Scuola, arresto in flagranza per i genitori che aggrediscono i prof: Valditara spacca la scuola. Sì dei presidi, No dei docenti, genitori divisi
La proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di estendere la misura dell’arresto in flagranza di reato alle aggressioni nei confronti del personale scolastico, divide il mondo della scuola. L’idea del professore leghista, lanciata dopo l’ultimo episodio di violenza compiuto da un genitore su esortazione del figlio, da una parte piace ai dirigenti scolastici e ai genitori del mondo cattolico; dall’altra trova la contrarietà degli insegnanti oltre che di mamme e papà più vicini al centrosinistra.
I presidi dicono Sì – Nelle ultime ore, infatti, da viale Trastevere è persino partita una telefonata all’ex magistrato Carlo Nordio, per parlare della misura pensata nei confronti dei genitori che alzano le mani. Tempo qualche ora e il primo ad applaudire Valditara è stato il numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “Si tratta di una iniziativa che va nella direzione da noi richiesta qualche tempo fa. I dirigenti scolastici, i docenti e il personale Ata non possono più essere oggetto di aggressioni e violenze divenute negli ultimi anni sempre più frequenti.
Ringrazio il ministro per la sensibilità che ha dimostrato: da tempo sostengo che sia necessario equiparare le aggressioni al personale della scuola a quelle perpetrate nei confronti dei sanitari”.
Stesso parere arriva da Claudia Di Pasquale, presidente dell’Associazione italiana genitori (Age): “Da – giurista – dice la presidente a Il Fatto Quotidiano.it – ritengo giusta la proposta del ministro ma aggiungo che oltre alla necessaria repressione degli atti di violenza contro i docenti, è fondamentale lavorare sulla prevenzione e sulla ricostruzione di un clima di fiducia tra scuola e famiglie. L’escalation di aggressioni nei confronti degli insegnanti non è solo un problema di ordine pubblico, ma anche il sintomo di un rapporto sempre più deteriorato tra genitori e istituzioni scolastiche”.
La proposta dell’Age è quella di accrescere le “iniziative di sensibilizzazione che aiutino le famiglie a comprendere il valore dell’educazione e il ruolo degli insegnanti, restituendo alle due più importanti agenzie educative l’autorevolezza necessaria. Progetti di mediazione scuola-famiglia, incontri formativi e campagne di comunicazione potrebbero contribuire a prevenire situazioni di conflitto estremo, favorendo un dialogo costruttivo invece dello scontro”.
Il No dei prof – Fuori dal coro dei favorevoli a Valditara sono, invece, i docenti. La segreteria nazionale del Movimento di cooperazione educativa (Mce) ha inviato una nota ufficiale in cui prende le distanze dal ministro: “Non entriamo nel merito della vicenda, perché non abbiamo elementi sufficienti per farlo. Ma due cose sono fin troppo chiare. La prima: il totale fallimento della legge introdotta un anno fa per inasprire le pene contro le aggressioni a dirigenti e docenti, accompagnata dall’istituzione di una Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, un’iniziativa piuttosto ridicola che si è rivelata un’operazione di facciata, incapace di produrre risultati concreti”.
L’Mce fondato da Mario Lodi non ha peli sulla lingua nei confronti dell’inquilino di viale Trastevere: “Ora Valditara annuncia di voler inasprire ancora di più le pene, prevedendo addirittura l’arresto immediato in caso di violenza fisica contro i docenti. Siamo alle grida manzoniane: tanto clamore, zero soluzioni. C’ è una spudorata strumentalizzazione di episodi isolati (per quanto gravi) per giustificare un modello di scuola autoritario e repressivo. Valditara usa la paura per imporre una cultura pedagogica punitiva, ben lontana da una visione emancipatrice della funzione del sistema scolastico. Ma del resto, l’uso politico della paura non è una trovata estemporanea: è il marchio di fabbrica di questo governo”.
Parole quest’ultime che si sposano con quelle della presidente dei Genitori Democratici, Angela Nava che al nostro giornale spiega: “È singolare, ma certo corrisponde alle regole di una comunicazione ad effetto, che la scuola vada agli onori della cronaca per episodi, che pur nella loro gravità, non sono statisticamente rilevanti e occultano il lavoro quotidiano, silenzioso dei tanti che operano nella scuola stessa. Ad ogni episodio la sua risposta sanzionatoria: il voto in condotta secondo indicatori rigidi; le sospensioni; oggi l’arresto in flagrante che presuppone pene non inferiori a cinque anni di reclusione. Al malessere che sicuramente attraversa le due maggiori agenzie educative siamo sicuri che la risposta securitaria sia la migliore? Avremmo preferito una riflessione ampia e consapevole a cui come genitori non ci saremmo sottratti”.
Cauto, infine, Antonio Affinita direttore generale del Moige, Movimento italiano genitori: “Condanno fermamente l’atto di violenza perpetrato da un genitore contro un docente. Questo comportamento è inaccettabile e non rappresenta in alcun modo i milioni di genitori che collaborano quotidianamente con la scuola nel rispetto reciproco. Non possiamo ignorare anche i casi di abusi su minori da parte di alcuni insegnanti, che minano la fiducia tra famiglia e istituzione scolastica. È fondamentale ricordare che questi episodi sono isolati e non riflettono la dedizione della maggioranza dei docenti. Per superare queste sfide, è essenziale rafforzare il dialogo e la collaborazione tra scuola e genitori, promuovendo un nuovo patto di corresponsabilità condiviso nell’interesse primario dei nostri figli”.