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Torino, Firenze, Roma: le mostre d’arte da non perdere durante il lungo ponte pasquale

Al Museo del Cinema di Torino, una mostra sul regista, sceneggiatore ed ottimo disegnatore, che risponde al nome di James Cameron, universalmente noto per il film Titanic
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Torino, Firenze, Roma: le tre capitali offrono in questo periodo un florilegio di mostre in luoghi iconici e simbolo delle città stesse.

Al Museo del Cinema di Torino, una mostra sul regista, sceneggiatore ed ottimo disegnatore, alla Manara per intenderci, che risponde al nome di James Cameron, universalmente noto per il film Titanic. Personalità eclettica, poliedrica, prevedeva ogni aspetto dei suoi film, ed alla Mole, sede del sorprendente Museo del Cinema, nonché simbolo di Torino, si snodano a serpentina sulla scala elicoidale le sue opere divise in manifesti, modellini, bozzetti. Ma è al centro della cosiddetta “Aula del Tempio” il meglio: qui ti affascina una indovinata installazione, formata da una cascata di fili luminosi, riflettenti immagini dei suoi film.

Non solo: nel piano accoglienza, trovate una altrettanto singolare mostra di un artista altrettanto poliedrico, Davide Sansone, diviso tra il fare bozzetti buffi, e nello stesso tempo inquietanti, film d’animazione cortometraggi, spot e tanto altro.

Altra storia a Firenze, a Palazzo Strozzi, simbolo del Rinascimento con una produzione continua e variegata di mostre molto diverse tra loro. Qui la scelta del direttore Arturo Galansino è ricaduta per la primavera/estate 2025 su Tracey Emin, un’artista di solida preparazione artistica e con una buona mano che ha scelto di decomporsi come la sua vita, una specie di Basquiat al femminile, provocatoria e disperata, ma allo stesso tempo, potente. Opere, performance “scandalose”, alcune “proibite” che hanno trovato in Gucci “main sponsor”, quasi uno specchio deformato e irriverente sulla moda, in linea con gli ultimi direttori creativi e, per un singolare destino, il giorno dell’inaugurazione è coinciso con la nomina di Demna Gvasalia a nuovo direttore creativo della maison.

Forse gli opposti si attraggono e un’artista povera, essenziale, proveniente da una famiglia umile, non certo una Helen Frankenthaler dell’evento precedente – appartenente alla upper class newyorkese – ma la “povera” Tracey, influente e nota in tutto il mondo, ha conquistato un simbolo universale del lusso come Gucci.

Anche Roma, la terza ed attuale Capitale, si propone con due Mostre da non perdere: lo “scandaloso”, anche qui, Caravaggio e Il Futurismo, entrambe eccezionali per contenuti e luoghi. A Palazzo Barberini, già di per sé da visitare per la splendida architettura realizzata tra il 1625 ed il 1633 da Maderno, Borromini, Bernini, Pietro da Cortona, ritroviamo tutto il Caravaggio con un inusitato numero di dipinti autografi ed un percorso tra opere difficilmente visibili e nuove scoperte in un racconto singolare del suo percorso artistico ed umano.

I prestiti sono eccezionali, dal Prado l’Ecce homo, la Santa Caterina del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, già parte delle collezioni Barberini, e Marta e Maddalena del Detroit Institute of Arts per cui Caravaggio utilizzò la stessa modella della Giuditta conservata a Palazzo Barberini, dipinti esposti per la prima volta tutti uno accanto all’altro, i tre dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa: la Giuditta e Oloferne (Palazzo Barberini), il San Giovanni Battista (Nelson-Atkins Museum di Kansas City) e il San Francesco in estasi (Wadsworth Atheneum of Art di Hartford), oltre a opere legate alla storia del collezionismo dei Barberini, come I bari del Kimbell Art Museum di Fort Worth.

Unico neo, l’allestimento invasivo e l’illuminotecnica inadeguata, un controsenso per il pittore della luce che non viene assolutamente valorizzato e costringe i visitatori a contorcimenti di collo e reni per trovare il punto giusto di osservazione. Questo particolare è stato notato dalla maggior parte dei visitatori con i quali ho parlato e che vedevo come me danzare attorno ai quadri.

Ottimo allestimento, invece, quello della mostra sul Futurismo alla GNAMC a Villa Borghese, prorogata per fortuna sino al 27 aprile 2025, con circa 350 opere esposte e da non perdere data la completezza artistica e storica, delle testimonianze visive, tattili,sonore e ordinate secondo un percorso nitido, favorite dalla luce zenitale che scende dal soffitto del palazzo progettato nei primi del ‘900 dall’architetto Cesare Bazzani, proprio al fine di ospitare opere moderne e contemporanee che attualmente vanno dal XIX ad oggi. Dinamica come lo era il movimento stesso, si avvale di performance musicali, coreutiche, teatrali come avevo anche ideato io vent’anni fa per il futurismo russo ed in particolare su Vladimir Vladimirovič Majakovskij, che ottenne un successo straordinario, a dimostrazione che non solo il classico interessa.

Un modo anche per trascorrere il lungo ponte pasquale nell’armonia, nell’architettura e nella bellezza.

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