Hanno scatenato polemiche le parole del capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, che, rispondendo a un cittadino di Pozzuoli preoccupato per la situazione sismica dei Campi Flegrei, ha risposto a bruciapelo: “Che vuol dire se arriva una scossa di quinto grado cosa fate? Cadono i palazzi e conto i morti. Funziona così”. A chiarire sul rischio delle strutture dei Campi Flegrei in caso di terremoti ha risposto nella trasmissione 24 Mattino, su Radio24, Giulio Zuccaro, responsabile scientifico del Centro di competenza della Protezione Civile Nazionale Plinius e professore ordinario di Scienza delle Costruzioni all’Università Federico II di Napoli.
Il docente premette: “Noi già dal marzo del 2023, sotto il coordinamento della Protezione Civile, cominciammo una schedatura degli edifici nella zona dei Campi Flegrei. Questa analisi si chiama ‘speditiva’ perché è stata fatta dall’esterno, non potendo entrare all’interno degli edifici. Ed è stata realizzata da professionisti competenti, selezionati dagli ordini professionali e adeguatamente formati da noi nel Centro studi Plinius. È stata compilata una scheda relativa a tutta l’area dei 12mila edifici dell’ara bradisismica, da cui poi è stata calcolata da noi la vulnerabilità speditiva”. E aggiunge: “Di questi 12mila edifici, 4mila non sono residenziali, cioè sono scuole e altri tipi di edifici pubblici. Quindi, noi ci siamo concentrati solo sui 9mila edifici residenziali: il 10% è risultato ad alta vulnerabilità sismica. Tutti gli altri sono a vulnerabilità decrescente, con un 50% poco vulnerabile e il restante che va attenzionato“.
Alla domanda del giornalista Simone Spetia, che gli porge la stessa domanda fatta da un cittadino di Pozzuoli al capo della Protezione Civile Ciciliano e cioè cosa accadrebbe con un sisma di magnitudo 5 su quel 40% di edifici a rischio medio-alto, il docente risponde: “Innanzitutto, tenga conto del fatto che di quei 4.500 edifici solo una parte è a rischio più alto. Quindi, la risposta può variare, perché ogni edificio risponde con una sua prerogativa. Le nostre curve sulla vulnerabilità sismica sono sempre valutazioni statistiche sulla risposta. Noi – spiega – a volte abbiamo visto edifici molto vulnerabili che in terremoti passati si sono salvati, non si sa perché, e altri che invece hanno subito gravi danni. C’è sempre un’area di incertezza ma non mi aspetterei catastrofi. I danni comunque ci sarebbero. Sull’area a rischio risiedono circa 80mila persone“. E conclude, precisando: “Sulla base di queste analisi a larga scala è dire quanti edifici crollerebbero e, qualora crollassero, prevedere le conseguenze sulla popolazione. Noi però abbiamo individuato le zone a maggior rischio e quindi a maggior concentrazione di edifici vulnerabili, da cui occorre poi partire per i finanziamenti che il governo sta predisponendo”.