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Santanché, altro giro altro fallimento. Crolla anche Ki Group Holding

Terzo fallimento in un anno per il “gruppo bio” della ministra. E ora la Procura accelera sul fronte penale, probabile accorpamento in un unico maxi-fascicolo
Santanché, altro giro altro fallimento. Crolla anche Ki Group Holding
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Un’altra batosta per Daniela Santanché. A travolgerla, ancora una volta, è la sua creatura imprenditoriale preferita: quel “gruppo bio” che doveva cambiare il mondo a colpi di prodotti naturali e invece ha solo lasciato solo scorie e macerie. Il Tribunale di Milano ha disposto la liquidazione giudiziale – la vecchia parola era “fallimento” – di Ki Group Holding S.p.A., un tempo controllata dalla ministra del Turismo e dall’ex compagno Canio Mazzaro.

I giudici non hanno avuto dubbi: nessun piano di salvataggio, nessuna proposta di ristrutturazione, nessuna via d’uscita. Solo debiti, ritardi e un’inerzia che non lasciava altra scelta.

Il crac si aggiunge alla lunga lista: Ki Group Srl (fallita a gennaio 2024) e Bioera S.p.A. (liquidata a dicembre). E adesso si avvicina un altro capitolo penale: Santanché era già indagata per bancarotta nel fallimento della prima, accusa fotocopia in arrivo per Bioera. Con questa nuova sentenza, si va verso un accorpamento delle inchieste in un unico, corposo fascicolo. Chi pagherà, però, resta da vedere: al timone delle società si sono avvicendati vari amministratori, e i giochi di scaricabarile sono già iniziati.

A premere per la liquidazione di Ki Group Holding è stata la Procura di Milano, con i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, coordinati dall’aggiunto Roberto Pellicano. Ma non erano i soli: l’Agenzia delle Entrate bussava da mesi, con 400mila euro di crediti fiscali non pagati. Il giudice Francesco Pipicelli aveva già in calendario un’udienza per dichiarare inammissibile il tentativo di concordato. Insomma, la fine era scritta da tempo.

Le motivazioni della sentenza non lasciano spiragli: “insolvenza definitiva”, “nessun credito residuo”, “nessun mezzo per onorare le obbligazioni”. Debiti con lo Stato e gli enti previdenziali per quasi 1,4 milioni, accumulati dal 2020. E nemmeno un piano credibile per uscirne.

A mettere mano al disastro ci penserà ora il curatore fallimentare Marco Garegnani, incaricato di ricostruire i conti e depositare in fretta – entro tre giorni – bilanci, scritture e libri sociali. Prossima tappa: 15 ottobre, udienza per lo stato passivo. Quel giorno si conteranno i creditori e si capirà quanto resta da spartire. Se qualcosa resta.

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