Parlare di novità è riduttivo, perché indubbiamente siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione. Per la prima volta nella storia dell’Eurolega, le Final Four (ovvero le fasi finali della competizione in programma dal 23 al 25 maggio 2025) si disputeranno lontano dall’Europa. Più specificatamente all’Etihad Arena da 18mila posti di Abu Dhabi. Ovviamente, tutto per una questione di soldi: una decisione presa da una lega privata che, ormai come ben noto, antepone il fattore economico a tutto il resto. D’altronde, chi rifiuterebbe 50 milioni di euro per promuovere uno sport che dispone di una minor concorrenza rispetto al calcio? Ecco, l’ECA (European Club Association) non si è fatta scappare l’occasione tra le mani. Su 13 membri (possessori di licenze pluriennali, tra cui la società italiana Olimpia Milano), 11 hanno votato favorevolmente: contrari solamente due storici club come Real Madrid e Olympiacos, caso vuole che siano anche tra le favorite alla vittoria finale. Così, gli Emirati ancora una volta hanno battuto la concorrenza europea, stanziando un faraonico budget che maschera elementi ben distanti dal solo carattere sportivo. Abu Dhabi e gli Emirati Arabi si aggiungono alla lista dei petrostati nel Medio Oriente che fanno dello sportwashing la loro peculiarità.
La prima bocciatura
Il cambio di rotta è stato repentino e, per certi versi, inaspettato. Questo perché il 12 novembre scorso, l’Assemblea Generale aveva respinto la prima proposta di Abu Dhabi (riguardante un triennale da 75 milioni), garantendo di fatto l’edizione delle Final Four 2025 a Belgrado, in Serbia. Club-azionisti favorevoli e la Beogradska Arena pronta per ospitare l’evento dell’anno. L’Europa del basket, però, ha dovuto presto fare i conti con la superpotenza medio–orientale.
Le votazioni
“Le Final 4 di Abu Dhabi rappresentano un primo passo verso una nuova regione. Resta da capire se questo potrà portare ad altre attività in Medio Oriente. Questa prima esperienza fornirà molti insegnamenti, che determineranno eventuali discussioni future”, sarebbero state le parole pronunciate da un membro interno del comitato ECA. Parole discutibili e contradditorie rispetto la mancata unanimità nelle votazioni. Real Madrid e Olympiacos contro le altre 11: tra queste, sono comprese l’israeliana Maccabi Tel Aviv e la russa CSKA Mosca, esclusa dalle competizioni (per motivi bellici) ma comunque rimasta tra le 13 società con una licenza A (con l’opportunità, dunque, di rimanere in costante contatto con i vertici dell’organizzazione).
Le cifre di un accordo storico
Dicevamo di un dietrofront da parte dell’assemblea. Il motivo? Anche Abu Dhabi ha modificato la propria offerta, pur di cercare un accordo che poi effettivamente è stato raggiunto. Rispetto ai 75 milioni iniziali, presentati dal partner commerciale IMG (media company che cura l’immagine della Eurolega in tutto il mondo), è stato messo sul tavolo sempre un contratto triennale ma non vincolante per le due stagioni successive che – secondo Eurohoops – corrisponde a una cifra pari a 50 milioni di euro (trattasi di un accordo annuale con la possibilità di rinnovare per altri due anni, rispetto al triennale garantito e senza recessione da 25 milioni l’uno). Sarà inoltre garantita la possibilità di uscire dall’accordo dopo una sola stagione in caso di necessità. In virtù di questo accordo, è previsto il rinnovo automatico del contratto di partnership (in scadenza nel 2026) tra IMG e ECA fino al 2036. Grazie a questa somma di denaro prevista è stato raggiunto l’obiettivo prefissato di 100 milioni di euro di ricavi in più rispetto alle previsioni iniziali firmate all’epoca tra ECA e IMG. Questo traguardo fa così scattare una clausola che estende automaticamente la joint venture, tracciando così una strada ben delineata per il futuro della competizione.
Il vero obiettivo di Abu Dhabi
La candidatura (vincente) del Medio Oriente ha un chiaro obiettivo, perseguito ormai da diverse stagioni. Le squadre arabe, infatti, vorrebbero entrare a far parte dell’Eurolega: non tanto per il prestigio in sé, quanto per la possibilità di diventare il punto di riferimento in termini economici e commerciali. Con l’ambizione di avere il monopolio sull’intera organizzazione. Questo accordo preso per le Final Four, ha dunque il sapore di “favore” per qualcosa di più grande. Con i budget attuali, nessuna squadra di Eurolega si sente al sicuro per i prossimi dieci anni: ecco perché, l’ingresso degli Emirati sarebbe un’occasione da non lasciarsi scappare.
L’ennesimo esempio di sportwashing
Una nuova frontiera per farsi belli e innocenti agli occhi del resto del mondo. Prima i Mondiali di calcio in Qatar, poi il Six King Slam del tennis in Arabia Saudita. Ora, le Final Four di Eurolega negli Emirati Arabi Uniti. Tutti chiari esempi di sportwashing: dare un’immagine scintillante e immacolata del Paese, nascondendo a suon di petroldollari le violazioni dei diritti umani. E così, il 25esimo anniversario della massima competizione cestistica europea verrà celebrato lontano dall’Europa. Voltando le spalle alla sua storia e rinnegandola. Per 50 milioni di motivi (e di euro).