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Un codice per la “gestione di locali di prostituzione” (che è illegale): la sorpresa nella nuova tabella Ateco

La nuova attività figura nella classificazione Istat tra quelle citate alla voce "Servizi di incontro ed eventi simili". In Italia però agevolare in qualsiasi modo la prostituzione è un reato. L'istituto precisa: "Riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali"
Un codice per la “gestione di locali di prostituzione” (che è illegale): la sorpresa nella nuova tabella Ateco
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Un codice Ateco per identificare le aziende dedite alla “organizzazione e gestione” della prostituzione. Cioè, apparentemente, a un’attività che in Italia è illegale, punita da due a sei anni di carcere. Come raccontato dal quotidiano online Open, la sorpresa spunta nella nuova classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat, entrata in vigore il primo aprile scorso: tra le attività indicate sotto il codice 96.99.92, “Servizi di incontro ed eventi simili”, figura anche la “fornitura o organizzazione di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione“. Nel comunicato sui nuovi codici diffuso a dicembre, l’istituto di statistica segnalava che la divisione 96 (“Attività di servizi alla persona”) era stata “completamente ristrutturata prevedendo nuovi gruppi e nuove classi”. A quanto risulta dalla nuova tabella, quindi, da oggi il gestore di una casa di appuntamenti può aprire regolare partita Iva per denunciare i redditi al fisco.

L’Istat travolta dall’effetto della notizia in serata ha precisato: “L’implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali“. E comunque è solo “stato recepito dalla classificazione europea delle attività economiche il codice 96.99”, una classificazione che originariamente può riguardare anche attività illegali e serve soprattutto per rendere omogenee a livello europee le statistiche.

La questione non è semplice: avendo codificato e dunque riconosciuto fiscalmente questi lavoratori, l’Agenzia delle Entrate, così come fa con gli autonomi, potrebbe contestare il mancato pagamento delle tasse. Ma il problema oltre ad essere fiscale è anche legale. La previsione contrasta infatti con l’articolo 3 della legge Merlin, che punisce con la reclusione chiunque “abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa”. La stessa pena si applica a chi, “avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa o altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione”, o anche solo “vi tolleri abitualmente la presenza” di prostitute. Vietato pure “reclutare” persone a scopo di farle prostituire, “indurle” alla prostituzione o “agevolarne” la vendita del corpo, così come “favorire in qualsiasi modo” la prostituzione altrui. Sembra quindi che le attività incluse dall’Istat nella classificazione Ateco non possano essere svolte legalmente nel nostro Paese.

“Da molti anni si discute di una riforma delle norme in materia di prostituzione, essendo quelle attuali risalenti alla legge Merlin del 1958”, commenta all’Ansa l’avvocata Maddalena Claudia Del Re, penalista ed esperta di diritto di famiglia. “Al momento, però”, sottolinea, “è vietata qualunque forma di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Il reato è punito con la reclusione fino a sei anni e con la multa fino a 10.329 euro. Le autorità competenti dovranno quindi porre attenzione a non vietare, da un lato, le forme organizzate di prostituzione e, dall’altro, dargli una legittimità amministrativa“, avverte.

Dalla politica interviene sul caso la vicecapogruppo M5s al Senato Alessandra Maiorino: “Se confermato, sarebbe grave che il fisco prevedesse nei nuovi codici Ateco l’organizzazione di servizi sessuali. Perché è vero che la prostituzione in Italia non è illegale, ma lo sono tutte le attività di favoreggiamento, sfruttamento e induzione. Esattamente ciò che va a regolarizzare, dal punto di vista fiscale, la nuova classificazione. Un orientamento palesemente in conflitto con le leggi esistenti e sul quale sto depositando un’interrogazione al ministro Urso. Come è possibile che si vada così palesemente in contrasto con le leggi esistenti? Chi lo ha deciso? Stiamo parlando di attività che creano una zona grigia, lasciando spazio a sfruttamento e tratta. Vogliamo delle spiegazioni”.

“La destra italiana è tutta Dio, patria e famiglia ma se deve incassare legittima anche la prostituzione”, attacca la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella. “Tina Merlin si sta rivoltando nella tomba, potremmo tornare alle famigerate “case chiuse. Un sistema fiscale come questo introdotto dal governo Meloni, infatti, finisce per definire una economia del sesso connessa purtroppo allo sfruttamento delle persone più fragili e vulnerabili, vittime della tratta”, dichiara.

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