Non lascia, anzi raddoppia. L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ribadisce che la premier Giorgia Meloni “ora è obbediente a Trump e pure a Musk”. E’ la frase che ha irritato particolarmente la capa del governo tanto da spingerla a replicare dal palco di Atreju, nella sorpresa generalevisto che Prodi è da tempo ai margini dell’agenda politica. Lo stupore è stato dello stesso ex presidente della Commissione Ue: “Stavo facendo il minestrone, l’ho sentita urlare il mio nome – ha raccontato in un’altra intervista, a PiazzaPulita – Sono 15 anni che non faccio politica e questa si scaglia con degli improperi del tutto fuori luogo. Perché deve prendersela con uno che dice soltanto le proprie opinioni?”.

Ora il professore ripete la stessa definizione in un’intervista a Omnibus, su La7. “Affidiamo il nostro futuro agli altri o ce lo costruiamo noi? Io non sentito dire nulla alla premier. Noi abbiamo il dovere politico di costruire il nostro futuro” sottolinea Prodi. “Meloni è stata così cattiva con me, non ho capito perché… perché ho detto che era obbediente? Ma obbediente era poco… Ubbidisce due volte. Quando Meloni mi ha attaccato mi sono quasi spaventato, dei suoi improperi. Ho 86 anni, lo posso dire io…”. Un’altra stilettata alla presidente del Consiglio arriva sul caso Cecilia Sala, risolto con grande dinamismo di Palazzo Chigi e – dicono tutti i sondaggi – fattore di crescite di consenso personali e per Fratelli d’Italia. “Quando io ho liberato Mastrogiacomo – annota Prodi – mica ho avuto il soccorso degli Stati Uniti. Tutto il Paese ha agito. Meloni si è fatta un obiettivo personale. Il ministro degli Esteri allora è stato molto attivo, adesso non lo so. E’ stata una gran bella cosa, ma per favore mettiamola in un contesto”.

L’ex premier, però, ne ha anche per la coalizione che ha guidato e portato alla vittoria due volte. “C’è bisogno di cominciare a discutere – riflette – Sono due anni che il centrosinistra è sostanzialmente muto ed è ora di ricominciare a discutere sul futuro. La democrazia comincia dal dialogo, comincia dalla base. Penso che questo processo democratico dia vitalità ai riformisti”. Il mutismo a cui fa riferimento Prodi riguarda probabilmente l’immobilismo del campo delle opposizioni rispetto a un progetto potenzialmente comuni, programmi compresi. “E’ bene che finalmente comincino le discussioni. E’ buonsenso. Qui bisogna presentare i programmi, è il momento giusto. Perché la gente comincia a essere stanca del governo. C’è ancora un primo ministro che ha un forte consenso personale ma la consegna non c’è e la gente in questo momento ha le orecchie aperte”.

Sarà anche per questo, forse, che Prodi – chissà se stimolato dall’attacco di Meloni – benedirà l’iniziativa dei cattolici democratici del Pd, a Milano, alla quale parteciperà in videoconferenza. Tra gli altri presenti l’altro “padre nobile” dell’ex sinistra democristiana Pierluigi Castagnetti, l’ex ministro Graziano Delrio e l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.

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