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Nucleare, tra Usa e Iran si frappone Israele: Netanyahu punterà comunque sul conflitto contro Teheran?

Esasperando il tenore delle minacce, Israele sta di fatto spingendo l’Iran a riconsiderare il proprio approccio rispetto alla questione nucleare
Nucleare, tra Usa e Iran si frappone Israele: Netanyahu punterà comunque sul conflitto contro Teheran?
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di Giacomo Gabellini

L’Iran sta prendendo in considerazione la possibilità di autorizzare ispettori statunitensi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) a monitorare l’andamento del programma nucleare della Repubblica islamica, se riuscirà a mediare un accordo con Washington. Lo ha affermato il direttore dell’Organizzazione per l’Energia atomica dell’Iran Mohammad Eslami, nel contesto di un miglioramento della situazione negoziale con gli Stati Uniti riconosciuta anche dal presidente Trump. Quest’ultimo, scrive Axios, avrebbe parallelamente avvertito il primo ministro Netanyahu di non intraprendere alcuna azione che possa mettere a repentaglio le trattative con Teheran.

Secondo quanto emerso negli scorsi giorni, l’intelligence statunitense aveva informato la Casa Bianca che Israele stava pianificando un attacco diretto contro le infrastrutture iraniane mirato proprio a sabotare le trattative. Segno che, all’interno dell’amministrazione statunitense, può essersi creato consenso generalizzato attorno alle valutazioni formulate dall’Office of the Director of National Intelligence, secondo cui l’arma atomica non rientra nei progetti di Teheran.

Nell’Annual Treath Assessment, pubblicato lo scorso marzo, si sostiene che “l’Iran non sta costruendo un’arma nucleare e Khamenei non ha autorizzato la riattivazione del programma di armi nucleari che aveva sospeso nel 2003, sebbene siano con ogni probabilità aumentate le pressioni su di lui affinché lo facesse […]. Khamenei rimane tuttavia il decisore finale riguardo al programma nucleare iraniano”, e rimane ancorato al “desiderio di evitare il coinvolgimento dell’Iran in un conflitto diretto e ampliato con gli Stati Uniti e i loro alleati. Gli investimenti iraniani nelle forze armate rappresentano un elemento chiave degli sforzi volti a fronteggiare le minacce incombenti e scoraggiare/difendersi da un attacco da parte degli Stati Uniti o di Israele”.

Resta da vedere come reagirà il governo Netanyahu, che stando al New York Times starebbe puntando comunque sull’opzione militare anche qualora Washington dovesse raggiungere un’intesa con Teheran, con il palese intento di trascinare gli Stati Uniti nel conflitto. Con il rischio non soltanto di gettare l’intero Medio Oriente nel caos, ma anche di porre il governo Usa di fronte a una decisione difficilissima che potrebbe anche risultare non all’altezza delle aspettative del governo Netanyahu. Lo suggeriscono le recenti iniziative assunte dall’amministrazione Trump, orientatesi verso un significativo disallineamento delle politiche statunitensi dagli interessi israeliani.

Nell’arco di pochi giorni, si è registrata la conclusione delle operazioni militari Usa contro lo Yemen senza che gli Houthi ponessero fine ai loro attacchi contro Israele; la rimozione dal ruolo di consigliere per la Sicurezza Nazionale di un “super-falco” anti-iraniano come Michael Waltz; la cancellazione della visita già programmata in Israele del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che ha accompagnato Trump nel suo tour diplomatico nella penisola araba. Secondo alcune confidenze di alto livello raccolte da Reuters, Trump si sarebbe spinto perfino a sostenere l’avvio del programma nucleare civile messo in cantiere dall’Arabia Saudita indipendentemente dalla disponibilità di quest’ultima a normalizzare le relazioni con Israele.

Ma c’è addirittura di più. Fonti interne alla diplomazia statunitense hanno rivelato al Washington Post che Trump avrebbe intimato al primo ministro Netanyahu che gli Stati Uniti abbandoneranno Israele se le operazioni militari nella Striscia di Gaza non cesseranno. Una prospettiva che lo Stato ebraico non può assolutamente accettare, al di là delle affermazioni di Netanyahu secondo cui il Paese dovrebbe emanciparsi dal supporto militare statunitense.

Allo stesso tempo, moltiplicando ed esasperando il tenore delle minacce, Israele sta di fatto spingendo l’Iran a riconsiderare il proprio approccio rispetto alla questione nucleare. Lo ha evidenziato senza mezzi termini il consigliere della Guida Suprema Ali Larijani, secondo cui qualsiasi azione militare dovesse essere intrapresa contro l’Iran orienterà inesorabilmente Teheran verso l’atomica. L’imperativo di anteporre la sopravvivenza stessa della Repubblica Islamica a qualsiasi altra considerazione, decretato a suo tempo dall’Ayatollah Khomeini in persona, apre automaticamente il varco all’adozione di sentenze religiose (fatwa) che di fronte a circostanze di straordinaria gravità vanificano in via provvisoria quelle preesistenti di significato opposto. Compresa quella che vieta la messa a punto dell’arma nucleare.

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