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Centri estivi, i conti non tornano. Le mamme: “Posti insufficienti e i privati hanno costi proibitivi” – Le storie

Age Associazione Genitori: "Scuole aperte anche ad agosto". Racconta la tua esperienza
Centri estivi, i conti non tornano. Le mamme: “Posti insufficienti e i privati hanno costi proibitivi” – Le storie
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Centri estivi, salvezza e condanna. Perché c’è chi lavora anche tutto il giorno e non ha una rete familiare che possa gestire i bambini una volta finita la scuola. E non ci sono solo i genitori che trovano posto nei centri estivi comunali oppure organizzati dall’oratorio, a prezzi accessibili. C’è chi (pur lavorando) resta fuori dalle graduatorie e chi non può permettersi quelli privati, né tantomeno la babysitter. Non è isolato il caso della 37enne Daniela Garofalo, mamma di due figli di 3 e 12 anni che ha raccontato a ‘Prima Lecco’ di aver dovuto chiedere un prestito per poter mandare sua figlia al centro estivo, suscitando molte reazioni anche sui social. Costo: 535 euro per la frequenza della più piccola per quattro settimane e altri 700 per il maggiore tra oratorio estivo e vacanza organizzata dallo stesso oratorio. Ma sono tantissimi i genitori che cercano di fare rete, di scambiarsi opinioni, suggerimenti. Non è un caso se già ad aprile, il pedagogista Daniele Novara, aveva lanciato l’allarme: “Il nostro Paese ha le vacanze scolastiche più prolungate di tutta Europa e questo mette in fortissima difficoltà le famiglie che non possono permettersi tre mesi di vacanze per i loro figli e figlie”. Unico aiuto per molti: i centri estivi che, però, troppo spesso hanno costi elevati. Da qui l’invito: Se possibile, rendiamo gratuiti questi centri. O, quantomeno, calmieriamo i prezzi”. L’allarme, tra l’altro, arrivava dopo l’annuncio dello stanziamento da 60 milioni da parte del Governo Meloni, “cifra nemmeno lontanamente sufficiente”. Sono passati quasi due mesi e il problema si fa sentire. Le mamme si sfogano sui social, perché alle prese con i prezzi alti dei centri estivi privati, soprattutto al Nord (in primis a Milano) e, in alcuni casi, le comunicazioni tardive sugli aumenti di quelli comunali come avvenuto, per esempio, a Peschiera Borromeo (Milano).

Le mamme: “Posti non sufficienti. I centri privati sono proibitivi” – Sulla pagina Facebook Genitori-Il Diritto di non farcela si possono leggere molte storie e diverse arrivano da Milano. Il bivio, al di là dei rincari registrati in alcuni comuni italiani, è tutto nell’inclusione o meno tra quei fortunati genitori di bambini la cui iscrizione al centro estivo comunale viene accettata. Lo mostra la storia di Paola, che quest’anno pagherà intorno ai 300 euro, con il centro estivo comunale, dal 12 giugno al 23 luglio. “E pensare che io sono in una fascia Isee bassa. Se non avessero accettato la domanda per mia figlia – racconta a ilfattoquotidiano.it – l’avrei dovuta tenere a casa, ma io e mio marito lavoriamo. Avrei quindi provato in oratorio, mi pare a 50 euro a settimana fino a fine giugno. I privati costano uno sproposito”. E cosa accade a chi non rientra nella lista? “Basta guardare sul sito del Comune. Ci sono le graduatorie ed è facile vedere quante famiglie si trovano ora davanti a situazioni davvero difficili da gestire”.

Esclusi dalle graduatorie – In effetti, i numeri basta cercarli sul sito del Comune. Per la scuola primaria, solo nel periodo che va dall’11 al 20 giugno sono state inoltrate più di 15mila domande. Al 29 aprile i posti assegnati erano circa 10.600, più di 4.400 le famiglie in lista di attesa. Panico. Dopo l’aggiornamento del 12 maggio e, poi, del 28 maggio, oggi ad attendere sono 2.201 famiglie. Questo perché il numero delle scuole nelle quali si organizzano i centri estivi è limitato e quelle che lo fanno ospitano bambini provenienti da più istituti. Le tariffe, notoriamente più alte nei grandi Comuni al Nord, come al Centro e al Sud, a Milano non sono variate rispetto al 2024, molti restano fuori. “So per certo che sono rimasti fuori molti genitori che lavorano. E non tutte le famiglie possono permettersi anche 200 euro a settimana, quando ti va bene. Nella scuola di mia figlia, per esempio, c’è il centro estivo privato. Ma costa 250 euro a settimana e io non me lo posso permettere”. Ma non accade solo a Milano. In provincia di Bergamo, a Dalmine, ci sono state polemiche sulle comunicazioni tardive, ma anche sui costi e sull’offerta limitata dei centri estivi, soprattutto per i bambini dai 3 ai 6 anni. Anche a Peschiera Borromeo (Milano), dove i costi sono comunque più bassi rispetto al capoluogo lombardo, hanno fatto discutere i rincari del centro estivo comunale: è aumentata la tariffa base per le famiglie con Isee tra 1.001 e 10mila euro (da 41,81 a 50 euro), che si applica ora anche alla fascia Isee più bassa, per cui il servizio era gratuito. Le famiglie con Isee fino a 15mila euro, passano da 53,14 euro a 60 euro. E accade anche in altre regioni, come il Veneto, per esempio a Padova e a Chioggia (Venezia) e in Toscana. Altri Comuni hanno lasciate invariate le tariffe, ma c’è anche chi, invece, ha previsto nuove agevolazioni e più posti per i bambini, come il Comune di Ferrara.

Age Associazione Genitori: “Scuole aperte anche ad agosto” – Per Age Associazioni Genitori non può che esserci una soluzione. “Le strutture scolastiche dovrebbe rimanere aperte tutto l’anno, anche ad agosto, con una diffusione capillare. Perché è di questo che oggi c’è bisogno, mentre troppo spesso non ci si rende conto che le famiglie sono cambiate. La scuola non può rimanere quella di tanto tempo fa” commenta a ilfattoquotidiano.it Claudia di Pasquale, presidente nazionale di AGe, Associazione Genitori. Certamente alcun realtà sono più care di altre, ma quello dei centri estivi è un problema che riguarda tutto il Paese, proprio perché le famiglie sono cambiate. “Basterebbe reperire personale adeguato – spiega – e chi può farlo se non la scuola, mentre i docenti vanno in ferie, a meno che non scelgano di restare”.

Alle prese con i centri estivi privati – A Milano c’è anche Monica. Ha fatto i conti: due figlie per sette settimane. Tra oratorio a giugno e centro estivo privato a luglio spenderà 1.328 euro. “Meno male che ad agosto non lavoro” scrive su Facebook. E il comunale? “Quest’anno il comunale è stato spostato in un’altra scuola”. La ricerca tra i centri estivi privati, escludendo i campus di più giorni, è davvero non cosa da poco. Ci si affida un po’ per passaparola, un po’ per conoscenza delle società e delle associazioni organizzatrici, un po’ ci si lascia guidare dagli interessi di figli. E c’è davvero di tutto, da quelli sportivi, a quelli artistici. Solo che non sono molte le famiglie che possono permetterseli, soprattutto per più settimane e per più figli. In Brianza, per un centro estivo privato, racconta un’altra mamma, siamo sulle 150 euro a settimana circa, che sia un campo sportivo o altro. In provincia di Bergamo, “a Bonate Sotto – dice Silvia – se si escludono quelli gestiti dall’oratorio, i prezzi vanno dai 120 euro in su a settimana, senza pasto”. Barbara, per esempio, lavora in una fabbrica che chiude solo a Ferragosto. “Stavo guardando una guida ai centri estivi di Milano divisi per categorie. E tra questi, quelli che costano meno – scrive su Facebook – sono quelli del Duomo di Milano e sono 130 euro a settimana”. Un altro esempio? “I bagni estivi organizzati da Teatro Franco Parenti, Bagni Misteriosi e Associazione Pier Lombardo per i bambini dai 6 agli 11 anni). Costo: 375 euro (ridotto), oppure 400. Saranno bravissimi, eh, nessuno lo mette in discussione. Ma mi domando in quanti se lo possano permettere”.

Per le donne l’ennesima rinuncia sul lavoro – Che farà Barbara? “L’oratorio fa pagare 60 euro a settimana compresi i pasti, ma due volte a settimana vanno a fare gite e, quindi, ne vanno aggiunti almeno altri 50. Noi scegliamo di non andare alle gite, ma comunque ho le bambine a casa due giorni a settimana”. Barbara può, perché lavora da casa. “Ma se uno deve andare in ufficio, cosa fa?” si domanda. Per questo lei ha rifiutato un lavoro part-time: “Ho calcolato che gli stipendi stipendi di giugno, luglio, settembre (e parte di gennaio e dicembre) sarebbero serviti solo a pagare i campus. Sono tutte questioni di cui si parla poco, e non si considera che ricadono al 90% sulle donne”. Lo conferma Claudia Di Pasquale: “Il welfare è indietro su questo fronte e a pagare sono sempre le donne”.

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