Mini Cooper Cabrio, la prova de Il Fatto.it – Il fascino senza tempo della capote in tela – FOTO
Le icone sono sempre icone. Più passano gli anni più trasmettono le loro radici di generazione in generazione, insieme all’evoluzione dei tempi e della società che l’accompagna. Come la Mini, ad esempio, che a 66 anni suonati, sembra una ragazzina capace di interpretare e seguire le mode, i trend del momento come poche altre. Inossidabile, tecnologica e flessibile come l’ha resa il Gruppo BMW negli ultimi 30 anni.
Una vettura moderna con cui fare business, certo, ma anche affiancarci operazioni di responsabilità aziendale e sociale come quella realizzata in occasione del lancio della quinta generazione della Mini Cooper Cabrio, con il coinvolgimento dell’Associazione Tortellante che opera per l’inserimento nella catena produttiva di 40 ragazzi autistici. Senza dimenticare il legame indissolubile con il territorio e le eccellenze italiane che ha visto l’icona “always open” diventare assoluta protagonista all’interno dell’Acetaia Giusti, la più antica azienda produttrice di aceto balsamico al mondo (parliamo del 1600), l’oro nero di quella zona del nostro Paese, un palcoscenico iconico per l’icona Mini.
Che per l’occasione si è presentata sul percorso tra Bologna e Modena con la sua nuova capote in tela completamente automatica che può essere aperta spingendo un pulsante in 18″, mentre si richiude fino a una velocità di 30 km/h in 15″. Quando la capote è chiusa, è possibile utilizzare in qualsiasi momento la funzione di tetto apribile con una lunghezza di apertura fino a 40 centimetri, in una doppia funzione, appunto tetto apribile o completamente retratto. Una novità assoluta per le piccole premium. Tutto all’insegna della sicurezza visto il sistema di protezione sistemato nei poggiatesta che tutela gli occupanti con un sistema antiribaltamento
Al netto che il febbraio delle colline bolognesi non ne ha consigliato l’apertura in viaggio, il fascino della capote e della guida open air è comunque intatto nella consapevolezza che nell’unico tentativo operato, il mini separé sistemato tra abitacolo e parte posteriore della vettura ha fatto comunque il suo dovere da antivento. Per la cronaca, la capote è di serie in tessuto nero e, in optional, con il design Union Jack in grigio, omaggio alle origini britanniche del marchio.
Tradizione e innovazione si fondono all’interno con il mega display circolare OLED ad alto contrasto con diametro di 240 mm che grazie all’Always Open Timer mostra il tempo del viaggio percorso con la capote aperta, mentre il nuovo sistema MINI Operating System 9 semplifica la connettività trasformando il display stesso in uno smartphone personalizzato con le proprie app, mentre il MINI Intelligent personal Assistant diventa il primo assistente vocale della storia del brand di Oxford. Il tutto esaltato dalla disponibilità degli ausili alla guida più avanzati, oltre che di 12 sensori a ultrasuoni e 4 telecamere che aiutano anche nei parcheggi autonomi.
Ma in epoca di elettrificazione globale ha colpito il fatto che, in tema di motorizzazioni, la nuova Mini Cooper Cabrio sia al momento disponibile con tre avanzati propulsori a benzina da due litri, tutti a quattro cilindri. In attesa, si intende che arrivi anche la versione 100% elettrica. Il modello base è la Mini Cooper Cabrio C con potenza di 120 kW/163 cv, coppia massima di 250 Nm, accelerazione da 0 a 100 km/h in 8″2 e velocità massima è di 220 km/h. Ma c’è anche la Cooper Cabrio S con potenza di 150 kW/204 cv, accelerazione da 0 a 100 km/h in 6″9 secondi, coppia massima di 300 Nm e velocità massima di 237 km/h. Immancabile la versione John Cooper Works, che ha gli stessi numeri.
E il design? Iconico anche quello. All’esterno dominano linee pulite, la nuova griglia anteriore, i fari tondi a LED (di serie) e le proporzioni compatte con sulle fiancate l’evidente contrasto tra sbalzi corti e passo lungo per 3,879 metri di lunghezza, 1,431 di altezza e 1, 744 di larghezza. Nuovi anche i cerchi, tra 16 e 18 pollici. Il bagagliaio con la capote aperta arriva a 161 litri di capcità, quando è chiusa sale a 251 litri. Dodici invece i colori a disposizione con tre versioni distinte: Classic, Favoured e JCW. Tutte, s’intende, iper personalizzabili.
All’interno lo stile diventa quasi familiare, senza eccessi e minimalista, a cominciare dalla toogle bar al centro dell’abitacolo che combina alle perfezione le esigenze del guidatore di governare la vettura in tutte le sue funzioni e quelle di praticità con i vani per la ricarica a induzione separata di due smartphone, oltre quello per i bicchieri.
Quanto alla guida, il percorso non ha agevolato la comprensione perfetta del modello, ma in quei pochi tratti nei quali si è potuto spingere, la nostra Mini cabrio si è rivelata davvero un esempio di stabilità con l’effetto go-kart riconosciuto come marchio di fabbrica. Con sospensioni e ammortizzatori ottimizzati al fine di poter contare su una guida agile, capace di attenuare la tradizionale rigidità del telaio. A completare il quadro i sette possibili settaggi dell’atmosfera dell’abitacolo, cioè le Mini Experience Modes, capaci di coinvolgere il guidatore.
Venendo ai prezzi, partono dai 32.900 euro della versione C ‘Classic’ e arrivano ai 43.900 euro della John Cooper Works. Ad un’icona non si può mica dire di no.