Giustizia

Delitto Garlasco, la sparata di Nordio: “Irrazionale la condanna a Stasi dopo le assoluzioni”

Il ministro della giustizia non interviene sulla nuova inchiesta né entra nel merito della condanna, ma attacca e critica l'ordinamento giudiziario italiano

Il suo non è un intervento per parlare degli elementi emersi nella nuova inchiesta sul caso Garlasco: “Non posso, non debbo e non voglio parlare di vicende in corso”, tiene a precisare. Non è neppure un’analisi su prove, indizi o dubbi che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi. Il ministro della giustizia Carlo Nordio – parlando a Zona Bianca su Rete 4 – punta però il dito contro quella sentenza, criticando – in pratica – l’ordinamento giudiziario italiano: “Trovo irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza rifare l’intero processo. Tutto questo è irrazionale“, attacca il guardasigilli.

Quando nel 2013 la Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di Stasi (che era stato assolto anche in primo grado), in realtà la Corte d’Assise d’Appello di Milano riaprì la fase dibattimentale, con nuovi accertamenti e “integrazione probatorie”, così come chiesto dalla stessa Cassazione che aveva ritenuto il verdetto precedente raggiunto con “un approccio non coerente ai principi della prova indiziaria” e seguendo un “non corretto percorso metodologico”.

Nonostante questo, il ministro comunque insiste: “Se per legge si può condannare solo al di là di ogni ragionevole dubbio, se uno o più giudici hanno dubitato al punto da assolvere non si vede come si possa poi condannare. È irragionevole e andrebbe cambiato con una riforma che abbiamo provato a fare e fatto a metà”. Oltre al fatto che l’ordinamento italiano prevede il mezzo straordinario della revisione dei processi (e, tra l’altro, non è – almeno per il momento – questo il caso essendo stata aperta una nuova inchiesta con un nuovo indagato), secondo il ragionamento di Nordio basterebbe una qualsiasi assoluzione, in un qualsiasi grado del processo, per rendere impossibile una successiva condanna. Un principio – al di là del caso Garlasco – non previsto dalle norme dello Stato italiano.

“Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all’infinito, anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli”, insiste ancora il ministro della Giustizia precisando comunque che non ci saranno conseguenze per giudici e pm della vecchia inchiesta. “No, assolutamente”, risponde Nordio a precisa domanda: “La responsabilità si può avere solo se il magistrato non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte”. E quindi (almeno in questo caso) ricorda le norme che regolano i procedimenti penali: “Per questo – prosegue – per tutti i processi esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado di giurisdizione; si presume infatti che la sentenza possa essere sbagliata“.

A sorpresa a condividere la posizione di Nordio è l’avvocato Massimo Lovati, uno dei due legali del nuovo indagato Andrea Sempio. Lovati sottolinea di condividere le parole del ministro “anche perchè, secondo me, come ho già detto tante volte, Stasi è innocente“, aggiunge. E, a suo dire, dietro il delitto ci sarebbe “una organizzazione criminale” che avrebbe commesso reati “di tipo sessuale e di pedofilia” (qui i dettagli delle teorie dell’avvocato di Sempio).