Le autorità israeliane “hanno intenzionalmente privato i civili palestinesi di Gaza di un adeguato accesso all’acqua dall’ottobre 2023, con grande probabilità causando migliaia di morti e commettendo così il crimine contro l’umanità di sterminio e atti di genocidio”. L’analisi è contenuta nell’ultimo report di Human Rights Watch. Giovedì anche Medici senza frontiere ha pubblicato un report che evidenzia “chiari segnali di pulizia etnica” nella Striscia, dopo che Amnesty International aveva scelto di adottare la definizione di genocidio per il conflitto in corso a Gaza (rigettata con forza da Israele) il 5 dicembre.

Human Rights Watch ha intervistato 66 palestinesi di Gaza, 4 dipendenti dell’autorità delle acque pubbliche di Gaza, 31 operatori sanitari e 15 persone che lavorano con agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie internazionali a Gaza. Ha anche analizzato immagini satellitari, fotografie e video catturati tra l’inizio delle ostilità nell’ottobre 2023 e settembre 2024, nonché dati raccolti e stime prodotte da medici, epidemiologi, organizzazioni umanitarie ed esperti di acqua e servizi igienici.

Nel rapporto di 179 pagine, Hrw afferma di avere scoperto che le autorità israeliane hanno intenzionalmente privato i palestinesi di Gaza dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici necessari per la sopravvivenza umana di base.

“Le autorità e le forze israeliane hanno interrotto e in seguito limitato l’acqua corrente a Gaza; hanno reso inutile la maggior parte delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza tagliando l’elettricità e limitando il carburante; hanno deliberatamente distrutto e danneggiato le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e i materiali per la riparazione dell’acqua; e hanno bloccato l’ingresso di forniture idriche essenziali”, ha detto Tirana Hassan, direttrice esecutiva di Human Rights Watch.

L’intenzionalità è considerata un elemento cardine della definizione di genocidio secondo la convenzione Onu del 1948. Hassan prosegue infatti: “Non si tratta solo di negligenza; è una politica calcolata di privazione che ha portato alla morte di migliaia di persone per disidratazione e malattie, che non è altro che un crimine contro l’umanità di sterminio e un atto di genocidio”.

La richiesta della ong umanitaria è di fermare il conflitto immediatamente, ma anche di interrompere le forniture militari a Tel Aviv da parte degli Stati occidentali, a cui si chiede anche di “rivedere gli accordi bilaterali e le relazioni diplomatiche” e di “sostenere la Corte penale internazionale”.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha risposto al report accusando l’organizzazione umanitaria di diffondere “bugie” e propaganda anti-israeliana: “Human Rights Watch sta ancora una volta diffondendo le sue accuse di sangue per promuovere la sua propaganda anti-Israele. Questo rapporto è pieno di bugie che sono spaventose anche rispetto ai già bassi standard di Hrw”. L’inviata speciale di Israele all’Onu per la lotta all’antisemitismo ha accusato Amnesty, Hrw e Msf di “invertire orwellianamente i fatti per accusare gli ebrei”.

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