“L’obiettivo di questa manifestazione contro il riarmo è quello di suonare un po’ la sveglia. Oggi è anche una giornata particolare, perché oggi il mondo celebra la giornata internazionale della coscienza, promossa dall’Onu 5 anni fa. E credo che mai come oggi ci dobbiamo domandare dove abbiamo messo le nostre coscienze, dove sono finite le nostre coscienze”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Effetto Giorno, su Radio24, da Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della pace, anche lui in prima fila nel corteo indetto dal M5s contro le armi.
“È una nuova, prima iniziativa – continua Lotti – per cercare di aiutare tutti i cittadini ad aprire gli occhi di fronte a una realtà che è davvero pericolosissima. Qui stiamo parlando del nostro futuro, stiamo parlando di una guerra nella quale siamo ormai precipitati. Anche se non lo percepiamo, però abbiamo la von der Leyen, che dice che siamo in guerra e che la nostra economia deve diventare una economia di guerra. Mi sembra che non ci sia ancora una reazione adeguata“.
E aggiunge: “La guerra in questo caso non è uno spettro lontano che riguarda qualcun altro, ma si sta avvicinando terribilmente. Non c’è solo una guerra. Di guerre ce ne stanno talmente tante oramai che si finisce solo per alle ritorsioni, come per la guerra sui dazi. E allora che cosa facciamo? La von der Leyen l’altro giorno ha addirittura parlato di ‘rappresaglia’. Credo che dobbiamo spezzare questo schema di guerra e ricominciare a lavorare per la pace, che è una cosa molto diversa”.
Il cordinatore nazionale della Tavola della pace sottolinea: “Siamo finiti così perché abbiamo disimparato che cos’era la pace e cosa voleva dire lavorare per la pace, il lavoro per la pace è una cosa quotidiana che deve essere fatta a tutti i livelli. E oggi ci sono quelle istituzioni che erano state create 80 anni fa proprio per impedire che le future generazioni dovessero ripagare il costo orribile e orrendo della guerra. Oggi purtroppo – continua – non sappiamo più quello che deve essere fatto e per questo c’è grande confusione, ma anche per questo abbiamo bisogno di ritornare a riscoprire la responsabilità della pace. La pace non può essere delegata, abbiamo un ruolo tutti quanti: giovani, imprenditori e istituzioni”.
Lotti, infine, invoca l’esempio di Sandro Pertini: “A fronte della spaccatura del voto italiano sul riarmo europeo, l’Italia dovrebbe prendere a modello Sandro Pertini, un presidente della Repubblica che quando ha fatto il suo giuramento ha detto una cosa molto chiara: l’Italia deve lavorare per portare la pace in tutto il mondo. La posizione dell’Italia oggi deve essere questa. Altrimenti non abbiamo nessuna possibilità: se anche decidessimo di riarmarci, buttando tutti i nostri soldi sulle armi anziché sugli ospedali, sulle scuole, sulla formazione, sulle imprese, sulla prevenzione delle prossime catastrofi ambientali, andremmo solo a sbattere e finiremmo per perdere la guerra“.
E conclude: “Bisogna riprendere in mano il futuro del nostro paese. Si parla del pericolo di essere attaccati, ma qualcuno mi deve anche spiegare chi è che oggi ci sta minacciando. Altro che sicurezza delle frontiere, noi dobbiamo preoccuparci della sicurezza di tutte le persone che stanno rischiando di perdere il posto di lavoro, di coloro che non trovano un posto in ospedale, dei giovani che non riescono a trovare un futuro a casa nostra e che sono costretti a scappare”.