Al freddo d’inverno, forni d’estate: nei nidi (come nel resto della scuola) l’efficienza energetica è un miraggio. E i comuni non hanno nemmeno i dati
Inverni al freddo e al gelo ed estati bollenti. Così son messe le nostre scuole. Se nel periodo invernale – come ilFattoQuotidiano.it ha rilevato quest’anno – gli studenti sono spesso costretti ad andare a scuola con coperte e borse dell’acqua calda, appena arrivano i mesi di maggio, giugno e poi settembre, nelle aule non si respira più. Figuriamoci a luglio, quando molti nidi continuano le attività con i centri estivi. Trovare un dato preciso per fare una fotografia della situazione della presenza di condizionatori nelle strutture che ospitano i bimbi, che abbiano un anno o 18 – è impossibile. L’Associazione nazionale dei Comuni (spesso proprietari degli asili) non ha numeri in merito. Nemmeno Legambiente è in grado di sapere quanti impianti ci siano. Gli unici numeri, e riguardano le scuole dell’obbligo, arrivano da Cittadinanzattiva: solo sei edifici su cento hanno impianti di condizionamento e ventilazione. “Troppo pochi”, esordisce la coordinatrice scuola dell’associazione, Adriana Bizzarri. La regione Marche è la più virtuosa (26,4%), seguita da Sardegna (15,7%) e Veneto (9,7%). “Senza questi investimenti – dice Bizzarri – sulle strutture scolastiche per renderle adeguate a fronteggiare le ondate di calore prolungate e gli altri fenomeni atmosferici violenti, è un miraggio pensare di poter modificare il calendario scolastico. Ma ciò diventa urgente e necessario oltre che per prepararsi ai cambiamenti climatici in atto anche per rispondere alle mutate esigenze lavorative e familiari, all’obiettivo di tenere le scuole sempre aperte, alla perdita di apprendimenti nei periodi di vacanza eccessivamente prolungate”.
Negli ultimi anni qualche municipio è corso ai ripari, ma stiamo parlando di numeri irrisori: hanno installato impianti di condizionamento in qualche nido di Bari; a Ferrara nelle scuole d’infanzia Casa del Bambino (in corso Biagio Rossetti) e Mongolfiera (a Cassana) e dei nidi Costa (via Praga) e Neruda (in via Valle Gallare); a Castelsardo; a Chiavari e ora a Roma il Comune, seppur in ritardo, ha stanziato 1,5 milioni di euro per 260 nidi. Una goccia nell’oceano.
“L’aumento delle temperature e la crescente frequenza delle ondate di calore, effetti ormai evidenti del cambiamento climatico, impongono una riflessione seria sulla climatizzazione degli edifici, a partire da quelli pubblici. Tra questi, le scuole rappresentano una priorità: spazi che dovrebbero garantire benessere e sicurezza a chi li vive ogni giorno”, dice a ilfattoquotidiano.it la responsabile scuola di Legambiente, Claudia Cappelletti.
Il XXIV rapporto Ecosistema scuola fotografa una situazione preoccupante: su 7.024 edifici scolastici di competenza dei Comuni capoluogo, solo il 16,2% ha beneficiato di interventi di efficientamento energetico negli ultimi cinque anni. Ancora più allarmante è il dato sulle classi energetiche: solo il 6,7% degli edifici è in classe A, mentre più del 72% rientra nelle classi E, F e G, le meno efficienti. “In questo scenario – aggiunge Cappelletti – un buon isolamento termico non è più un’opzione ma una necessità. Serve per proteggere studenti e personale scolastico durante i sempre più frequenti picchi di calore, ma anche per rendere le scuole fruibili nei mesi estivi, quando possono ospitare attività extrascolastiche fondamentali per il supporto alle famiglie e la lotta alla povertà educativa. Nonostante l’82,1% delle amministrazioni comunali dichiari di aver avviato interventi di efficientamento, questi hanno riguardato solo una scuola su sei e appena il 16,3% di questi interventi ha portato a una riqualificazione complessiva degli edifici”.
Investire nella vivibilità degli ambienti scolastici significa tutelare il diritto allo studio, promuovere il benessere psicofisico di studentesse e studenti e contribuire alla transizione ecologica. Per farlo servono risorse adeguate e mirate, da destinare a interventi strutturali per l’isolamento termico e per la sostituzione di impianti obsoleti con sistemi di climatizzazione efficienti, come le pompe di calore. La climatizzazione degli edifici non è infatti solo una questione tecnica ma è anche una sfida sociale e ambientale e garantire un raffrescamento sostenibile ed equo è oggi una priorità per proteggere la salute pubblica e ridurre le disuguaglianze, sempre più accentuate dalla crisi climatica.
Lo sa bene Bizzari che ci dice: “A partire dalla prossima programmazione triennale degli interventi in edilizia scolastica, oltre a quelli del Pnrr, occorre prevedere un filone di spesa destinato a questo tipo di impianti, al fine di sostituire quelli di riscaldamento altamente inquinanti e di investire in impianti di condizionamento/ventilazione in tutti gli ambienti scolastici, asili nido compresi. È fondamentale investire su impianti solari, sulle comunità energetiche, in una parola sulla transizione ecologica, per garantire non solo la sostenibilità ma l’autosufficienza degli edifici scolastici dal punto di vista energetico. Disporre di impianti di condizionamento e di riscaldamento adeguati in scuole e nidi ne consentirebbe l’apertura nei periodi di vacanza estivi ed invernali, rendendo gli ambienti vivibili e confortevoli per gli studenti e un vero sostegno per rispondere alle esigenze lavorative ed economiche delle famiglie”.