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Ultimo aggiornamento: 9:16 del 24 Aprile

Dl Sicurezza, il costituzionalista: “Il reato di blocco stradale contrasta col diritto di resistenza”

Secondo il professor Alfonso Celotto anche la stretta sulla canapa "crea un problema rispetto al diritto dell'Unione europea"
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Il nuovo reato di blocco stradale contrasta con il diritto di resistenza garantito dalla Costituzione, mentre il divieto di coltivare la cannabis light viola il diritto comunitario. Lo ha sostenuto Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, ascoltato in audizione sul decreto Sicurezza dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Secondo Celotto, la trasformazione del blocco stradale da illecito amministrativo in reato (punito fino a due anni di carcere) cozza con “uno dei grandi principi di libertà riconosciuti dalla nostra Assemblea costituente, il diritto di resistenza“, che è sempre stato garantito come fondamento della disobbedienza civile, e in questo modo “non esiste più”.

La stretta sulla cannabis light, invece, “crea un problema rispetto al diritto dell’Unione europea, perché si limita la circolazione di una merce in maniera sproporzionata, violando il principio di mutuo riconoscimento”. Inoltre, esiste un regolamento Ue che “consente coltivazione e diffusione della canapa industriale”: la norma del decreto, quindi, “non è solo incostituzionale, ma anche disapplicabile in ambito comunitario”. Infine, ricorda Celotto, esiste “il principio di affidamento, che non consente al legislatore di cambiare idea se non in maniera ragionevole: se dal 2016 la canapa è coltivabile liberamente, non puoi dire da oggi con decreto legge che non si coltiva più”.

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