“In questura è stata lesa la mia dignità personale, non lo dimenticherò mai”. A dirlo è Valentina, attivista di Extinction Rebellion, che l’estate scorsa era stata fatta spogliare e piegare in un bagno della questura di Bologna dopo aver partecipato a un’azione nonviolenta di Extinction Rebellion durante il G7 Scienza e Tecnologia. Un caso analogo a quello accaduto a Brescia e che aveva portato la donna a sporgere denuncia.
Pochi giorni fa però, le è stata notificata la richiesta di archiviazione del pm nei confronti del caso. Secondo la richiesta, l’agente non ha commesso abusi perché “non era a conoscenza delle ragioni in forza delle quali l’interessata doveva essere sottoposta a perquisizione, né aveva ricevuto indicazioni sulle modalità da seguire nel corso dell’atto di controllo. Per questo seguiva l’atto di perquisizione nel modo più possibile completo”.
Ma l’avvocato dell’attivista, Ettore Grenci, spiega che “dagli atti emerge esplicitamente che all’agente era stato ordinato di perquisire per ricercare materiali di propaganda, quindi non può essere vero che non sapeva cosa stesse facendo”. Nella richiesta di archiviazione viene inoltre sottolineato che “emerge in modo inequivoco che l’agente abbia eseguito una perquisizione finalizzata alla ricerca di tracce del reato in modo accurato, senza adottare comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita che degenerassero nell’esecuzione di una misura inutilmente vessatoria”. Ma la donna racconta di aver subito un “trattamento degradante”. Per questo chiede che i fatti vengano riesaminati, anche pensando a quello che è successo “alle attiviste di Brescia”.