Clamoroso alla Samp: torna Roberto Mancini, con Evani in panchina. La mossa disperata per evitare il cataclisma
Succede di tutto in Serie B. Succede di tutto in casa Sampdoria. Il terzultimo posto a 32 punti ex aequo con la Reggiana non solo fa (come naturale) paura, ma apre le porte a una Serie C che in questi anni societari così difficili potrebbe significare un vero e proprio cataclisma per l’ambiente blucerchiato. Così, quella che era un’idea nata quasi per gioco in una chat di amici è diventata realtà: Roberto Mancini torna alla Sampdoria. Non come allenatore – anche se per qualche ora ci si è provato e la proposta sia stata valutata davvero – ma come Head of Performance o, per rendere più semplice la cosa, direttore dell’area tecnica. Anche se nella forma sarà un consulente di fiducia del presidente (non firmerà un contratto federale da direttore tecnico): una figura di garanzia tra la proprietà, i tifosi e il nuovo allenatore. Su cui Mancini ha avuto effettivamente l’ultima parola: Chicco Evani. Che martedì alle ore 15 dirigerà il primo allenamento a Bogliasco, insieme al suo vice Attilio Lombardo. Già, un altro ex Samp.
Ore convulse: cosa è successo
La sconfitta per 2-0 contro lo Spezia è stata la causa scatenante di una rabbia covata da settimane. Nella notte, i tifosi erano pronti ad accogliere a Genova la squadra per una pesante contestazione che non ha avuto luogo solo perché a Genova la squadra non è rientrata. Ma al di là di questo, la strada sembrava tracciata: via Leonardo Semplici (il terzo allenatore stagionale, dopo Pirlo e Sottil), contatti avviati con Beppe Iachini. Che l’ambiente Samp conosce alla perfezione e che sa come intervenire in situazioni di profonda crisi di classifica. Iachini, però, nello stesso momento era stato tentato anche dalla Salernitana, che versa in una situazione molto simile a quella dei liguri e che, infatti, ha adottato strategie molto simili: Breda è già stato esonerato ufficialmente, ma al suo posto è stato preso Pasquale Marino, scelto proprio a causa dei tentennamenti di Iachini che aspettava una chiamata della Sampdoria.
Intanto, su Whatsapp, un vecchio gruppo di giocatori blucerchiati scriveva: “Mancio, ma perché non torni?”. “Ci penso”, aveva promesso l’ex ct dell’Italia. Detto, fatto. Manfredi, presidente del club, ha avviato i contatti: “Portaci la tua esperienza per due soli mesi”. Mancini ci ha pensato, anche per un incarico senza compenso. Ma poi le prospettive sono cambiate: niente panchina, ma un ruolo più dirigenziale sempre per questi due ultimi mesi di stagione. Per rasserenare l’ambiente e per fare in modo che la Sampdoria potesse avere a disposizione l’esperienza giusta per uscire dalle pressioni in cui la squadra stessa si era cacciata. In panchina quindi Iachini? La trattativa è proseguita fino a metà pomeriggio, quando si è tutto arenato per delle (più che legittime) garanzie richieste dall’allenatore per la prossima stagione. La proprietà però era stata chiara: rifondazione sì, ma solo per questi due mesi. Dopodiché si tirerà una riga e si capirà meglio in estate.
Di qui, la virata su Evani, che di Mancini è stato compagno di squadra nella Samp che nel 1994 vinse la Coppa Italia con Eriksson in panchina e che è stato vice del Mancio nella vittoria azzurra dell’Europeo. A proposito di viceallenatore: il numero 2 di Evani sarà Attilio Lombardo, altra storica conoscenza sampdoriana e anche lui parte di quella squadra che sembra solo un lontano ricordo di quella attuale. La scelta di Manfredi però è stata decisa e non demagogica: puntare tutto sul cuore di chi conosce bene l’ambiente per compiere l’impresa salvezza.
E la rivoluzione non si ferma qui. Il ds Accardi saluterà: tornerà il figlio di Mancini, Andrea, nella veste di nuovo direttore sportivo (dopo la Samp era andato al Barcellona), mentre assumerà più potere Invernizzi, attualmente responsabile del settore giovanile e ça va sans dire anche lui ex compagno di Mancini, Evani e Lombardo. La Sampdoria alle vecchie glorie, insomma. Per una rivoluzione del lunedì che quantomeno cercherà di far ritrovare ai tifosi un po’ di fiducia. E anche alla squadra, che è poi la cosa al momento più importante.