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Gli arbitri come i poliziotti: carcere per chi li picchia. Nuove pene nel dl Sport

Il decreto Sport approvato dal governo equipara gli arbitri a pubblici ufficiali. L'Aia: "Una legge storica contro un'emergenza sociale"
Gli arbitri come i poliziotti: carcere per chi li picchia. Nuove pene nel dl Sport
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Gli arbitri diventano “pubblici ufficiali”, quindi chiunque usi violenza nei loro confronti durante lo svolgimento del loro compito rischia le stesse pene di chi aggredisce un poliziotto, compreso il carcere. È la storica decisione presa dal governo che ha approvato il decreto Sport in Consiglio dei ministri. Il pacchetto di norme voluto dal ministro dello Sport Andrea Abodi vara quindi il più forte giro di vite contro la violenza nei confronti delle figure tecniche che assicurano la regolarità delle competizioni.

La norma è stata subito festeggiata dall’Associazione italiana arbitri che parla di una “legge storica” con la tutela degli arbitri che entra nel codice penale: “Sto provando una grande gioia ed emozione. È il frutto di mesi di lavoro e di incontri con i quali abbiamo portato all’attenzione politica e mediatica questa emergenza sociale”, ha detto il presidente Antonio Zappi ringraziando Abodi, il governo e tutti coloro che “da tutti gli schieramenti” hanno sostenuto “questa battaglia di civiltà”.

“Insieme alle misure repressive la violenza dovrà tuttavia essere ancora combattuta anche con misure culturali e progetti formativi che, unitamente a tutte le componenti federali che hanno a cuore la tutela dei nostri ragazzi e anche con il nuovo Osservatorio antiviolenza della Figc, l’Aia sicuramente metterà in campo”, ha sottolineato rimarcando come oltre l’aspetto della punibilità delle violenze in maniera specifica esiste, appunto, un tema culturale.

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