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“Con i dazi stanno giocando sulla pelle dei lavoratori, a rischio i posti”: l’allarme degli operai della Motor Valley emiliana

Ferrari, Lamborghini, ma anche tante imprese della componentistica preoccupate dalla guerra commerciale: "Una tempesta perfetta che si aggiunge alla mancanza di politiche industriali dei governi"
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“Stanno giocando sulla pelle dei lavoratori di tutto il mondo. Perché questo clima di dazi e contro dazi porterà problemi in tutte le famiglie e saremo noi lavoratori a pagare con l’aumento dei prezzi e la perdita di posti di lavoro”. Mimmo Lisi è uno degli oltre 150 lavoratori della Tecnomeccanica di Crevalcore, nel Bolognese. In questo stabilimento si producono collettori in plastica e corpi farfallati che finiscono nelle auto di tutto il mondo. Qui nella “Motor valley emiliana”, oltre 20mila lavoratori guardano con preoccupazione al dazio del 25 per cento sulle importazioni di auto e a quello che verrà introdotto sulla componentistica. Dalla sospensione di 90 giorni decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump infatti sono escluse le automobili prodotte all’estero.

Dall’Emilia Romagna, nel 2024 sono partite auto per gli States per un valore di oltre 2,6 miliardi di euro. Marchi di lusso come Ferrari e Lamborghini, ma anche tante imprese della componentistica. E sono proprio queste ultime, dove la marginalità è ridotta, a rischiare di più. Se per le auto di lusso, il prezzo potrà venire assorbito, almeno parzialmente, dall’aumento dei prezzi di listino, per le aziende della componentistica diventa tutto più complicato. “Basta pensare che prima che si parlasse delle nuove misure di Trump, la nostra azienda stava trattando una commessa dagli Stati Uniti – ricorda il delegato Fiom Cgil in Tecnomeccanica Francesco Sime – ma poi è saltata proprio a causa dei dazi”.

La preoccupazione più grande riguarda il clima di incertezza a livello globale che ha avuto conseguenze già nell’immediato e potrebbe averne anche in futuro. Il responsabile automotive Fiom Cgil Bologna Mario Garagnani stima una possibile perdita di migliaia di posti di lavoro soltanto in provincia di Bologna “se non ci saranno soluzioni non solo legate al tema dazi ma al complesso delle politiche sul settore automotive”. Già, perché il sindacato ci tiene a sottolineare che la questione dazi è soltanto l’ultimo problema che è piombato su un settore in crisi da anni. “Si è aggiunto a una tempesta perfetta che il settore sta patendo a causa della mancanza di politiche industriali serie nel processo di transizione” aggiunge Garagnani. Qualche esempio? “Basta pensare che abbiamo visto l’Ue stanziare 800 miliardi per il riarmo e soltanto dieci miliardi per le auto. Che società vogliamo?” si chiede Luca Zoboli, delegato Fiom della Lamborghini.

Una preoccupazione condivisa anche da Bruna Rossetti, lavoratrice e delegata Fiom in Ducati. “Già prima dei dazi la preoccupazione era grande a causa dei cali di produzione. Adesso lo è ancora di più perché gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato per noi. E nel frattempo la Cina sta iniziando ad arrivare con forza anche nel settore delle moto”. Di fronte a questa situazione, le aspettative dei lavoratori in vista dell’incontro Trump-Meloni della prossima settimana non sembrano essere altissime. “Non è possibile uscire da questa situazione con soluzioni raffazzonate e bilaterali – conclude Garagnani – ma serve una politica continentale che guardi agli investimenti, alle garanzie e alle transizioni dando risposte continentali e non territoriali”.

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