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Trump minaccia Putin per mettere fine alla guerra in Ucraina: “Dazi e sanzioni sui prodotti russi se non trova un accordo”

Ritorsioni economiche come con la Cina: è questa la strategia del tycoon per mettere fine alla guerra "in un solo giorno"?
Trump minaccia Putin per mettere fine alla guerra in Ucraina: “Dazi e sanzioni sui prodotti russi se non trova un accordo”
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Donald Trump vuole chiudere il dossier Ucraina il prima possibile e tenta di farlo a modo suo: con un approccio aggressivo. Nelle ore in cui il Cremlino fa sapere che sono in corso i preparativi per una prima telefonata tra il presidente americano e quello russo per tentare di arrivare a una soluzione del conflitto, il tycoon interviene e minaccia Mosca: se non ci sarà un accordo a breve per l’Ucraina con la Russia “non avrò altra scelta se non imporre più tasse, dazi e sanzioni su tutto quello che viene venduto dalla Russia negli Stati Uniti”.

Altro che rapporti amichevoli, altro che nuova linea diplomatica Mosca-Washington: il nuovo presidente sceglie la via dello scontro, almeno verbale, nel tentativo di costringere il capo del Cremlino a sedersi a un tavolo delle trattative il prima possibile. Così le sue parole, che sembrano più minacce che avvertimenti, non lasciano spazio a interpretazioni: “Non cerco di fare male alla Russia, mi piace il popolo russo e ho sempre avuto una relazione molto buona con il presidente Putin – premette – Non dobbiamo dimenticarci che la Russia ci ha aiutato durante la Seconda Guerra Mondiale”. Ma poi, su Truth, tenta di mettere l’omologo con le spalle al muro: “Patteggia ora e metti fine a questa ridicola guerra. Se non ci sarà un accordo a breve non avrò altra scelta se non imporre nuove tasse, dazi e sanzioni su tutto quello venduto dalla Russia e vari altri Paesi partecipanti negli Stati Uniti. Facciamola finita con questa guerra che non sarebbe mai iniziata se fossi stato presidente. Lo possiamo fare in modo semplice o in modo difficile. È il momento di fare un accordo, non dovrebbero essere perse altre vite”.

Il tutto mentre da Mosca si continuano a lanciare messaggi di apparente sintonia e collaborazione con la nuova amministrazione americana. Il viceministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, ha infatti ricordato che sono in corso “i preparativi interni (per la telefonata tra i due leader, ndr). Quando probabilmente sentiremo qualcosa di più chiaro e concreto da Washington, allora inizieremo a coordinare orari e questioni organizzative”. Su questo, comunque, la porta di Trump rimane aperta, come ricordato da lui stesso nelle ore passate. Ma ha aggiunto che “il presidente Zelensky vorrebbe la pace, ma bisogna essere in due per averla”.

Intanto proprio Zelensky in giornata aveva lanciato l’ennesimo appello a Washington affinché il sostegno americano, determinante per contenere l’avanzata russa in Ucraina, non venga meno col passaggio di consegne alla Casa Bianca. In un’intervista a Bloomberg, il presidente ha chiarito che, dal suo punto di vista, qualsiasi forza di peacekeeping in Ucraina deve includere gli Stati Uniti, motivando la sua posizione col fatto che gli alleati europei non hanno abbastanza soldati da rappresentare un deterrente realistico per Vladimir Putin. “Non può essere senza gli Stati Uniti”, ha affermato premendo su Donald Trump e Xi Jinping affinché usino la loro influenza per aiutare a mettere fine alla guerra in Ucraina.

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