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La giunta di Schio cambia idea (ed è un bene): via libera a 15 pietre di inciampo. Sei anni fa aveva definito la proposta “divisiva”

La sindaca (che all'epoca era vice) spiega così il cambio di rotta sull'iniziativa in memoria dei cittadini deportati nei lager: "All'epoca non c'era il contesto politico adatto"
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Se la Giornata della Memoria serve per ricordare gli errori del passato (e a non ripeterli), a Schio, in provincia di Vicenza, l’amministrazione è tornata sui suoi passi e ha deciso di installare alcune pietre d’inciampo per ricordare i cittadini deportati nei campi di concentramento nazisti: nemmeno sei anni fa la stessa giunta rifiutò questa proposta in quanto “divisiva”.

Per comprendere le dinamiche della vicenda bisogna risalire al 2019, quando il Comune, guidato dalla lista civica Noi Cittadini, respinse una mozione della minoranza di centrosinistra, che chiedeva di collocare 15 pietre d’inciampo per onorare la memoria dei cittadini scledensi deportati nei lager. All’epoca la maggioranza spiegò che una scelta simile avrebbe portato “odio e divisioni”, collegando le vittime del nazismo a quelle dell’Eccidio di Schio (quando un gruppo di partigiani, a guerra finita, fece irruzione nelle carceri e uccise 54 persone, anche collegate al fascismo, come vendetta delle rappresaglie nazifasciste). Allora la motivazione di Renzo Sella, consigliere di maggioranza, fu: “Come possiamo pensare di ricordare solamente qualcuno, a discapito di altri? Non è forse questa un’altra forma di discriminazione?”. Quel rifiuto portò la città sui principali quotidiani italiani e anche su qualche rivista internazionale: una forte eco mediatica non proprio positiva.

Quella stessa giunta, cambiata di qualche membro, ora ha deciso di installare le pietre d’inciampo. L’allora vicesindaca Cristina Marigo oggi è diventata prima cittadina. Come ha fatto a cambiare idea in così poco tempo su un tema così importante? Interpellata dal Giornale di Vicenza, Marigo ha spiegato il cambio di rotta. “Nel 2019 il Comune di Schio decise di non aderire al progetto per il contesto politico che si era creato. Già allora l’amministrazione aveva dato la disponibilità per costruire un percorso con le minoranze, da costruire in modo avulso da strumentalizzazioni che avevano caratterizzato in quell’occasione il dibattito politico. La decisione riflette una volontà di valorizzare la memoria, dando rilievo al ricordo delle vittime in un contesto che guarda al passato come insegnamento per il futuro”. Ad ogni modo, la scelta è curiosa. Alberto Bertoldo, capogruppo della lista di maggioranza (la stessa della sindaca), in passato era finito nelle polemiche per alcuni post sui social che richiamavano al fascismo, salvo poi dichiararsi antifascista alla stampa locale. Questa volta in consiglio comunale non si è opposto nessun partito.

In queste settimane la giunta dovrà decidere a chi intitolare le nuove (vecchie) pietre d’inciampo insieme alla sezione Anpi Schio e ad altre sigle. Si parla di alcuni scledensi deportati nei vari lager, tra cui le vittime nei campi di concentramento di Mauthausen-Gusen e Dachau, in quanto fiancheggiatori della Resistenza. L’unico sopravvissuto di Gusen fu William Pierdicchi, studente di economia che trasportava stampa antifascista durante la seconda guerra mondiale: al rientro in città pesava solo 38 kg e il suo aspetto suscitò scalpore e rabbia tra la popolazione, in un periodo di tensioni e rappresaglie che alla fine portò all’eccidio di luglio, ancora oggi oggetto di scontri. Ma da allora sono passati 80 anni e la speranza è questa Memoria non sia più così “divisiva”.

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