sta percorrendo un’altra strada: spera che il cambio di regolamento di cui sopra possa prendere subito corpo, perché andrebbe a considerare meno l’indice di liquidità che, secondo la dirigenza, fotografa in maniera poco veritiera la reale situazione economica del club. Di cosa si tratta? È un indice calcolato su più parametri, che permette di verificare quanto una società possa assolvere nel breve-medio termine i propri impegni finanziari. È fondamentale per poter ottenere l’iscrizione al campionato (e la Lazio ce l’ha fatta) ma serve anche per poter avere il via libera sul mercato.

Il 31 marzo, data di scadenza per verificare lo stato di salute dei club in vista delle prossime iscrizioni, è arrivato il semaforo rosso per il mercato. La società, per conto suo, si è dichiarata “serena”. Un po’ meno lo è forse Sarri, che continuerà a non capirci “un c***o” sull’argomento, ma che una cosa l’ha intuita senza dubbio: la Lazio qualche sacrificio dovrà farlo (non troppi, pensa Lotito, per non indebolire davvero in maniera importante la rosa) e non è detto che i giocatori che arriveranno, se arriveranno, saranno subito pronti per sopportare le ambizioni del club. Una cosa che, probabilmente, l’allenatore non aveva previsto.

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