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Miracolo Sunderland, torna in Premier League dopo 8 stagioni: cuore a sinistra portafogli a destra, la curiosa storia dei Gatti Neri

Un tempo porto tra i più importanti al mondo, la città è stata simbolo del voto pro Brexit. La squadra, con quel soprannome derivante da un episodio assai curioso, è di proprietà di un ereditiere francese e magnate uruguayano, lontani anni luce dalla cultura operaia di questo centro del Nord-Est
Miracolo Sunderland, torna in Premier League dopo 8 stagioni: cuore a sinistra portafogli a destra, la curiosa storia dei Gatti Neri
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Lo Sheffield United, favorito, nella finale dei playoff Championship del 24 maggio si è illuso per 76’ di tornare in Premier. Il gol di Tyrese Campbell dopo 25’ stava infatti indirizzando la partita verso l’esito previsto, ma, all’improvviso, i “gatti neri” hanno attraversato la strada delle Blades, le “Lame”, ed è finita male: l’1-1 di Eliezer Mayenda al 76’ e il 2-1 del diciannovenne Tommy Watson al 95’ hanno ribaltato il risultato, riportando il Sunderland nel massimo campionato inglese dopo otto stagioni. Un trionfo sportivo ed economico: secondo gli analisti della BBC, la promozione vale oltre 200 milioni di euro, tra bonus televisivi e utili commerciali di varia natura. Innegabili, nell’exploit, i meriti dell’allenatore francese Régis Le Bris, bravissimo a plasmare una squadra di giovani alla quale, a gennaio, è stato aggiunto il centrocampista Enzo Le Fée, prelevato in prestito dalla Roma e che ora, dopo il salto di categoria, sarà riscattato, secondo quanto stabilito nell’operazione con i giallorossi, per la modica cifra di 23 milioni di euro.

Li chiamano Black Cats. I gatti neri. La nascita di questo soprannome si lega a un episodio avvenuto il 1° maggio 1937, in occasione della finale di FA Cup contro il Preston. Un tifoso del Sunderland, Billy Morris, portò con sé in tribuna, a Wembley, un gatto nero, nascosto all’interno della giacca. Il Sunderland, fondato nel 1879, vinse 3-1, conquistando per la prima volta il trofeo più amato del calcio inglese. La presenza di quel gatto fu associata alla buona sorte. I Black Cats divennero il nuovo simbolo del club, ma in fondo era destino. Nella storia di questa città del Nord-Est, c’era anche una “Black Cat Battery”, una batteria di artiglieria operativa sul fiume Wear durante le guerre napoleoniche. Quella Coppa fu l’ultimo acuto del periodo migliore del Sunderland, campione d’Inghilterra ben sei volte nel football in bianco e nero: 1892, 1893, 1895, 1901, 1913 e 1936. I Black Cats dovranno attendere il 1973 per tornare a vincere la FA Cup, nella finale contro il Leeds, superato 1-0. Il gol dello scozzese Ian Porterfield, scomparso nel 2007 all’età di 61 anni, rappresenta l’ultimo momento di gloria dei “gatti neri”.

Sunderland, 16 km a Sud di Newcastle, sulle rive del Mare del Nord, è una città simbolo della storia inglese. È stata per secoli uno dei porti britannici più importanti e il cantiere navale numero uno del mondo. È stato un centro di estrazione del carbone, di lavorazione del sale e di produzione del vetro: un punto nevralgico della rivoluzione industriale. Con la cessazione dell’attività cantieristica nel 1988 e quella legata al carbone nel 1993, Sunderland reagì alla crisi che stava producendo livelli record di disoccupazione sviluppando i settori legati a elettronica, carta, motori e servizi. Nel 1986, la giapponese Nissan aprì gli stabilimenti che fecero di Sunderland la maggiore fabbrica di automobili del Regno Unito. Questa comunità sempre in movimento è stata una dei baluardi del partito laburista, ma oggi, manifesto del travaglio della classe operaia, è uno dei simboli della Brexit. Il referendum del 23 giugno 2016 sui rapporti con l’Europa raccolse il 61% dei voti contrari all’Unione: un risultato clamoroso. Qui, il conservatore anti-europeista Boris Johnson fece tappa prima delle elezioni del 12 dicembre 2019, visitando proprio la Nissan, dove il voto a favore della Brexit aveva sfiorato livelli record. Uno schiaffo in faccia alla sinistra inglese.

Sunderland anche nel calcio ha preso posizioni forti. Quando il 31 marzo 2013 Paolo Di Canio divenne allenatore dei Black Cats, su proposta del direttore sportivo Roberto De Fanti, la nomina scatenò le polemiche per le simpatie fasciste dell’ex calciatore di Lazio, Juve, Milan, Napoli, Celtic, Sheffield Wednesday, West Ham e Charlton. L’esponente laburista David Miliband si dimise per protesta dal board del Sunderland. Il successo dei Black Cats nel derby contro il Newcastle calmò le acque, ma nel campionato successivo Di Canio fu esonerato dopo un pessimo avvio di stagione.

Sono cinque gli italiani che hanno indossato la maglia biancorossa del Sunderland: Vito Mannone, Andrea Dossena, Emanuele Giaccherini, Graziano Pellè e Fabio Borini. Lo Stadium of Light, capienza 49mila posti, è uno dei più caldi d’Inghilterra: faceva il pienone anche in League One. La proprietà ha tre bandiere. L’azionista di maggioranza è Kyril Louis-Dreyfus, 27 anni, nato a Zurigo e nazionalità francese, erede di un grande gruppo fondato alla fine dell’Ottocento. L’altro socio è Juan José Sartori, dirigente e politico uruguaiano, fondatore di Union Group, una società privata di gestione degli investimenti che opera in ​​diversi settori, tra i quali agricoltura, tecnologia, energia e immobiliare. Sartori, vissuto quasi sempre in Europa, si è candidato come rappresentante del Partito Nazionale di centro-destra alle primarie presidenziali uruguayane del 2019. Ottenne il 20,68% dei voti e chiuse l’avventura al secondo posto. Sartori ha sposato l’ereditiera russa Ekaterina Rybolovleva. Il suocero è l’oligarca russo Dmitry Rybolovlev, proprietario e presidente del Monaco. Il Sunderland è nelle mani di uomini d’affari, lontani anni luce, come lo stadio dei Black Cats, dalla cultura operaia di questa città del Nord-Est inglese, ma dopo il voto pro-Brexit, perché sorprendersi? Così, ormai, va il mondo.

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