“Cucina 100 passi”, a Palermo giovani con disabilità ai fornelli. Tra solidarietà e legalità, nel segno di Impastato
Si chiama Cucina 100 passi e s’inserisce nell’ambito di Palermo Capitale Italiana del Volontariato 2025: si propone di impegnare giovani con disabilità mentali in lavori pratici di cucina col proposito di far nascere un ristorante gestito interamente da loro. Un’iniziativa a cui ha dato vita Danilo Sulis, pioniere delle radio libere degli anni Settanta e compagno di Peppino Impastato. L’esperienza di Cucina 100 passi si inserisce d’altra parte nel solco di Radio 100 passi, l’emittente (ri)nata nel 2010 dalle ceneri di quella che fu Radio Aut, dalla quale Impastato denunciava il malaffare mafioso. La rete di gruppi sociali che hanno sostenuto l’avvio del progetto mette insieme Cesvop e Fitel Sicilia e tre associazioni che operano nel sociale, MeravigliosaMente, Itaca e Punto di Partenza. A collaborare è stato anche l’Istituto alberghiero Pietro Piazza. Racconta Sulis: “Io nasco musicista. Sono stato coinvolto in associazioni e ho fatto un corso di musica per ragazzi down. Lo scorso anno ho invece collaborato con una cooperativa facendo fare ai disabili mentali trasmissioni televisive e in radio. Mi sono avvicinato in punta di piedi pensando di fare qualcosa per loro, ma poi ho scoperto che sono stati loro a dare qualcosa a me”.
Non si tratta però, precisa il presidente di Radio 100 passi, del solito progetto in cui i ragazzi si vedono impegnati in attività di breve o media durata, senza entrate economiche. Qui serve dare lavoro. E ragionare in prospettiva futura perché anche i giovani disabili, sottolinea Annamaria Catalano (volontaria di Itaca e madre di Angelo, un ragazzo autistico) “diventano adulti”. “Finché sono bambini fanno tenerezza – dice Catalano – , ci sono le scuole, sono protetti. Ma appena escono da quel mondo ovattato è una tragedia. Cosa faranno quando i genitori non potranno più accudirli? La vera cura per i nostri figli è il lavoro. Il lavoro è un diritto che la società deve tutelare rendendo portatori di diritti anche quei gruppi sociali che spesso faticano a trovare voce e cittadinanza”. Per questo Cucina 100 passi rivendica tutta la sua natura di progetto socio-occupazionale: perché vuol creare lavoro in una Sicilia in cui la disoccupazione morde più che altrove. “Questi ragazzi li dobbiamo assumere, pagare e assumere”, stringe il pugno Danilo.
C’è un altro tassello che si incastra nel puzzle: quello della legalità nel segno di Impastato. I tipi di prodotti alimentari scelti nel menù (vegetariano) del progetto, che saranno biologici, provenienti da aziende etiche e da terreni confiscati alla mafia. E così la legalità gioca una partita a tre con sostenibilità e ambiente. Dall’altro lato la scelta di costruire il ristorante in un bene sottratto alla mafia “affinché ciò che era ‘di Cosa Nostra’ diventi ‘Casa Nostra’”. Ancora una volta sulla strada di Peppino Impastato: fu la casa del boss Tano Badalamenti a Cinisi a diventare sede di Radio 100 passi. Eppure “l’impasse c’è sempre – avverte Sulis -: in Sicilia si resta ingolfati nel disbrigo di pratiche burocratiche che ostacolano la rifunzionalizzazione dei beni espropriati. È un sistema claudicante nel quale spesso ci muoviamo a singhiozzo”.
Il centro di salute mentale dell’Asl, viene spiegato, aiuterà a pagare lo stipendio ai ragazzi inseriti nel progetto grazie a fondi specifici per le assunzioni, mentre Sulis conta di rafforzare l’iniziativa con l’acquisto di un gazebo e di un food truck: “Se le persone non vengono da noi, noi andiamo da loro – aggiunge – Vogliamo che i ragazzi vadano nelle ville, nelle piazze, nei luoghi pubblici: la disabilità è un valore, una cosa che se non la conosci non sai che lingua parla”. E ancora: il diritto all’abitare. “Altrove in Italia ci sono situazioni di co-housing tra ragazzi disabili – insiste il fondatore di Radio 100 passi -. A Palermo ancora non se ne vedono. È un’esperienza che può funzionare”. Una missione su diversi fronti, dall’occupazione ai diritti dei lavoratori disabili, dall’inserimento sociale alla legalità. “Cosa mi aspetto dal futuro? Sono ottimista. Faccio antimafia da tempo e con tutto quello che ho visto continuo la mia strada con fiducia. Perciò non mollo e tiro dritto”.