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Dronero, il caso delle iscrizioni divise tra studenti italiani e di nuova generazione

Il caso sollevato da la Stampa. Secondo il sindaco, interpellato da ilfattoquotidiano.it, le famiglie migranti preferiscono le classi del centro a causa dell'impossibilità a muoversi, mentre le altre si spostano in periferia cercando la metodologia "senza zaino": "Semmai possiamo ragionare sul fatto che sia importante offrire a tutti la stessa metodologia didattica"
Dronero, il caso delle iscrizioni divise tra studenti italiani e di nuova generazione
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Dronero, 7.046 abitanti che vivono all’imbocco della valle Maira. Tra loro anche oltre 1.200 migranti, uomini, donne, bambini arrivati dalla Romania, dal Marocco, dalla Costa d’Avorio grazie alle aziende manifatturiere del territorio. A portare alla ribalta il piccolo comune in provincia di Cuneo ci hanno pensato le iscrizioni a scuola: le classi delle due scuole elementari del centro sono quasi interamente composte da figli di genitori di origine straniera, mentre nelle classi delle due elementari più lontane ci sono quasi esclusivamente figli di genitori italiani. “Non si tratta di razzismo”, si sono difese le famiglie a “la Stampa” che il 24 febbraio scorso ha sollevato il caso.

Interpellato da ilfattoquotidiano.it, il sindaco Mauro Astesano ha dichiarato: “La questione è un’altra. L’istituto comprensivo ha sette plessi alla primaria: nelle frazioni Roccabruna (“Antonio Acchiardi”) e Pratavecchia (“Rodolfo Margaria”); a Prazzo; a San Damiano Macra; a Villar San Costanzo e due a Dronero (“Vittorio Caldo” e “Pietro Allemandi”). La maggior parte dei migranti abita nel quartiere delle scuole “Caldo” e “Allemandi” dove l’istituto ha investito in risorse umane per raggiungere gli stessi risultati delle altre realtà. A Villar San Costanzo e a Pratavecchio, tuttavia, da anni si pratica la metodologia della ‘scuola senza zaino’ che ha preso sempre più piede tra le famiglie”. Risultato? I genitori più giovani e con maggiori possibilità economiche scelgono quest’ultime scuole, privilegiando nella scelta del plesso la didattica al posto della vicinanza a casa. Al contrario, le famiglie migranti optano per i plessi non troppo lontani dalla residenza perché spesso non hanno una macchina per spostarsi. Il primo cittadino, ribadendo che l’inclusione non è mai mancata a Dronero e che non si sono mai registrati problemi, ha anche osservato: “Semmai possiamo ragionare sul fatto che sia importante offrire a tutti la stessa metodologia didattica ma sia chiaro: questa è una scelta della scuola non dell’amministrazione”.

Il caso ha sollevato numerose polemiche e alcuni genitori hanno scritto una lettera aperta in risposta: “In seguito a questo attacco ci siamo confrontati, ci siamo messi in discussione e abbiamo portato le nostre motivazioni, tutte simili”, si legge. “Abbiamo capito che nel 2025 la scuola è cambiata, perché la famiglia è cambiata. Trent’anni fa le nostre madri ci iscrivevano alle elementari del quartiere, senza farsi troppe domande, ma oggi la genitorialità è un’altra. proprio in occasione di quelle giornate aperte abbiamo avuto la fortuna di poter visitare, a poca distanza da casa, due scuole molto innovative, che lavorano seguendo il modello Senza Zaino e applicando l’apprendimento cooperativo. Questo modello si ispira a valori come la responsabilità, l’autonomia, la comunità e la relazione, che sono esattamente quelli con cui stiamo cercando di crescere i nostri figli. E quindi? Abbiamo semplicemente esercitato il nostro diritto di scegliere la scuola che ci è sembrata più adatta a loro e più in linea con i nostri valori”.

La preside Vilma Margherita Bertola, interpellata da ilfattoquotidiano.it, ha dichiarato: “Dobbiamo sfatare il pregiudizio che chi va a scuola con i bambini migranti resta indietro. Non è vero. I risultati parlano. La verità è che manca una legge, ma io di bambini che non parlano bene italiano ne ho poco più di una decina; gli altri hanno frequentato dall’infanzia alle medie queste scuole: si possono definire non droneresi?”.

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