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Scoperto il primo “virus gigante” al mondo: “È grande il doppio del Covid, non sappiamo ancora i rischi per l’uomo”. L’analisi dell’esperto

Si tratta di forme virali note per la loro eccezionale grandezza e per la complessità genetica. "Il virus è stato identificato utilizzando tecniche sofisticate di biologia molecolare e di microscopia elettronica" ha spiegato al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda
Scoperto il primo “virus gigante” al mondo: “È grande il doppio del Covid, non sappiamo ancora i rischi per l’uomo”. L’analisi dell’esperto
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È grande il doppio rispetto al virus del Covid o di un virus influenzale. Non per niente è definito “virus gigante”, ed è stato scoperto dai laboratori dell’Università di Jyväskylä: si chiama con un nome per noi quasi impronunciabile, Jyvaskylavirus. È il primo virus gigante mai isolato nel territorio finlandese. Il ritrovamento, effettuato in un campione di terriccio prelevato localmente, apre nuove prospettive sul ruolo di questi agenti infettivi all’interno degli ecosistemi terrestri.

Un virus dalle dimensioni colossali- Con un diametro di circa 200 nanometri, il Jyvaskylavirus si colloca nella categoria dei cosiddetti virus giganti. Si tratta di forme virali note per la loro eccezionale grandezza e per la complessità genetica, caratteristiche che mettono in discussione la linea di confine tra virus e forme di vita più complesse. La struttura dell’agente patogeno è stata analizzata nei minimi dettagli grazie alla microscopia crioelettronica, una tecnica all’avanguardia che consente di osservare le biomolecole a livello quasi atomico. Il genoma del Jyvaskylavirus, composto da DNA a doppio filamento, presenta somiglianze con altri virus giganti appartenenti alla famiglia dei Marseillevirus. Tuttavia, gli scienziati hanno individuato anche sequenze uniche, che potrebbero indicare l’esistenza di una nuova diramazione evolutiva ancora poco conosciuta.

Ospite di un’ameba- Come molti virus giganti, anche il Jyvaskylavirus ha un bersaglio preciso: le Acanthamoeba castellanii, amebe comuni nel suolo. Durante l’infezione, il virus penetra nella cellula ospite e dà il via alla costruzione di vere e proprie “fabbriche virali”, strutture cellulari che producono nuove particelle infettive fino a causare la distruzione della cellula stessa.

Una scoperta dai risvolti ecologici- Al di là del fascino scientifico, la scoperta ha importanti implicazioni ecologiche. I virus giganti, infettando microrganismi chiave nei cicli naturali, possono alterare in modo significativo la composizione e la dinamica delle comunità microbiche del suolo. Comprendere la loro presenza e funzione è quindi essenziale per approfondire i meccanismi che regolano gli ecosistemi. La ricerca quindi proseguirà per capire se esistano altri virus simili nei suoli boreali e quali siano i loro effetti a lungo termine sull’ambiente.

L’esperto: rischi per l’essere umano?- “Il virus identificato recentemente in Finlandia rientra nella categoria di quei virus cosiddetti ‘giganti’. Questo virus è stato isolato in un’ameba, ma si può ritenere che possa avere una diffusione piuttosto ampia in diversi ecosistemi – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’Università Campus bio-medico e consulente per le malattie infettive dell’European Medicines Agency (EMA) – . Il virus è stato identificato utilizzando tecniche sofisticate di biologia molecolare e di microscopia elettronica”.

La parola “gigante” suscita subito nel senso comune qualche timore sui rischi per la salute umana. Ma di fatto, “non si sa praticamente nulla sugli eventuali rischi per l’uomo – continua Cauda -. Non si possono certamente escludere in assoluto, ma va anche detto che la maggior parte di questi virus giganti sono già noti da tempo e sono innocui per l’uomo. È possibile che l’isolamento di questi virus giganti rispetto al passato sarò più frequente di quanto si poteva supporre dal momento che potrebbero contaminare suolo ed acqua”.

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