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Nuova inchiesta sull’omicidio di Fausto e Iaio: il gip di Milano riapre le indagini sull’assassinio dei due 19enni di sinistra

I due ragazzi uccisi il 18 marzo del 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo. Si riparte dall'inchiesta archiviata nel 2000 sulla destra eversiva che vedeva indagati Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi
Nuova inchiesta sull’omicidio di Fausto e Iaio: il gip di Milano riapre le indagini sull’assassinio dei due 19enni di sinistra
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Ci sarà una nuova inchiesta sull’omicidio di Fausto e Iaio. Lo ha deciso la giudice per le indagini preliminari di Milano, Maria Idria Gurgo di Castelmenardo, accogliendo la richiesta della procura sulla riapertura delle indagini su Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, i due ragazzi uccisi il 18 marzo del 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo. A quarantasette anni da un duplice omicidio irrisolto e a un quarto di secolo dall’ultima archiviazione che parlò di “elementi indiziari a carico della destra eversiva”, i pm Francesca Crupi e Leonardo Lesti, sulla scorta di un’informativa della Digos, possono ora svolgere nuovi approfondimenti sul caso dei due militanti di sinistra assassinati.

Il fascicolo – Un fascicolo conoscitivo sul duplice omicidio era stato aperto oltre un anno fa, in seguito alla richiesta inviata dal sindaco Giuseppe Sala al procuratore Marcello Viola. La recente indagine riparte dalla rilettura complessiva degli atti dell’inchiesta, che ha portato alla necessità, per gli inquirenti, di fare nuovi accertamenti. All’epoca la pista più rilevante era quella dell’estrema destra eversiva romana che rivendicò l’azione con un volantino, e nell’archiviazione del 2000, firmata dalla giudice Clementina Forleo, aveva scritto di “significativi elementi” a “carico della destra eversiva e in particolare degli indagati” dell’epoca, Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi. Si trattava però di indizi, mai arrivati a diventare prove necessarie per chiedere un rinvio a giudizio.

I nomi – E da quei nomi e da quegli indizi la Procura riparte per cercare di mettere ordine su quanto accaduto la sera del 18 marzo 1978 quando Fausto e Iaio, entrambi di 19 anni, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco in via Mancinelli a Milano. I nuovi approfondimenti, iniziati circa un anno fa, erano partiti in salita perché molti reperti giudiziari dell’epoca erano difficili da trovare: dal “berretto di lana di colore blu intriso di sangue” che non era dei due militanti, agli otto proiettili per i quali il giudice milanese Guido Salvini aveva suggerito una “complessiva perizia comparativa” con “i colpi esplosi negli episodi simili avvenuti nei mesi precedenti e anche successivi a Roma in cui furono colpiti altri giovani militanti di sinistra”.

La sorella di Iaio –“Dopo 50 anni si è deciso che si può fare, ma gli atti sono sempre stati lì, vuol dire che i tempi son maturi – dice Maria, sorella di Lorenzo Iaio Iannucci, all’Ansa – Non mi sono arresa ma ho fatto pace con la giustizia, la verità storica c’è sempre stata e è che due ragazzi sono stati uccisi da mano identificata e rivendicata come fascista. Non covo rancore né odio, se è arrivato il momento ben venga, ho fatto pace con questa storia e non voglio esser strumentalizzata né che ci si muova per alimentare degli odi in nome di Fausto e Iaio. Dopo 47 anni i tempi sono maturi, non so cosa possa venirne fuori ma speriamo bene, le cose – dice la donna – arrivano quando sono mature. La più contenta è sicuramente la mamma di Fausto, Danila, che ha dedicato la sua vita a questa battaglia e spero che prima di andare via abbia la giustizia che i miei genitori non sono riusciti ad avere. Prima o poi doveva arrivare, ma in Italia sono state archiviate stragi e di tutto di più, e per l’omicidio di Fausto e Iaio gli elementi c’erano già tutti”.

Quando suo fratello è stato ucciso in via Mancinelli, Maria – che tutti chiamavano Iaia – aveva 21 anni: “Io sono in pace con la storia di mio fratello, so che insieme a Fausto è diventato un simbolo perché sono morti in una fase della vita ancora tutta da costruire, per me sono simboli e ognuno li ha usati come voleva, io ho fatto la mia parte andando nelle scuole, ora sono in un altro sentire, più personale”. Perché quella di Fausto e Iaio è stata una tragedia che in primis ha colpito le loro famiglie: “Noi eravamo arrivati da 10 anni dal Sud, Danila ha preso in mano la bandiera di suo figlio, i miei invece si sono chiusi nel loro dolore, non l’hanno vissuto pubblicamente e per me è stata una lezione di vita, il dolore ognuno se lo vive a modo suo. Loro erano fragili ma alla fine ci siamo capiti e abbiamo trovato pace un po’ tutti”. A occuparsi pubblicamente di Fausto e Iaio è rimasto il marito di Maria, Ivano Vallese, che era amico di Fausto ed è presidente dell’associazione che porta il nome dei due giovani uccisi il 18 marzo 1978.

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