‘You are fired’. La lite Zelensky-Trump è una puntata di The Apprentice
I termini che sono stati utilizzati per cercare di spiegare quanto avvenuto nello Studio Ovale includono, “trappola”, “umiliazione” (certamente per gli Stati Uniti, non per Zelensky) e “farsa televisiva”/“puntata di reality”.
È quest’ultima definizione, che meglio di tutte, dà ragione di quei venti minuti destinati a mutare gli assetti geopolitici globali. Il commento denigratorio di Trump sulla divisa di churchilliana memoria del leader ucraino non è solo un’ulteriore prova della rozzezza e ignoranza del presidente, ma risponde a un fastidio autentico per chi non ha voluto adeguarsi alle regole dello show, presentandosi senza trucco e parrucco. Del resto, che nella mente di Trump di uno show si trattasse è confermato dalla raggelante battuta finale, che ammonta all’ammissione di aver offerto al vasto pubblico del buon intrattenimento.
Ma c’è di più. Il macabro spettacolo non è un prodotto televisivo in senso lato, ma segue il format di The Apprentice, il reality che ha fatto di Trump una figura pop, contribuendo in maniera decisiva al suo successo elettorale. In questo show, che risale a più di venti anni fa, due squadre si confrontavano dandosi battaglia per raggiungere un determinato risultato aziendale. Alla fine della puntata, all’interno della squadra perdente, venivano selezionati i due individui ritenuti più deboli che Trump, con l’aiuto di un giovane consigliere, umiliava in maniera sistematica, fino a decidere chi fosse il peggiore. Infine, dopo aver pronunciato la formula magica “You are fired!” (“Sei licenziato!”), disponeva che il malcapitato fosse immediatamente scortato fuori dalla Trump tower, dove l’attendeva un taxi che l’avrebbe per sempre condotto via, lontano, nella vergogna generale.
Suona familiare? È esattamente il copione recitato da Trump e il suo giovane “consigliere” Vance alla Casa Bianca. Il Vicepresidente ha giocato un ruolo irritualmente sproporzionato per la sua carica – lui sì, fuori luogo, non l’abito di Zelensky. Le regole non sono più quelle della diplomazia internazionale, ma seguono, appunto, il copione di Apprentice e quando Zelensky ha detto di non essersi recato a Washington “per giocare a carte”, ha di fatto sollevato il velo da questa finzione divenuta realtà.
La maggioranza dell’elettorato americano non è più in grado di distinguere la finzione televisiva dalla buona politica e applaude Trump per aver trattato il presidente di una nazione straniera come un novello apprentice. A ciò si aggiunge la volgarità dell’eloquio del presidente degli Stati Uniti; il suo vocabolario che contiene solo una manciata di parole: “molto bene”, “molto male”, “molto speciale”, “meraviglioso”; i suoi ragionatamente fatti, quando va bene, di soli soggetto – verbo – complemento oggetto. È la brutalizzazione della realtà fatta di un manicheismo che contempla solo l’essere premiati o licenziati (naturalmente da Trump). Gli Americani non hanno gli anticorpi per contrastare quanto sta succedendo. La mancanza di una realtà condivisa, di fatti incontrovertibili su cui ragionare e da cui ripartire, rende ogni azione irrilevante dal punto di vista morale.
Tutto è vero, tutto è falso, tutto è finzione e siamo solo al primo mese della nuova presidenza.