Dalla “sindrome del sedere morto” all’aumento di tumori, patologie cardovascolari e disturbi mentali: cosa succede a stare seduti tutto il giorno

“La sedentarietà, una malattia del XXI secolo”, titola una review del 2019, che denuncia lo scarso movimento fisico come una problematica che interessa un terzo della popolazione globale e rappresenta un importante problema di salute pubblica. A evidenziarne ancora una volta i pericoli è uno studio pubblicato a febbraio sul Journal of American College of Cardiology, condotto su 90.000 persone con età media di 62 anni, per quasi la metà donne. Secondo gli studiosi, il rischio di futuri eventi cardiovascolari (e di morte) aumenta stando seduti più di 10,5 ore al giorno. Del resto chi fa poco movimento si ritrova più facilmente in sovrappeso e con livelli più alti di pressione, colesterolo e trigliceridi – tutti fattori di rischio per le patologie cardiovascolari. Avverte il dott. Joaquin Cigarroa, cardiologo all’Heart Hospital di Austin (Texas), in una recente intervista rilasciata a Kxan (affiliata texana della NBC): “Il cuore è come il motore di un’auto, perciò si deve continuare a tenere in movimento l’olio. Quando si fa esercizio fisico si mantiene l’olio in movimento, e quando non lo si fa si può accumulare la ruggine”.
A risentirne non è solo il cuore, ma tutto l’organismo: aumenta perfino il rischio di morire per tutte le cause.
Danni psicofisici
Insonnia, demenza, depressione, ansia e disturbi mentali in genere sono solo alcune conseguenze della sedentarietà, neanche troppo protratta: secondo le ricerche bastano due settimane di inattività per influire sulla salute, sul metabolismo e sulla muscolatura di giovani sani. “La mancanza di attività fisica può causare alterazioni metaboliche come alti livelli di glicemia e di insulina, resistenza insulinica, cambiamenti nei livelli di fattori di crescita insulino-simili”, scrive una review uscita nel 2024 su Community Med. Ed ecco incombere il diabete di tipo 2, con tutte le sue complicanze. Gli autori segnalano anche fluttuazioni degli ormoni sessuali, con un aumento del rischio di tumori ormono-dipendenti, come quelli di seno e utero. Dato lo stretto legame tra sedentarietà e obesità, aumenta anche il rischio di altre forme tumorali legate al sovrappeso, come quelle a esofago, colon, ovaio, tiroide, fegato, pancreas. A proposito di obesità, lo sapete che muovendosi è possibile stimolare la produzione naturale di GLP-1? Stiamo parlando dell’ormone di cui la semaglutide (principio attivo di ozempic e wegovy) è un analogo, e che favorisce la regolazione dell’appetito e la sazietà. Gli studi raccomandano in tal senso l’allenamento di forza e l’aerobica, ma anche una passeggiata postprandiale a rapida andatura di una decina di minuti.
La lotta al dolore
Altre conseguenze dell’inattività sono mal di schiena, rigidità di spalle e collo, e ancora la sindrome del sedere morto, che inizia con un senso di intorpidimento ai glutei e prosegue con dolore inizialmente localizzato che si diffonde a bacino, ginocchia e piedi. Grazie al moto perfino il dolore cronico può essere evitato: “Una regolare pratica di movimento, aerobico ed anaerobico, porta benefici anche in termini di controllo e riduzione del dolore cronico; questo perché, come dimostrato da numerosi studi in merito, il moto fa sì che il nostro corpo produca un corredo di molecole con azione analgesica diretta. A questo si aggiungono i benefici in termini di riduzione dell’infiammazione, riduzione della sensibilità al dolore e aumento della stabilità articolare grazie all’azione di rinforzo sulla muscolatura. Esistono poi molecole, neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina, la cui produzione aumenta naturalmente con il movimento, che portano anche ad un benessere di tipo psichico con l’effetto di contribuire a ridurre appunto il dolore”, spiega al Fatto Quotidiano il dottor Andrea Coco, specialista in nutrizione clinica.
Piccoli cambiamenti, grandi benefici
“L’attività fisica non è un concetto astratto”, fa presente la Fondazione Veronesi sulla scia dell’OMS, secondo cui “every move counts”, qualsiasi movimento conta. Oltre alle attività sportive, nella definizione “rientrano anche semplici azioni quotidiane come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e i lavori domestici”, prosegue la Fondazione. E ancora pulire vetri e pavimenti, salire le scale a piedi, fare la spesa portando i pesi, per rafforzare le ossa lunghe e prevenire l’osteoporosi…. Tutte queste attività, che basta svolgere per una mezzoretta al giorno anche non consecutivamente, integrano benissimo l’esercizio fisico settimanale più strutturato.
Basta davvero poco per fare la differenza: sappiamo dagli studi che chi sta seduto 12 ore al giorno ha un rischio di morte più alto del 38% rispetto a chi sta seduto 8 ore, ma con 10 minuti al giorno di attività da moderata a vigorosa si riduce del 35% il rischio di morte. “È necessario fare esercizi che siano alla nostra portata, iniziando magari con camminate via via sempre più vigorose e con sollevamenti di pesi leggeri, anche domestici. È altresì importante mantenere costanza nella pratica di questi esercizi e, nel caso del dolore cronico, raccomando di farsi seguire, almeno nelle fasi iniziali, da un professionista del movimento che ci aiuti a trovare il giusto equilibrio tra mobilità, resistenza e forza, in armonia con le richieste e le possibilità motorie del nostro corpo in quel momento”, raccomanda Coco.
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