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“Controllano lo smartphone anche 80 volte all’ora fino a quando vanno a letto”: attenzione alla nomofobia. Ecco cos’è e quali sono i rischi per la salute

Un popolo iperconnesso, sempre più distratto e stressato. Lo rivela la ricerca condotta da Censuswide i cui risultati sono stati condivisi in occasione della Giornata Mondiale della Disconnessione
“Controllano lo smartphone anche 80 volte all’ora fino a quando vanno a letto”: attenzione alla nomofobia. Ecco cos’è e quali sono i rischi per la salute
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Gli italiani? Sempre connessi e pronti a controllare le notifiche, persino poco prima di andare a dormire. Lo rivela una ricerca condotta da Censuswide a febbraio 2025 per Amazon Kindle i cui risultati sono stati resi noti lo scorso 7 marzo, Giornata Mondiale della Disconnessione. È la cosiddetta “nomofobia”, ovvero quella paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile. Impensabile, per milioni di italiani, l’idea di perdersi l’arrivo anche di una sola notifica, pure a costo di entrare in uno stato di costante attivazione che favorisce distrazione e stress.

A LETTO CON LE NOTIFICHE – Dallo studio condotto su un campione rappresentativo di 2.000 adulti intervistati emerge la tendenza a rimanere connessi fino a quando si va a letto, con oltre un quarto degli italiani (28%) che riceve notifiche fino all’ora di andare a dormire, in media le 23:26. Sarebbe buona abitudine, invece, lasciar perdere i dispositivi un’ora prima di coricarsi, in modo da assicurarsi un buon sonno. Come riporta l’Ansa, il neuroscienziato e autore Dr. Mark Williams consiglia di “trascorrere almeno un’ora libera da notifiche la sera prima di andare a dormire, per dare alla mente il tempo di rilassarsi”.

SEMPRE IN ALLERTA – E se questo è lo scenario nelle ore più buie, in pieno giorno le cose non possono che andare peggio. Oltre la metà delle persone intervistate – il 59% per l’esattezza – fa sapere di sentirsi distratta dalla continua ricezione di notifiche che arrivano da ogni dove, tra smartphone, tablet, computer e smartwatch. Una sensazione confermata dallo stesso Williams: “Quando si sente il suono di una notifica o si avverte la vibrazione dello smartphone, il cervello lo interpreta come qualcosa che richiede immediata attenzione, mantenendo uno stato costante di allerta. Ogni volta che l’attenzione viene deviata da una notifica, occorrono 60-90 secondi per rifocalizzarsi sul compito che si stava svolgendo originariamente. Queste interruzioni sottraggono tempo, portando ad una minore efficienza”.

COME UNA DIPENDENZA – Quelle poche volte che la notifica non arriva, siamo noi a cercarla. Il 91% del campione controlla infatti i dispositivi ogni ora nella speranza di averne ricevuta una nuova, con alcune persone che arrivano fino a 80 volte. Un comportamento simile non si discosta da quello causato dalle dipendenze: “Le notifiche possono innescare il rilascio di dopamina, portando le persone a controllare compulsivamente i loro smartphone in attesa di riceverne una nuova” aggiunge Williams. Una sollecitazione continua che induce l’83% degli italiani a sentirsi stressato la sera, quando invece ci si dovrebbe rilassare per favorire un riposo di qualità.

IL RISCHIO DI UNA SCHIAVITÙ DIGITALE – Il risultato? Ci si addormenta più tardi del previsto proprio a causa degli ultimi controlli sui propri dispositivi, come sperimenta il 74% delle persone. “Viviamo in un’epoca estremamente interconnessa, trascorriamo in media 349 minuti al giorno davanti al telefono e con i nostri pollici percorriamo circa 126 km scrollando le notifiche” osserva la divulgatrice digitale Valentina Pano. Una dipendenza che può facilmente trasformarsi in schiavitù digitale: “Il rischio reale è quello di perdere qualcosa nella vita che abbiamo intorno, per questo è necessario riscoprire il rapporto con il qui e ora” chiosa Pano.

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