Il mondo FQ

Delitto di Garlasco, l’ex carabiniere prescritto per falsa testimonianza: “I pm di Pavia ci stupiranno”

L'ex maresciallo, comandante di Garlasco, sostiene che non furono fatte indagini a "360°" e che a distanza di anni di essersi convinto che Stasi sia innocente. Ma fu lui non sequestrare la bicicletta nera
Delitto di Garlasco, l’ex carabiniere prescritto per falsa testimonianza: “I pm di Pavia ci stupiranno”
Icona dei commenti Commenti

La premessa è d’obbligo, Franco Marchetto, allora comandante dei carabinieri di Garlasco, è stato prima condannato e poi prescritto, per aver reso falsa testimonianza davanti al giudice per l’udienza di Vigevano Stefano Vitelli (che assolse Alberto Stasi) sulle ragioni per le quali non aveva sequestrato la bicicletta nera da donna nella disponibilità del giovane allora sospettato.

L’ex carabiniere, che ha un altro paio di condanne per reati non inerenti all’omicidio di Chiara Poggi, “sviò le indagini” ed è stato condannato a risarcire la famiglia Poggi. “La Procura di Pavia ha in mano molto, e ci stupirà. […] Finora c’è stato un colpevole, non il colpevole. O i colpevoli” dichiara in ogni intervista l’ex militare dell’Arma. Per lui il punto chiave è il movente: “La vera domanda è il movente. E quando salterà fuori, farà male a due famiglie”. Un movente che manca come l’arma del delitto anche se i giudici dell’appello bis scrissero: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo ‘perbene'”. Per Marchetto non furono fatte “indagini a 360°”, come lui avrebbe voluto, e a distanza di anni si dice convinto che Stasi non c’entri “niente”.

Marchetto dichiara che fu lui a portare in caserma la donna che vide la bicicletta nera da donna davanti a casa Poggi: “Portai io la signora Bermani in caserma ma lei non mi riconobbe… Una cosa che mi amareggia … È come se fosse la mia ultima indagine. Una guerra del bene contro il male”. Sostiene di essere un perseguitato perché continua a interessarsi al caso e fare dichiarazioni come questa sul condannato e sul paese: “Si è sempre diviso su Stasi tra innocentisti e colpevolisti. Molti più i primi. Le stesse persone che mi dicevano di guardare in direzione delle gemelle Cappa“. Le due sorelle, da cui verrà acquisito il Dna, non sono indagate e non lo sono mai state.

Rivendica l’ex carabiniere di aver acceso lui il faro sull’allora laureando: “Gli chiesi della ragazza e mi parlò del volto pallido. Allora gli mostrai la foto e chiesi: è questa, stronzo?, una foto dove si vedeva gli effetti devastanti dei tagli alla fronte e dei colpi al cranio. Racconta poi di aver visto la bici nera della famiglia Stasi, ma che non fu sequestrata da nessuno e men che meno da lui che andò a fare il sopralluogo. “Bisognava entrare in casa loro, bisognava indagare a 360 gradi ma il capitano Cassese disse: tengono l’alibi. Ma chi lo ha mai verificato?” e su Sempio “Mai sentito finché non lo hanno indagato. Ma lui e il suo gruppo erano tutti ragazzini”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione