Il governo non si muove contro Israele, lo fanno le Regioni: Puglia ed Emilia-Romagna interrompono le relazioni con Tel Aviv
Il vicepremier Antonio Tajani ricorda che “la politica estera la fa il governo“, ma di fronte all’inazione dell’esecutivo nonostante il massacro dei civili a Gaza per mano di Israele le Regioni italiane iniziano a muoversi autonomamente. Dopo il caso della Puglia, anche l’Emilia-Romagna ha deciso di interrompere ogni forma di relazione istituzionale con il governo di Israele.
A dare conto della decisione è stato il presidente Michele de Pascale in una lettera inviata ai membri della giunta e ai dirigenti dell’istituzione. Nella missiva il governatore chiede che vengano interrotti “i rapporti anche con tutti i soggetti riconducibili al governo che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di porre fine al massacro in corso, fino a che il rispetto del diritto internazionale non venga ripristinato”. Una decisione che metterà in pausa, almeno fino a quando la guerra andrà avanti, i numerosi progetti di cooperazione che la Regione porta avanti da anni con realtà israeliane.
La condanna di de Pascale per l’operato delle Forze di Difesa israeliane (Idf) a Gaza, sostenute dall’esecutivo estremista di Netanyahu, è netta: una decisione presa, spiega, “a fronte delle gravissime violenze in atto nella Striscia di Gaza che continuano a colpire duramente la popolazione civile, come dimostrano anche i drammatici eventi degli ultimi giorni a Rafah e in considerazione del procedimento avviato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità“. Il governatore è ben consapevole, come ha voluto ricordare Tajani, che la linea in politica estera la decide la Farnesina, ma una posizione forte da parte delle Regioni può mettere pressione su un esecutivo tra i più restii in Europa a prendere provvedimenti nei confronti di Tel Aviv: “Ciascuno di noi – dice – è chiamato a fare quanto è nelle proprie possibilità, nel pieno rispetto delle leggi e delle competenze costituzionali, per contribuire a fermare le violenze in corso. Questa posizione è assunta nei confronti dell’attuale Governo israeliano, non del popolo israeliano, né tanto meno delle persone di religione ebraica e delle comunità ebraiche presenti in Emilia-Romagna, da sempre protagoniste del dialogo interreligioso e dell’impegno contro ogni forma di violenza. La nostra Regione ha promosso con tutte le proprie forze la pace tra israeliani e palestinesi, ha condannato senza ambiguità le organizzazioni terroristiche come Hamas, il massacro del 7 ottobre e chiesto la liberazione degli ostaggi. Coerente con i valori della Costituzione Repubblicana, contrasta ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione, ovunque si manifestino”.
Una scelta simile l’aveva presa il 29 maggio Emiliano in Puglia, anche lui con una lettera inviata a tutti i dirigenti e dipendenti dell’ente, delle sue Agenzie e delle società partecipate, nella quale ha spiegato: “A causa del genocidio di inermi palestinesi in atto da parte del Governo Netanyahu, siete invitati a interrompere ogni rapporto di qualunque natura con i rappresentanti istituzionali del suddetto Governo e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro dei palestinesi nella striscia di Gaza. Questa è una posizione che viene assunta nei confronti del governo Netanyahu, non del popolo israeliano. Sono infatti tantissimi israeliani ed ebrei di tutto il mondo che stanno condannando il governo Netanyahu”.
Azione, quella del governatore pugliese, alla quale era seguito un commento freddo di Tajani: “La politica estera la fa il governo, non la fanno le regioni – aveva precisato – La disponibilità ad accogliere in particolare i bambini è un’altra cosa. Io ringrazio i presidenti Cirio, Rocca e Fontana che hanno aiutato molto. Ma le decisioni di politica estera non sono quelle che prendono i presidenti di regione, non è loro competenza”.