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“Questo è l’inquietante impatto delle microplastiche sul corpo umano, ecco i danni che provocano”: le foto choc di Business Waste

Grazie all'AI, gli studiosi hanno generato queste immagini in cui compaiono due giovani esposti alle microplastiche
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I grandi fiumi europei sono tutti contaminati da microplastiche, denunciano 14 studi pubblicati in simultanea il 7 aprile. Per non parlare di mari, suoli, laghi… Un tema dunque caldissimo, quello delle microplastiche, e che nei giorni scorsi ha spinto la britannica Business Waste a pubblicare immagini inquietanti, create con l’IA, dei possibili effetti sul viso di una forte esposizione alle microplastiche. Nelle immagini compaiono due giovani, un uomo e una donna, con la pelle luminosa e i capelli folti. D’improvviso appaiono poi invecchiati di anni, con il viso devastato e i capelli più radi. Attraverso queste inquietanti ricostruzioni operate dall’intelligenza artificiale, l’impresa britannica Waste Business – che si occupa del ritiro di rifiuti aziendali di esercizi commerciali, uffici ecc. – vuole far crescere la consapevolezza sulla pervasività delle microplastiche e nanoplastiche (MNP) cioè, come ci ricorda la dr. Valentina Rossi, tossicologa ambientale e biologa nutrizionista, quelle “minuscole particelle polimeriche con un diametro che va da 500 µm fino a 1 nm”. Più piccole di un chicco di riso, insomma.

Invisibili e invadenti
“Queste particelle possono essere assorbite dal corpo umano attraverso l’ingestione di cibo e acqua, l’inalazione e il contatto. Sono state individuate in diversi organi, come polmoni, intestino, fegato e reni, ma anche in sangue e placenta”. E che dire del cervello? Come denuncia uno studio recente, nell’arco di 8 anni, fra il 2016 e il 2024, la loro presenza in quest’organo è aumentata del 50%; con conseguenze ancora poco chiare, anche se non si direbbero molto positive. “Ad oggi sono state trovate alcune associazioni tra MNP e condizioni patologiche, ad esempio di rischio cardiovascolare e disordini neurologici, ma non abbiamo elementi per trarre conclusioni sul reale rischio per la salute umana”, osserva la tossicologa. Gli studi ipotizzano anche problemi respiratori e digestivi, disturbi a livello dei sistemi nervoso e riproduttivo. “Anche se la maggior parte delle ricerche sugli effetti delle microplastiche sull’essere umano è alle fasi iniziali, è chiaro che ci sono molti segni preoccupanti di come questo inquinamento ci interessi. Le immagini che abbiamo generato si basano sugli esiti di questi studi e mostrano risultati allarmanti” spiega Mark Halle, esperto di rifiuti di plastica presso Waste Business. Ed ecco così prendere vita il set di immagini pubblicate sul sito aziendale e suddivise in tre categorie di esposizione.

I tre livelli
Basso: è quello cui siamo esposti tutti per il fatto di vivere in ambienti inquinati. I sintomi esterni sarebbero pochi: segni di secchezza, irritazione e arrossamento dovuti alla capacità delle microplastiche di agire come interferenti endocrini, alterando il funzionamento ormonale. Internamente si avrebbe una modifica del microbiota intestinale, con problematiche digestive, oltre a un’infiammazione di bassa intensità che darebbe un lieve affaticamento.
Medio: interessa chi vive in ambienti molto inquinati, consuma molti cibi ultratrasformati e frutti di mare e usa materiali sintetici. Si avrebbe una maggiore irritazione cutanea e inizierebbero i primi segni di un invecchiamento precoce, favoriti dallo stress ossidativo. Gli occhi sarebbero rossi e irritati. A livello respiratorio aumenterebbero tosse e raffreddore, mentre le alterazioni ormonali causerebbero oscillazioni del peso corporeo. Una maggiore stanchezza sarebbe accompagnata da nebbia mentale.
Alto: riguarda chi lavora in ambienti molto inquinati, beve acqua contaminata, usa sempre tessuti sintetici per arredi e abiti. I segni di invecchiamento precoce aumenterebbero. I problemi cutanei come rash ed eczemi diventerebbero cronici, mentre quelli respiratori causerebbero tinte bluastre su labbra e cute. Ci sarebbero lesioni o scolorimento cutanei, indice di danno cellulare, e perdita o assottigliamento dei capelli per le alterazioni ormonali. Problemi anche a livello cognitivo (riflessi più lenti, confusione mentale e calo della memoria) e neurologico (tremori alle mani e difficoltà nei movimenti fini). Il ciclo mestruale sarebbe irregolare e il peso oscillante.
È un quadro certamente inquietante, ma lo è anche la diffusione delle MNP. “Le concentrazioni ambientali sono aumentate in modo esponenziale nell’ultimo mezzo secolo”, denuncia la tossicologa.

Plastiche a fiumi
Rodano, Tevere, Loira, Senna, Ebro, Garonna, Reno, Elba, Tamigi: i grandi fiumi europei sono malati di microplastiche, secondo i 14 studi appena pubblicati su Environmental Science and Pollution Research , In media, i ricercatori hanno osservato 3 microplastiche per m3 di acqua, galleggianti o affondate nel letto. Sembrano poche rispetto alle 40 microplastiche individuate nei 10 fiumi asiatici più inquinati, ma sono comunque tante, e tutte finiscono in mare, vengono mangiate dagli animali che finiscono sulle nostre tavole. Ma come ci arrivano lì? In parte sono prodotte intenzionalmente dall’industria per l’uso in certi prodotti, e per il resto “derivano dalla frammentazione di oggetti di plastica, ad esempio dovuta al lavaggio dei tessuti sintetici, al rilascio di frammenti da contenitori di plastica, dai prodotti cosmetici e dall’usura dei pneumatici”, specifica Rossi. Da uno studio di gennaio condotto da ENEA emerge che le MNP possono favorire la diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici, in quanto “spesso presenti in ambienti contaminati da antibiotici come suoli agricoli trattati con fertilizzanti e acque reflue. Questo crea una pressione selettiva che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione di batteri resistenti”, spiega la dr. Annamaria Bevivino dell’ENEA. E le MNP offrono proprio la struttura ideale per “ospitare” intere comunità microbiche.

Contro la diffusione
Sono veritiere le immagini di Business Waste? Appaiono plausibili, e di certo sono di grande impatto nel mostrare gli effetti visibili delle MNP. Soprattutto, devono essere uno stimolo ad agire.

  • Preferire prodotti freschi e bio.
  • No a utensili di plastica in cucina, capaci di contaminare cibo e bevande.
  • Meno tessuti sintetici: durante il lavaggio le microparticelle, non trattenute dai filtri, finiscono nelle acque dei fiumi. Secondo il programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), il 16% delle MNP negli oceani proviene dal lavaggio dei tessuti sintetici.
  • Scegliere cosmetici più naturali possibile, privi di plastiche

Foto: BusinessWaste.co.uk

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