Bruce Springsteen e Andy Warhol: due prospettive del sogno americano
“Badlands ebbe una grande influenza. Ho visto qualcosa che mi sembrava di conoscere in quel film. La vita di cui scrivo in Nebraska è la vita che facevo con i nonni quando vivevamo tutti quanti a casa loro (…) anche rispetto alla nostra via, da noi era tutto più indietro. La nostra minuscola casa non era come le altre. Ma in Nebraska c’è la loro storia. Più quella dei miei nonni che quella dei miei genitori. Ritorno spesso in quella casa nei miei sogni, è un luogo molto importante per me, provo sempre una grande emozione. Ancora ci passo davanti, spesso. È un luogo molto misterioso. Lo vedo sotto una luce particolare”.
Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e “Nebraska”, di Warren Zanes (traduzione di Alessandro Besselva Averame; Jimenez Edizioni), è uno dei libri più belli, intensi e appassionanti che abbia letto negli ultimi anni. Lo consiglio a qualsiasi musicista si trovi chiuso nella propria stanza alle prese con idee che faticano a decollare, agli aspiranti scrittori di racconti che vogliono un confronto su come nasce un processo creativo.
Il testo racconta il “viaggio” di Bruce Springsteen verso la realizzazione del suo sesto album, un disco di rottura rispetto ai suoi lavori precedenti, che lo rappresenta nella sua versione più essenziale e personale. Un tormentato Springsteen registrò Nebraska nel modo più semplice e meno elaborato possibile: su un multitraccia a quattro piste (l’oggi desueto TEAC 144) nella sua camera da letto a Colts Neck, nel New Jersey, regalando al suo pubblico il disco più punk (seppur le sonorità punk siano del tutto assenti) dei primi anni Ottanta. Warren Zanes riporta con dovizia di particolari la sua analisi su Nebraska, esaminando attentamente i contesti culturali e storici che hanno influenzato il suo autore: la musica di Hank Williams e dei Suicide, i romanzi di Flannery O’Connor e la storia dei primi serial killer famosi dell’America degli anni Cinquanta, come vengono ritratti e riadattati in Badlands, il film del 1973 diretto da Terrence Malick.
Zanes si avvale di interviste con i collaboratori più stretti del Boss, e porta i lettori nella casa di Springsteen nel New Jersey, a pochi chilometri dalla casa in cui Nebraska è nato e non molto lontano dalla casa della sua infanzia a Freehold, teatro del trauma che ha seminato il suono disperato dell’album.
Liberami dal nulla è un libro che non parla solo di musica, ma di letteratura, di sogni infranti, di solitudine, della poetica della violenza e della nostalgia gustosamente americana, di crisi depressive, di realismo e di speranze. Un libro obbligatorio per gli appassionati di Springsteen, ma anche per chi ha voglia di tuffarsi in una storia working class raccontata magnificamente.
“Dalla finestra della sua casa su Lexington Avenue, Andy Warhol vide accostare al marciapiede una station wagon Ford Falcon nera. Recuperato ciò che considerava l’essenziale – decine di riviste, una cinepresa Bolex appena acquistata (che a malapena sapeva usare) e il suo smoking – Andy salutò la madre con un bacio, corse giù per i gradini, montò in auto e partì per il suo primo viaggio on the road attraverso gli Stati Uniti. Destinazione: Los Angeles, dove la Ferus Gallery di Irving Blum stava allestendo una mostra dei suoi dipinti di Elvis Presley e Elizabeth Taylor”.
Andy Warhol, 1963. Destinazione: Los Angeles, di Deborah Davis (traduzione di Sara Reggiani; Accento Edizioni), è un originale e bellissimo testo che permette di comprendere uno dei padri della Pop Art (e il suo percorso creativo), da un punto di vista inedito e straniante. Warhol partì da New York in compagnia di Taylor Mead, Wynn Chamberlain e Gerard Malanga; insieme i quattro attraversarono gli Stati Uniti da costa a costa. Il viaggio permise all’artista di imprimersi in testa tutti gli elementi commerciali utili per la sua poetica artistica e per raccontare visivamente l’America: cartelloni pubblicitari, insegne di motel, luci al neon, spot colorati sul ciglio della strada. Una volta giunto a Hollywood, Warhol iniziò a lavorare al film Tarzan and Jane Regained… Sort Of, partecipò a party e eventi artistici e visitò la retrospettiva di Marcel Duchamp a Pasadena.
Sebbene il libro si basi sul viaggio in auto da New York alla California, quella narrata è un’introduzione all’estetica di Andy Warhol e alla società dell’epoca (pre-omicidio Kennedy) e ai suoi protagonisti. Andy Warhol, 1963. Destinazione: Los Angeles è un ottimo libro, costruito grazie a una ricerca impeccabile, pieno di curiosità interessanti su arte, letteratura, architettura, industria automobilistica, pubblicità, sviluppo delle vie di comunicazione interstatali, moda e costume. Un buon modo per approcciarsi a “Candy Andy” e al suo mondo.