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Festa abusiva con champagne e fuochi d’artificio per celebrare l’assoluzione del figlio di un boss ucciso

I carabinieri infatti hanno acquisito i video TikTok del tripudio dei brindisi a champagne e dei fuochi d’artificio non autorizzati, e li hanno inviati ai magistrati della Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri
Festa abusiva con champagne e fuochi d’artificio per celebrare l’assoluzione del figlio di un boss ucciso
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La mega festa abusiva in piazza a Castellammare di Stabia, improvvisata in poche ore per celebrare l’assoluzione del figlio di un boss ucciso, finisce per scatenare un caso e per far aprire una nuova inchiesta. I carabinieri infatti hanno acquisito i video TikTok del tripudio dei brindisi a champagne e dei fuochi d’artificio non autorizzati, e li hanno inviati ai magistrati della Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri.

Proprio in quelle ore il deputato Avs Francesco Borrelli sollevava il caso dopo aver letto la ricostruzione dell’accaduto su un quotidiano stabiese, Metropolis. “Diverse persone – spiega Borrelli – hanno aspettato l’imputato assolto in villa comunale. Al suo arrivo sono state stappate bottiglie di champagne ed esplosi illegalmente fuochi d’artificio. Luciano Verdoliva era recluso con l’accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso dal 2023. Nel pomeriggio è arrivata la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d’Assise del tribunale di Napoli (di qui la scarcerazione di Verdoliva e il suo ritorno a Castellammare di Stabia, ndr). Una decisione su cui ha influito la ritrattazione in aula del “pentito” Ciro Sovereto che non ha confermato in toto i racconti forniti appena un anno fa”.

Queste le parole del comunicato di Borrelli. Una sintesi di una vicenda complessa. Il 30 novembre 2023 l’arresto di Luciano Verdoliva, ristoratore di un locale rinomato e premiato, fece molto scalpore. L’omicidio di cui era accusato risaliva al 2005. Carmine Paolillo, 28 anni, fu freddato in auto per aver tradito il clan. Quel delitto fu inquadrato nell’ambito di una faida tra i d’Alessandro e gli Omobono-Scarpa. L’anno prima era stato ammazzato Giuseppe Verdoliva, “Peppe l’autista”, un ras dei D’Alessandro. Il padre di Luciano Verdoliva. La morte di Paolillo, secondo l’ordinanza di custodia cautelare, fu una vendetta del figlio.

Il processo però si è concluso con l’assoluzione di Verdoliva, peraltro richiesta anche dal pm anticamorra Giuseppe Cimmarotta. Condannato invece l’altro imputato del processo, Antonio Occidente. “Il pentito che ha ritrattato – aggiunge Francesco Emilio Borrelli – deve essere estromesso dal programma di protezione visto che o ha accusato un innocente o ha permesso la scarcerazione di un camorrista assassino. Di certo lo spettacolo abusivo e indecente a cui hanno dovuto assistere i cittadini di Castellammare ci fa capire la cultura illegale e prepotente di questi soggetti che hanno voluto dare un messaggio di potere alla città che deve essere subito rispedito al mittente da parte delle istituzioni”. Le dichiarazioni del pentito sono state però utili alla condanna all’ergastolo di Occidente. La vicenda, dicevamo, è complessa. E per comprenderla fino in fondo sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza.

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